Il centrocampista del Cagliari, Nicolas Viola, ĆØ intervenuto durante il format “Palla al Centro” sul canale YouTube di Cittadellarte. Tra i temi trattati dal numero 10 rossoblù non solo la promozione in Serie A ma anche la sua passione per l’arte, anche in rapporto al mondo del calcio. Di seguito alcuni estratti delle sue dichiarazioni.
Il Cagliari
“Cosa mi hanno lasciato finora Cagliari e la Sardegna? Ć stato un susseguirsi di emozioni. Sono arrivato in un momento in cui c’era un’aria un po’ pesante dal punto di vista calcistico per poi scoprire che in realtĆ che quella pesantezza era voglia di riscatto e questo l’ho sentito dentro e fuori dal campo. Io provengo da una regione molto simile alla Sardegna che ĆØ la Calabria, dove si sente il profumo di questo riscatto. In poche parole, ĆØ come se la conoscessi giĆ da una vita (riferimento alla Sardegna n.d.r.). Vivere quello che abbiamo vissuto e la vittoria del campionato (il successo in finale playoff contro il Bari) penso sia una delle esperienze più belle della mia carriera”.
I calci piazzati
“Se i calci piazzati possono essere considerati una mia forma d’arte? Direi di sƬ. Io però mi soffermerei sui calci di rigore. Quando uno va a calciarlo, non c’ĆØ soltanto la gloria personale, ĆØ la squadra che ti sta dando la possibilitĆ di battere questo calcio di rigore e quindi hai a che fare con tantissime emozioni che vanno però messe da parte perchĆ© dipende da te non solo l’esito della partita ma anche magari l’esito di un campionato, di un Mondiale o di qualsiasi altra cosa. La responsabilitĆ che tu hai in quel momento ĆØ quella di non provare emozioni perchĆ© non sono le tue emozioni quelle che stai provando ma quelle della squadra, dei tifosi che ti stanno guardando e quindi calciare i rigori può essere considerata una forma d’arte”.
Segnare un gol
“Cosa significa per me segnare un gol? Michelangelo (Pistoletto n.d.r.) quando concludeva un’opera si liberava di qualcosa che in quel momento poteva appesantirlo. Io vedo il risultato di un’idea come un allegerimento personale. La stessa secondo me ĆØ il gol, che ti allegerisce ed ĆØ quello che ti permette, come dicevo prima, di vincere una partita oppure di far passare la tua squadra in vantaggio o qualsiasi altra cosa. La vedo come un atto non finito ma come qualcosa di ancora più bello”.
Ranieri
“Se considero Ranieri un maestro come lo ĆØ Pistoletto nell’arte? Assolutamente sƬ. Sono due uomini meravigliosi. Io vedo negli occhi del mister come quelli del Michelangelo. Gli occhi ti parlano e sono lo specchio dell’anima. Guardando una persona capisci giĆ con chi hai a che fare, poi piano piano scopri tutto il resto. Mi ĆØ bastato pochissimo per conoscere il mister, una persona che ha vinto tanto e che ha avuto una carriera meravigliosa. Nonostante tutto, vedo una persona che ha ancora tantissimo da dare e quindi ti fa venire la giusta responsabilitĆ ”.
Cagliari come opera d’arte
“Che opera d’arte dedicherei alle ultime tre squadre in cui sono stato ovvero Benevento, Bologna e Cagliari? Per il Benevento ci metto i girasoli di Van Gogh, per i colori giallo e rosso che sono meravigliosi e chi meglio di Van Gogh, che per me ĆØ un artista speciale, poteva rappresentarli? Per il Bologna metto Monet e tutti i fiori che ha messo nei suoi quadri come segno di rinascita. A Bologna paradossalmente non ho giocato moltissimo però ĆØ stata un’esperienza tra le più importanti della mia carriera. Cagliari? Aggiungo un’altra opera di Van Gogh e metto “La Notte Stellata” perchĆ© il cielo che c’ĆØ a Cagliari ĆØ veramente meraviglioso”.
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La Redazione














