Nove punti in otto partite. Una proiezione in questo momento di 42,94 punti totali a fine campionato. Nessuna sconfitta contro le squadre che in classifica inseguono (6 punti contro Lecce e Parma, 2 punti contro Verona e Fiorentina). Qualche buona prestazione, qualche uscita decisamente meno brillante (quasi tutte con risultato però portato a casa) e qualche prova lasciata un po’ a metà per inesperienza e un po’ anche per un tasso tecnico globale della rosa ancora acerbo. Questo quello che ha raccontato l’inizio dell’avventura di Fabio Pisacane sulla panchina del Cagliari in Serie A. Eppure nonostante un rendimento anche al di sopra delle attese per la corsa salvezza, parlando di punti raccolti, il tecnico campano ancora non sembra essere riuscito a conquistare in modo netto la stragrande maggioranza dei cuori dei tifosi rossoblù.
Sentimento
Pisacane paga un po’ il pessimismo cosmico insito all’interno di noi sardi, che prima di lui hanno pagato in tanti (e non solo a Cagliari) a livello sportivo e non, ma anche quello spirito ribelle che porta a voler sempre di più di quello che mostra l’attualità (e questo incanalato è un grande pregio e non un difetto), spesso anche a discapito di una narrazione alterata della realtà. Una delle critiche principali mosse al tecnico campano sono sulla qualità di alcune prestazioni, la vittoria sul Parma, il pari di Udine o il pari in rimonta, sempre in trasferta, a Verona nell’ultima giornata (su tutte). Gare dove il Cagliari ha concesso tanto, è stato fortunato ma anche salvato da errori degli avversari e da un portiere fenomenale e ormai da “Nazionale” come Elia Caprile. Ma anche prove dove la squadra di Pisacane passando da momenti di evidente difficoltà è riuscita a ottenere dei punti, mostrando anche carattere e reazione. Aspetto non così scontato guardando alla storia recente del Cagliari. Ok, togliamo la parentesi Claudio Ranieri, per manifesta superiorità del tecnico romano anche solo per poter scendere a paragone con gli altri allenatori passati per Asseminello nelle ultime stagioni (anche se di partite brutte pure con sor Claudio se ne sono viste). Per il resto il Cagliari di Nicola, Semplici, Mazzarri, Di Francesco, Agostini, Liverani e compagnia giocava decisamente meglio di quello visto in questi primi 8 turni di Serie A? Difficile. Aspettarsi sempre di più dalla propria squadra non è solo lecito, ma è anche naturale e quasi doveroso per una piazza. Ma questa voglia non deve portare a nascondere il passato, a mistificare anni di prestazioni al ribasso e momenti di gioia isolati, andando a intaccare un percorso recente che comunque qualcosa sta mostrando, se non altro a livello di punti raccolti e non buttati.
Impressione
L’impressione di chi vi scrive è che in questo momento, in questa fase di passaggio del racconto storico rossoblù (il cui futuro è indecifrabile ma pare orientato verso una diversificazione del board societario, che potrebbe essere influenzata dal nuovo stadio e da nuovi possibili investitori) Pisacane paghi l’essere l’uomo di Tommaso Giulini, almeno nella narrazione comune. Che il tecnico campano alla guida della prima squadra dopo il successo in Coppa Italia con la Primavera sia un’evidente e netta scelta del patron è chiarissimo. Lo ha detto lo stesso presidente in prima persona. E per mettere lì Pisacane Giulini ha deciso di salutare l’ex diesse Nereo Bonato senza battere troppo ciglio. L’ex difensore ora allenatore sa un po’ di ponte generazionale tra un Cagliari fatto di figurine e un Cagliari che prova a darsi un suo progetto, giusto o sbagliato lo dirà il campo e non si vuole entrare ora nel merito o nella bontà della decisione. Lo scopo è solo fare un quadro del presente.
Opinioni
Sia chiaro, criticare non è solo lecito ma anche giusto, come già detto. Il bello del calcio è che ognuno può raccontare quello che ha visto e il pubblico porta avanti lo spettacolo (sempre meno brillante da anni in Serie A). A volte però è giusto che chi racconta lo sport sardo quotidianamente provi a mettere alcuni puntini sulle i, non per far cambiare opinione alla gente ma per provare a dare una visione che non dipenda solo dal singolo momento, dal mal di pancia dovuto a un risultato o dall’affetto provato per questo o quell’altro attore in gioco, che sia un calciatore o un dirigente. Siamo poi così sicuri che la rosa a disposizione del Cagliari sia nettamente più forte di tante squadre in questa Serie A? Caprile è un fenomeno, lo si è detto, non lo ha nessuno dalla zona Europa in giù. Palestra in prospettiva è un possibile campioncino, e non a caso non è del Cagliari ma è solo in prestito secco in Sardegna. Per il resto ci sono alcuni onesti calciatori da zona destra della classifica (Zappa, Deiola, Adopo, Luperto, per dirne qualcuno) o qualche calciatore di prospettiva o prospetti che non hanno ancora fatto il salto (Obert, Prati, Esposito, Folorunsho, Kilicsoy, Gaetano, solo per citarne alcuni). Mina è un ottimo giocatore, ma gli infortuni e qualche amnesia di troppo lo rendo adatto al momento agli obiettivi per i quali gioca in Italia. In attacco, perso Belotti, sta giocando spesso titolare Borrelli, un giocatore di sacrificio e molto utile alla causa che resta però alla prima vera esperienza in massima serie. Quasi tutte le altre squadre del campionato hanno punte o più esperte o con maggiore curriculum e gol in A.
Pazienza
Questo momento del Cagliari è una tappa di un percorso. O meglio, di un tentativo di percorso. E così va letto. Non ci sono simpatie, antipatie o grandi visioni future basate su un passato o lontano o, se vicino, impossibile da romanzare. Per capire come il gran premio della montagna sia ancora lontano e la fatica richieda solo testa bassa e pedalare basta guardare un dato: nel match contro l’Hellas Verona, il Cagliari ha schierato la sua formazione titolare più giovane del campionato in corso (23 anni e 329 giorni). Solo il Parma, contro il Torino lo scorso 29 settembre, ha schierato un undici iniziale più giovane in questa Serie A (23 anni e 323 giorni). Per tanti anni si è chiesto al Cagliari di assumere questa politica e per tanti anni i giovani sono stati, quasi nella totalità, bruciati in rossoblù per essere poi mandati in prestito o ceduti o finiti svincolati. Anche in annate in cui la Primavera sembrava molto più promettente di quella che Pisacane ha guidato alla vittoria della Coppa Italia di categoria. Toppo facile e ingiusto poi additare un ottimo Liteta tra i colpevoli del primo tempo a due facce a Verona. Il processo sarà lento e tortuoso, consapevoli che ci saranno anche periodi in cui alle critiche di alcuni si aggiungeranno anche le gare senza punti. E sarà soprattutto da questi momenti che capiremo se il Cagliari ha davvero cambiato faccia, prima fuori e poi dentro il campo, e se saprà tirare dritto alla ricerca di un’identità e volontà che nel tempo torneranno a far applaudire anche chi ora è più scettico. Facile a scriversi, meno a farsi.
Roberto Pinna














