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Pisacane: “Mi sono fatto da parte, magari tornerĂ² a Cagliari in altre vesti”

Fabio Pisacane firma la maglia da mettere all asta
Fabio Pisacane firma la maglia da mettere all asta
sardares
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Fabio Pisacane si racconta. Il centrale napoletano da nove giorni ha risolto il suo contratto con il Lecce, dopo un anno molto travagliato anche a seguito di un grave infortunio. L’ex difensore rossoblĂ¹ è intervenuto durante Il Cagliari in diretta, su Radiolina.

Cagliari

«All’epoca dissi che mi sentivo a casa, adesso sono a casa», afferma Pisacane che è tornato a vivere a Cagliari. «PerĂ² bisogna scindere le cose: il rispetto verso la gente è quello di dire che sono a casa vostra. Ăˆ giusto che dicano loro “sei a casa tua”, è piĂ¹ bello. Penso che con quel post che ho fatto quando stavo andando via la gente mi ha fatto sentire, tramite i miei figli e mia moglie, tutto il loro affetto. Ho lasciato i miei figli tra le braccia di Cagliari, chiedendo di prendersene cura come poi hanno fatto con me negli ultimi anni: questa è stata la mia vittoria. Come sto? diciamo che mi mancava un’ennesima ferita da guerra, perĂ² abbiamo dimostrato di non abbatterci. Sto bene, ho sofferto negli anni per un ginocchio che mi continuava a dare noia, finchĂ© non si è fermata la lancetta. PerĂ² adesso diciamo che è iniziata la discesa: mi alleno due ore al giorno, sotto la guida di una persona molto preparata, e come ho detto sempre negli anni l’importante è non avere rimorsi e rimpianti. Arriveremo a giugno e faremo le giuste valutazioni».

Anno sfortunato

«A Lecce, come giĂ  detto attraverso i social che sono il motore di tutto, preferisco non incolpare e puntare il dito verso gli altri. Preferisco capire cosa non è andato e ripartire, è quello che ho costruito negli anni e cerco di praticarlo con i fatti e non con le parole. Rifare l’addio a Cagliari di un anno fa? Sì, quando sono andato via c’era un’altra storia che non è neanche quella di Semplici (Di Francesco, ndr). Ăˆ una storia che tutti conoscete e non fa parte neanche del lungo periodo. Io penso che era arrivato il momento, perchĂ© come dicevo prima spesso parliamo di coerenza perĂ² poi la dobbiamo praticarla. Nel momento in cui non mi sono sentito accettato, non dalla proprietĂ , e ho visto che non c’era bisogno di Pisacane ho deciso di farmi da parte. Con eleganza, perchĂ© era arrivato il momento di farmi da parte. Sarei voluto restare, perĂ² avrei dovuto fare quello che non ho fatto negli anni e sarei stato incoerente: mettermi a bordocampo e cercare di gufare il Cagliari perchĂ© magari, attraverso le sconfitte, si poteva cacciare l’allenatore. Ma Pisacane non è mai stato quello e mai lo sarĂ , per cui ho deciso di andarmene e lo rifarei cento volte se su quella panchina ci fosse l’allenatore che purtroppo non ha mai creduto in me. Ci sta, non è una colpa che gli faccio: il calcio è bello anche per questo, ognuno deve fare le sue scelte. Anche coi campioni un giorno arriva un allenatore che dice che non fai parte del progetto e devi accettarlo».

Il futuro

«Io mi alleno forte, perchĂ© non voglio avere rimorsi. Forse sono piĂ¹ tirato di quando stavo a Lecce, mi alleno come detto prima due ore al giorno. I miei figli mi hanno chiesto di non smettere: cercherĂ² di accontentarli. Poi vedremo: se ci sarĂ  un progetto serio con delle persone serie che avranno voglia di puntare su Pisacane, guarigione permettendo, lo farĂ² volentieri. Altrimenti il futuro non ci spaventa. Che Cagliari sto vedendo? Ăˆ un Cagliari che sicuramente ora va forte, basti pensare che ha fatto undici punti nelle sei partite da quando è ripreso il campionato dopo la sosta. Corre fino al 95′, questa è una bellissima notizia e per questo va dato merito all’allenatore e al suo staff. Quando è arrivato, io il Cagliari come tutti sapete lo seguo, la squadra faceva sessanta minuti: oggi ne fa novanta, quello è un grandissimo passo e i risultati si vedono. Lunedì non sarĂ² allo stadio: vengono i miei suoceri a Cagliari, avevo i biglietti e li ho dovuti far stornare. La guarderĂ² dal divano, perĂ² sono stato allo stadio tante volte e ho fatto il tifoso. Sicuramente lo stress è minore, perchĂ© sei lì a giudicare e non sei lì dentro. Dico che non mi è dispiaciuto farlo. Un pronostico per Cagliari-Napoli? Io penso che sarĂ  una bellissima partita, perchĂ© sono due squadre che sono in forma. Il Cagliari ha fatto undici punti e il Napoli quattordici, sono in ottima salute entrambe. Penso che il Cagliari possa insidiare il Napoli».

