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Cagliari, Semplici: “Il presidente è ambizioso, spero si arrivi alla costruzione di un buon progetto”

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Leonardo Semplici è stato il protagonista della strepitosa salvezza del Cagliari. Il tecnico ha parlato in collegamento con la trasmissione Videolina Sport.

Semplici dà un giudizio dei suoi tre mesi in rossoblù: «Credo di aver portato le mie idee, quelle mie e del mio staff, a disposizione dei ragazzi. Devo dire di aver avuto da subito grande disponibilità dei giocatori: sono stati bravissimi a recepire le poche indicazioni che avevo dato all’inizio. Abbiamo passato dei momenti difficili, dove giocavamo bene ma riuscivamo a fare risultato. Dopo la partita col Verona c’è stato un confronto abbastanza duro e chiarificatore, dove era chiaro che bisognava fare qualcosa in più da me a tutti. E da lì c’è stato il rush finale».

Semplici parla di Cagliari-Parma, la partita della svolta: «Sotto l’aspetto dei punti sicuramente. Però, ripeto, è stato determinante il confronto che abbiamo avuto il martedì dopo il Verona. Abbiamo messo in chiaro tanti aspetti che prima non avevamo messo fuori. Già nella partita contro l’Inter, pur perdendo, avevamo dimostrato di essere squadra per tutti i novantacinque minuti. Contro il Parma tanti episodi ci potevano ammazzare, nonostante questo non ci siamo mai arresi. Né sullo 0-1, né dopo il rigore levato col VAR né dopo l’1-3. Una squadra non abituata a soffrire, e a percorrere questo tipo di strada, sicuramente poteva far deragliare il treno, invece i ragazzi ci hanno creduto fino alla fine. Abbiamo fatto un finale eccezionale, anche per la compattezza di questi due mesi e mezzo dal mio arrivo. Tutti si sono fatti trovare pronti, anche i cambi a gara in corso: da lì è partita quella rincorsa e quella scintilla che ci voleva per arrivare a una salvezza al mio arrivo impensabile».

Semplici dà un giudizio su come ha trovato lo spogliatoio al suo arrivo: «Ho trovato un ambiente sicuramente depresso. la maggior parte della gente dava il Cagliari già retrocesso, perché aveva fatto un punto nelle ultime dieci partite. Sicuramente dava fastidio leggere la formazione di questo Cagliari e vedere quella classifica. Mi sono dovuto adattare alle loro caratteristiche, anche dovuto “violentare” per quella che era la mia idea di calcio, per fare risultato. Ho cercato di intervenire in primis a livello mentale, poi anche a livello fisico: abbiamo fatto un finale di stagione veramente importante a livello fisico. Ma sicuramente la squadra aveva grandi difficoltà anche a fare un singolo passaggio: abbiamo dovuto lavorare, col mio staff, a livello mentale per dare sicurezze e tre-quattro indicazioni, senza stravolgere troppo le cose. Dovevamo trovare una fase difensiva per permettere di soffrire meno di prima, e poi con le qualità di ognuno di loro trovare quei risultati per poter stare sempre attaccati al treno e fare un finale di stagione come quello che abbiamo fatto».

Sulla difesa Semplici si sofferma su cosa ha fatto: «Mi sono reso conto, vedendo le partite, che non potevamo aggredire nella metà campo avversaria. Ci siamo abbassati, li abbiamo aspettati sulla trequarti e quando avevamo il possesso palla utilizzavamo le nostre qualità. Ho trasmesso le idee di poter concludere un gioco redditizio, perché purtroppo non c’era da pensare a troppe altre cose. Di questo ce ne siamo resi conto da subito: i primi minuti della prima partita sono stati veramente difficili. Da subito abbiamo dovuto capire di cercare di interpretare ogni gara, e abbiamo seguito questo filone. Dopo la prima settimana, che avevamo fatto risultati positivi, abbiamo provato a fare qualcosa di diverso ma ci siamo resi conto che la squadra non riusciva a inserire certe idee. Abbiamo fatto uno-due passi indietro, per riavere compattezza: era una situazione molto difficile».

Nel gruppo che ha conquistato la salvezza Semplici non trova una sorpresa particolare: «I ragazzi li conoscevo tutti, magari non personalmente. Fare nomi non è giusto: hanno tirato fuori le qualità che tutti conoscevano ma non erano riusciti a mostrare nel campionato. Sono contento, perché abbiamo dimostrato che questa squadra ha valori, e sono strafelice di questa salvezza. Era importante per me conquistare questa salvezza nel migliore dei modi: ringrazio il presidente Giulini e il direttore Capozucca per avermi dato questa possibilità».

