agenzia-garau-centotrentuno

Cagliari, Pavoletti: “Rinnovo di contratto? Se il club vuole, io ci sono”

Leonardo Pavoletti e Gianluca Lapadula festeggiano dopo la vittoria con il Sassuolo | Foto Luigi Canu
sardares
sardares

Le parole del capitano del Cagliari, Leonardo Pavoletti, ai microfoni dei colleghi di Radiolina a “Il Cagliari in diretta”.

L’impegno nel sociale

“Come sto? Molto bene, sono state settimane intense e impegnative: oltre al campo sto facendo tante attività sul sociale e in questo periodo si intensificano, ma ci sto dando dentro su tutti i fronti. Ho avuto la fortuna di conoscere Luca, che ha creato un’associazione “Più che atleti” per calciatori che si vogliono avvicinare al sociale. Io sono la cavia: ti chiedono cosa ti piacerebbe fare, poi loro ti cuciono un’attività su misura. Io avevo chiesto di lavorare con i bambini, poi loro hanno proposto diverse cose. È divertente, in più dico che è qualcosa che fa bene anche a noi calciatori. Questo mi fa star bene, perché vedo persone felici come dopo un gol: non è il gol fine a se stesso, è la felicità che regala a chi ti sta vicino. Ecco, questo vale anche su questo fronte, a volte anche il calore umano fa la differenza. Non cambierò la vita di nessuno, ma è giusto fare il primo passo e mettersi a disposizione. Spero che questo venga preso a esempio da altri ragazzi, a volte vorrei sporcarmi molto di più le mani ma spesso mi rendo conto che basta anche solo la pubblicità data dalla mia presenza per fare bene, per parlare di più di queste associazioni benefiche. Se poi Ugo (Bressanello, di Fondazione Domus de Luna, ndr) avrà bisogno di altro, io ci sono (ride, ndr)”. 

L’emozione del gol

“La gioia massima è stata Bari, perché ormai quasi non ci si credeva più. È stato un fulmine a ciel sereno, perché tutto mi girava male. Il mio anno più bello è stato il secondo a Cagliari, con i 16 gol in stagione e quello in Nazionale, è nato mio figlio Giorgio. Era da tempo che non stavo così bene. Mi sono fatto tante domande in questi anni: cambiavano gli allenatori e non giocavo ugualmente, vedevo i dati che arrivavano dagli allenamenti ed ero molto critico con me stesso. Eppure pensavo di poter dare di più, certo con un ginocchio con il cemento armato dentro non è facile. Ma svegliarmi ogni giorno a Cagliari mi ha sempre dato il sorriso, mi ha aiutato ad andare avanti e aspettare il momento giusto. All’inizio della carriera fai fatica a sopportare voci e malelingue, ora però è diverso: l’esultanza dello spolverare nasce da là, ma ora è diventato il marchio di fabbrica. Ma ci sta, il calcio è anche questo: prima lo accetti, prima vivi meglio il tutto. So il mio valore e cerco di portarlo sempre al massimo, se non ci riesco vuol dire che qualcuno è stato più bravo di me o non sono stato in grado di essere al massimo. Ma mi ricarico per la prossima volta, non ci penso più tanto come prima. Il gol ripaga ogni sofferenza: ogni notte insonne, la noia, ogni elemento negativo sparisce in un’esplosione totale, che ti farebbe volare. Hai l’armatura in quei 15 secondi, poi si riprende a giocare e passa. Certo, farlo nel recupero è l’esplosione massima, ma anche segnare al 70′, con lo stadio che grida il tuo cognome, tu vedi la gioia negli occhi dei tuoi compagni e del pubblico. Ti senti avvolto come per salire in cielo”. 

L’impatto di Ranieri

“Ranieri? È cambiato tutto. Mi sono accorto che ha portato una serenità, un’amicizia e un rispetto che fa bene ai calciatori. Quando un calciatore vive in un ambiente pulito, poi si allena bene e arrivano i frutti. Sono contento per questo, perché ci fa vivere bene. In più è un grande allenatore e ci fa vincere le partite. Ma ci fa vivere bene, è la cosa più importante. Io come Altafini? Il mister è fantastico, è giusto così. Cosa bisogna dire al mister? (ride, ndr). Io cerco di prepararmi al meglio per me, perché così so di poter dare un contributo al Cagliari. Sennò non sei un buon capitano, un buon compagno di squadra. Le risposte del campo sono benzina per le mie motivazioni, per fare ancora meglio in campo e nello spogliatoio”. 