Un tifoso in piĂ¹

«Diciamo che sono andato via a metĂ  anno, per cui è come se non mi fossi mai staccato con il cuore. Con la testa purtroppo l’ho dovuto fare, perĂ² con il cuore sono legato e sarĂ² legato. Diciamo che anche il fatto di sentire tanti ex compagni, di vivere con loro anche il periodo che sembrava dovesse succedere il finimondo e poi per fortuna ha avuto un lieto fine, mi ha portato a essere aggrappato anche a livello emotivo a quelle sensazioni che avete potuto avere modo di vedere. La partita spartiacque è stata quella col Parma, da 1-3 a 4-3: il vento ha cominciato a girare in favore del Cagliari. L’organico era fatto di giocatori di spessore tecnico, era un dramma vederli laggiĂ¹. Avere in squadra NĂ¡ndez, Nainggolan e lo stesso Pereiro, che in quella partita fu decisivo, mi faceva ben sperare: quella partita ha segnato la stagione, per il Cagliari in positivo e per il Parma in negativo».

La difesa attuale

«Mi piace tantissimo, soprattutto nel presente e anche nel futuro, chissĂ . Comunque la societĂ  ha fatto delle scelte mirate, ha preso dei giocatori innanzitutto dal profilo umano importante. Poi sono giocatori che, per queste prime partite che hanno fatto a Cagliari e non era facile vista la situazione di classifica, hanno fatto delle grandi prestazioni. Mi riferisco a Goldaniga e Lovato, che hanno dimostrato di essere dei valori aggiunti, ma soprattutto a una grande sorpresa come Obert. Si dice che in Italia ci sono pochi giovani e pochi italiani, ma penso che i giovani debbano giocare altrimenti non si scoprono. Devono avere la libertĂ  di sbagliare: penso sempre a Carboni, anche l’anno scorso nel periodo del dramma sembrava un veterano che aveva fatto duecento partite in Serie A. Prendo per esempio il rigore di Udine guadagnato da lui, qualche cross con qualche assist importante, una personalitĂ  e una facilitĂ  importante in momenti dove la palla poteva pesare duecento chili. Va dato merito alla societĂ  che ha sposato questa linea: Carboni, fosse stata un’altra realtĂ , prende in quattro partite due rossi e non diremmo che è stato protagonista della salvezza del Cagliari. Bisogna farli giocare e dargli la possibilitĂ  di sbagliare. Io ci parlavo spesso con i giovani, così come parlavo quasi con tutti. Carboni era uno di quei giocatori che vedevi avesse qualcosa, infatti lo ha dimostrato. PerĂ² la cosa che mi ha colpito sempre di Andrea è la tranquillitĂ  e la serenitĂ  di affrontare certe situazioni: è proprio quello che mi ha stupito. Avendo preso due rossi, avendo avuto delle persone che hanno puntato su di lui, mi ha veramente colpito da questo punto di vista. Ăˆ come se nulla fosse successo».

Ritorno a Cagliari?

Pisacane esclude un ritorno da calciatore a Cagliari: «Non penso che sia una cosa che si possa avverare, anche perchĂ© ho la mia etĂ  e sono andato via da un anno. Un giorno mi farebbe piacere tornare in altre vesti: le vie del Signore sono infinite, non si sa mai. Studiare? Mi è toccato… Scherzi a parte ho ripreso a studiare, ho dei progetti e ho ripreso gli studi. Il calcio, dopo che smetti dentro il rettangolo verde, diciamo che non dipende piĂ¹ da te. Dipende anche da tante cose, da tanti fattori: nella vita io sono del parere che bisogna avere un piano B. PuĂ² essere riduttivo ma non lo è, sto studiando Scienze della Comunicazione e mi piace, poi io ho la chiacchiera. Allenare le giovanili? Sicuramente mi affascina anche iniziare da lì, se dovessi continuare un ruolo nel calcio. Io i giocatori o li bastono o gli insegno qualcosa. Non posso fare il procuratore, per cui andando a esclusione sì. Presidente? Non si sa mai nella vita, se viene uno coi soldi e mi fa fare il presidente… Sicuramente non posso mettere io i soldi per fare il presidente: non ce li ho. Ăˆ un percorso triennale per laurearmi, poi sicuramente farĂ² un Master in Imprese di servizi. Non di produzione, perchĂ© lì bisogna anticipare i soldi».

La Redazione

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