Nato senza i piedi buoni, lavorare sui polmoni, anche se la tua vita non è quella del mediano cantato da Luciano Ligabue e i Mondiali li puoi vedere soltanto alla televisione. Alessandro Deiola alza bandiera bianca, l’infortunio alla caviglia sinistra lo ha costretto all’operazione a Roma per ricostruire il legamento esterno, tre mesi di stop all’orizzonte per chi non aveva ancora saltato nessuna delle diciassette partite di Serie B in questa stagione.
Sesto uomo
Dopo averlo avuto a Lecce, Fabio Liverani lo ha ritrovato in Sardegna. Come ogni anno, a prescindere dall’allenatore di turno, Deiola parte dalle retrovie nelle gerarchie per poi riuscire a ritagliarsi uno spazio importante. Il sesto uomo cestistico che, alla fine, raccoglie più minuti di tutti i giocatori del quintetto titolare. Undici gare dal primo minuto, sei da subentrato, un gol contro il Brescia decisivo per il due a uno finale che, fino all’ultima vittoria contro il Perugia, è stato per due mesi l’unico sorriso da tre punti per il Cagliari. Se l’anno passato, nonostante la retrocessione, il centrocampista di San Gavino Monreale era stato tra i più positivi – soprattutto in termini di gol – in questa stagione il suo apporto è mancato spesso e volentieri. Vuoi per l’utilizzo da vertice basso del centrocampo a tre, non regista ma spesso sollecitato in impostazione, vuoi per una maglia che pesa per chi sente di poter essere profeta in patria senza però riuscirci appieno. L’impegno mai mancato, la qualità al contrario che fa difetto in un gioco come quello di Liverani fatto di possesso e fraseggio. Ma, nonostante tutto, il tecnico rossoblù non ha mai fatto a meno del sangavinese, dall’inizio o in corsa, certificandone l’utilità per gli equilibri della squadra e, soprattutto, l’importanza negli inserimenti in territorio nemico. Molte le occasioni che hanno visto Deiola andare vicino al gol, altrettante quelle mancate. Ora il classe ’95 dovrà restare ai box e per il tecnico romano sarà un ulteriore grattacapo in vista delle prossime partite.
Ricadute
Al netto delle evidenti difficoltà mostrate in campo, il centrocampista di San Gavino resta un elemento importante per il Cagliari. Non solo numericamente – la sua assenza toglie un’alternativa in mezzo al campo – ma anche per questioni tecnico-tattiche. Perché se i piedi hanno fatto spesso storcere il naso e in fase di costruzione manca la presa di responsabilità, Deiola è comunque fondamentale sia dal punto di vista fisico – unico del centrocampo con qualità sul gioco aereo – che da quello dell’equilibrio. Il suo infortunio, oltre a lasciare un buco in mediana, apre anche nuovi dubbi sulla gestione dei problemi fisici in casa rossoblù. Gli esempi non mancano, da Rog a Nández passando per Mancosu, e il sangavinese è solo l’ultimo della lista. “Abbiamo schierato Deiola dal primo che non è al meglio e oggi ha avuto una ricaduta“, queste le parole di Liverani nell’immediato post partita della sfida contro il Perugia. Una spiegazione che diventa un alibi per le prestazioni del giocatore, da tempo lontano dall’essere al 100% per via del problema alla caviglia che lo aveva messo in dubbio fin dalla trasferta di Frosinone, ma anche una criticità guardando alla scelta del suo allenatore di rischiarlo contro gli umbri. Scelta che non ha pagato né in campo né soprattutto guardando al futuro, con l’operazione necessaria e il responso che terrà fuori Deiola per tre mesi. Il gioco, insomma, non è valso la candela, a maggior ragione pensando alla presenza di Kourfalidis in panchina e alla possibilità di non forzare la mano con l’utilizzo del sangavinese a mezzo servizio. Ora Liverani sarà costretto a rinunciarci, sperando che questo ennesimo infortunio in casa rossoblù possa portare a maggiori riflessioni in futuro e a evitare forzature controproducenti nel lungo termine.
Matteo Zizola