Inevitabile una domanda sul futuro di Semplici: «Restare? Penso di sì. Credo che il cammino che abbiamo fatto sia sotto gli occhi di tutti. Attraverso i risultati credo che ci siamo meritati questa chance, quindi mi auguro e penso che possiamo andare avanti. Richieste particolari? Da parte mia e della società c’è l’ambizione di migliorarsi, sicuramente. Poi, quando ci metteremo a sedere, è normale che la società dirà quale sarà l’obiettivo finale della prossima stagione. Io sono sempre stato abituato a lavorare col materiale che la società mi ha dato a disposizione, ma qui sono in un ambiente superiore rispetto agli altri. Il presidente è ambizioso, mi auguro si arrivi alla costruzione di qualcosa di buono».

Uno dei problemi della gestione di Eusebio Di Francesco è stato il regista. Semplici parla della possibilità di avere un metronomo: «Bisogna capire i giocatori che rimarranno e che partiranno, per intervenire nei ruoli opportuni. In una certa maniera ci vuole un giocatore del genere, però bisogna capire un po’ quella che sarà la formazione dell’anno prossimo, cercare di intervenire in quelli che, secondo noi e la società, sono i giocatori che servono».

Vista la rosa, Semplici prova a ipotizzare cosa sarebbe successo con lui in panchina dall’inizio: «Difficile dirlo. Spero di avere la possibilità di lavorare dall’inizio e portare il Cagliari dove la società e i tifosi si meritano. Ma sarebbe anche ingiusto nei confronti di chi c’era prima parlarne: vediamo il rendimento della squadra da quando è arrivato Semplici, ci sono tante cose buone ma anche altre da migliorare».

Per Semplici è la prima esperienza a Cagliari, lui che da giocatore era passato al Sorso. Il tecnico parla della città: «Apprezzare la cucina sì, la città purtroppo no. Per le restrizioni mi sono trovato a pensare a portare alla squadra in calcio, dedicandomi ventiquattro ore al giorno al lavoro. Abbiamo avuto anche dei momenti in cui c’erano dei positivi, passavamo tanto tempo al centro sportivo. Anche l’albergo era vicino ad Asseminello, purtroppo non abbiamo avuto tempo a parte poche situazioni di visitare Cagliari. I tifosi? Ho ricevuto tantissimi messaggi, sia al mio arrivo sia durante il nostro percorso sia nei risultati utili e nelle sconfitte. So l’importanza del pubblico di Cagliari, mi auguro l’anno prossimo di dare le soddisfazioni che la gente si merita e di farmi conoscere come persona, per raggiungere obiettivi positivi».

Semplici torna sul periodo peggiore: «Aver pensato chi me lo faceva fare di venire al Cagliari? No, assolutamente. Avevo capito le qualità dei ragazzi, stava solo a me trovare la chiave giusta. Si erano create delle situazioni dove speravano e pensavano di poter risolvere sempre la situazione: così non era. Quella chiacchierata dopo Verona è stata determinante, li ha smossi tirando fuori le virtù».

In vista della prossima stagione Semplici non si espone su qualcosa di più della salvezza tranquilla: «Non so le problematiche che ci sono stati prima, magari il connubio tra squadra e allenatore non ha portato ai risultati che ci si aspettava. La squadra ha dimostrato di avere valori tecnici, fisici e morali: questa è stata la carta vincente».

In chiusura, Semplici risponde a una domanda sulla sua carriera: «La gavetta? Questo credo sia il mio sedicesimo anno in panchina. Ho allenato in tutte le categorie, dall’Eccellenza alla Serie A, in tutte ho vinto e arrivando primo, non vincendo i play-off. Quello che ho conquistato oggi l’ho fatto sul campo, niente e nessuno mi ha regalato niente. Questo aspetto ha dato forza alle mie idee, sia mie sia dello staff che in questi anni sono riuscito a introdurre. Chiaro che, quando non sei un ex giocatore di livello, all’inizio ci può essere scetticismo. Ma quando i giocatori si trovano davanti una persona che ha conoscenze, rispetto e trasmette qualcosa in campo è chiaro che poi il nome viene in secondo piano. Uno può aver fatto una carriera da calciatore eccezionale, ma se non riesci a trasmettere le tue idee ed essere credibile questo viene meno. Io vedo un mio aspetto importante: avere un’idea e delle conoscenze, mettersi sempre in discussione e non arrendersi mai. Questo credo sia un fatto caratteriale».

 
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