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Gaston Pereiro in Cagliari-Pisa | Foto Luigi Canu

Cagliari, Pereiro il simbolo di un progetto al ribasso che non sa crescere

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Due minuti. Sessanta secondi più recupero. Un paio di giri di un orologio placcato in oro che però non sembra stare bene su nessun abito a tinte rossoblù. Questo l’utilizzo fatto da Liverani di Gaston Pereiro nell’ultima sfida persa dal suo Cagliari per 1-0 in casa della Ternana in Serie B. Sconfitta che ha aperto in maniera definitiva la crisi di risultati dalle parti di Asseminello, dando spazio anche a fantasmi, paure e timori in chiave classifica per dei rossoblù lontani mentalmente e matematicamente dalla zona playoff. Che dovrebbe essere l’obiettivo minimo dopo l’ultima dolorosa retrocessione. Con le ultime posizioni che prima della sfida in casa contro il fanalino di coda Perugia mettono ansia a una squadra che appena una stagione fa ha perso la Serie A più per la mancanza di uno spirito operaio, e per la convinzione di essere superiore rispetto ai diretti concorrenti, che per una reale assenza di qualità e opzioni in rosa.

Esempio Gaston

La gestione e l’utilizzo di Pereiro sono simbolicamente perfetti per rappresentare l’attuale condizione del Cagliari, tra campo e pianificazione nelle stanze di Asseminello. L’uruguaiano classe ‘95 ha, da qualche settimana, allungato il suo contratto fino al 2026, in precedenza la scadenza era il 2025, una mossa utile per il club soprattutto per spalmare uno degli ingaggi più onerosi di tutta la rosa. Sicuramente il più caro in relazione a minutaggio e impatto concreto tra i giocatori a disposizione di Fabio Liverani. Con l’ex direttore Stefano Capozucca che, appena qualche mese fa, aveva anche gettato le basi per una sua cessione (con parte dell’ingaggio pagato dai rossoblù) in prestito. Operazione poi saltata che arrivò dopo il tentativo del tecnico romano, non andato a buon fine, di rimettere el Tonga al centro del villaggio cagliaritano a partire dal ritiro di Sa Ruina e dalle prime amichevoli di luglio e agosto.

Numeri

Alla fine però Gaston è rimasto e il suo rendimento fin qui recita così: sette presenze per un totale di 207’ in Serie B (poco più di due partite per minutaggio) condite da un gol (alla prima giornata a Como), più due gare (137 minuti) in Coppa Italia. Pereiro è meno che una riserva di lusso per questa rosa. Soprattutto in quest’ultimo complesso periodo, con Liverani che dal 7 ottobre al 7 dicembre lo ha schierato appena 3 volte. Quattro minuti contro la Reggina all’undicesima giornata, un’ora scarsa contro il Pisa (quando iniziò da titolare) alla tredicesima e i due minuti più recupero già citati nell’ultima sfida (sedicesima) a Terni. E intanto la sua quotazione continua a crollare. Secondo il sito specializzato Transfermarkt al momento il valore del cartellino dell’ex PSV è di circa 3 milioni. Il peggiore in carriera per Pereiro da quando a 19 anni giocava nel Nacional in patria. Il controsenso è che anche con parte dell’ingaggio spalmato per i rossoblù riuscire a cederlo a delle condizioni favorevoli nelle prossime sessioni di mercato sarà quasi impossibile. Alto ingaggio, alte pretese ma bassa resa e una gestione creativa, per usare un eufemismo. Pereiro è il simbolo di un Cagliari che ogni volta che sembra aver raggiunto il fondo di un progetto incapace di crescere trova sempre l’abilità di riprendere a scavare e raggiungere un nuovo inaspettato vertice al ribasso.

Roberto Pinna

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