Il centrocampista del Cagliari si racconta a La Nuova Sardegna.
Un grande 2018 e un 2019 che dovrĂ essere della consacrazione. Si puĂ² sintetizzare così il Capodanno di NicolĂ² Barella, che a La Nuova Sardegna si racconta durante la sosta della Serie A.
“Como in Serie B mi ha fatto capire cosa significa essere professionista – racconta Barella – La Nazionale italiana è un onore, è un privilegio allenarsi con tanti campioni affermati dai quali posso solo imparare. Mancini parla raramente coi singoli, bensì dialoga con il gruppo, mi ha sempre detto di giocare la palla e sfruttare i movimenti delle punte per inserirmi, così da esaltare le mie qualitĂ . Non posso che seguire uno che è stato campione dentro e fuori dal campo”.
Poco piĂ¹ di sei mesi fa il Cagliari si salvava in modo molto sofferto. “La giornata piĂ¹ bella del 2018 – assicura Barella – Siamo riusciti nell’impresa anche se ci davano per spacciati. I tifosi sono stati fondamentali”.
Barella spazia anche sul tema Olbia (“Seguo con simpatia un progetto con molti amici e che puĂ² essere trampolino di lancio”, dice) e il resto del calcio sardo. “Non è facile avere altre realtĂ professionistiche oltre al Cagliari, servono idee e risorse economiche. La Sardegna ha grandi potenzialitĂ che non vengono sfruttate. Seguo molto il calcio regionale perchĂ© vi giocano tanti amici”.
La famiglia (“Mi ha cambiato totalmente la vita, sento le responsabilitĂ , ogni giorno per me e mia moglie c’è una sorpresa”), il ruolo di papĂ (“Sono un coccolone, mia figlia Rebecca è il mio punto debole”) e la maglia rossoblĂ¹: “Un sogno realizzato, inseguito da quando ero nel settore giovanile. I miei idoli erano Conti e i sardi che giocavano in prima squadra, da ognuno ho imparato qualcosa. Quando indosso quella maglia penso solo a dare il massimo per i colori che amo sin da bambino”.
Inevitabile parlare di calciomercato. “Le voci sono uno stimolo, non do mai troppo peso a complimenti o critiche. Se ci sono societĂ interessate vuol dire che sto facendo bene il mio lavoro. In qualche occasione vado sopra le righe, è vero – ammette – Ma lo faccio perchĂ© mi piace vincere e sentire il boato dei tifosi, prometto che nel 2019 mi impegnerĂ² per limare questi aspetti caratteriali”.
Barella conclude ringraziando i vari allenatori succedutisi nel suo cammino – da Lopez a Festa passando per Zola e Maran, che “piĂ¹ di tutti mi sta aiutando nella maturazione tattica, si fa capire benissimo e dice le cose in faccia”. Poi spazio a Giulini: “Si aspetta tanto, lui decise di mandarmi a Como e fece bene, ci tratta tutti allo stesso modo, fa i complimenti se li meritiamo e se non è contento lo fa capire senza parlare”.
E lui potrĂ diventare una bandiera? “In questo momento non ho la piĂ¹ pallida idea di cosa accadrĂ , gli obiettivi per il 2019 sono la salvezza senza patemi e continuare a giocare in Nazionale. Conti e Totti sono state bandiere, nel calcio i sentimenti hanno un valore, io non guardo ai soldi che comunque servono, se cambierĂ² squadra non sarĂ per il denaro. Un calciatore vuole vincere trofei e giocare le manifestazioni importanti”.