Sul Verona

“Siamo molto vicini a rompere il digiuno in trasferta, le prestazioni ci danno queste conferme. Ma ci manca ancora qualcosina, quello che siamo riusciti a trovare in casa fuori casa ci manca. Ma siamo convinti che arriverà presto, magari riusciremo a farli con una squadra che si gioca il nostro stesso obiettivo. Siamo pronti alla battaglia, ci stiamo allenando molto bene, ma ho visto un buon Verona. Cosa manca? Una palla da rinviare che invece provi a tenere per fare la giocata, un tiro invece di un assist. Tutte piccole cose che fanno la differenza, dobbiamo alzare la concentrazione. Il mister la sta preparando bene, sappiamo cosa vorranno fare loro e noi dovremo essere bravi a restare concentrati 95 minuti. Questo alla lunga ti dà fiducia e ti fa prendere punti”. 

Il futuro

“Contratto in scadenza tra sei mesi? Mi viene un colpo al cuore pensare di non essere qui tra sei mesi, ma so che fa parte del calcio e di dinamiche che non posso controllare, come il pensiero dei tifosi. A me sta il compito di dimostrare in campo. Poi la società, quando vorrà, io la aspetto e vediamo cosa esce fuori. È giusto che i percorsi si possano dividere e magari, in un futuro prossimo, ricongiungere. Ma a ora non c’è ancora nulla: non ci sono state altre chiacchiere, a parte il rispetto e il volersi bene. A Cagliari sto bene ed è una città molto papabile per rimanerci a vivere (ride, ndr). Quello che mi frena ogni tanto è l’età dei miei genitori, che si fanno grandi: e non viverli tutti i giorni, con i nipoti che crescono, mi dispiacerebbe. Però il pensiero ogni tanto è di costringerli a venire qui, ma loro sono vecchio stampo e non è facile convincerli (ride, ndr). Vediamo che succede, come finirà la mia carriera e cosa ci sarà dopo. Saranno aspetti fondamentali per le decisioni. Ci inizio a pensare da qualche anno, non sono mai stato uno sprovveduto. Alcune cose si controllano, altre no, ma questo è un passaggio importante per chi è stato un calciatore. Ho un po’ di idee chiare ma non so se ne sarò capace, se sarà una cosa che mi piacerà ma lo scoprirò al momento. Ma ora sono solo pensieri che potrebbero appesantirmi, che tornano ogni tanto nei periodi delle panchine. Paura di smettere come disse Totti? Mancheranno tante cose, anche i ritiri: ho costruito questa vita e ho fatto vivere le persone che amo secondo i ritmi del calcio. Non sarà facile smettere, ma se hai idee chiare e persone cui vuoi bene, oltre alla voglia di metterti in gioco, questa paura si trasforma in voglia di diventare qualcosa di meglio. Ho iniziato un percorso per cercare di essere una persona migliore, ci sto provando per essere poi pronto al momento”.

Il rapporto con i figli

“Dal gol a Bari c’è stata un’esplosione di entusiasmo che ha contagiato tanto i bambini, questo mi piace da morire e rivedo bambini di 5 anni che vogliono la maglietta del Cagliari. Questa è linfa vitale per il movimento, perché con le prestazioni delle stagioni passate forse li avevamo fatto innamorare delle solite squadre. Invece no, bisogna ritornare allo stadio e farli tifare per i propri giocatori. L’identità è quello che questa squadra non deve perdere mai, ora vado a prendere i bambini a scuola e vedo che tutti mi parlano e chiedono del Cagliari. Giorgio ha preso una pausa di riflessione dal basket (ride, ndr), ora si gioca solo a calcio in casa. Mi fa piacere che sia una passione nata da lui. E anche Brando, per imitazione, va dietro al fratello più grande. Mi hanno regalato due Lego, una Pavoletti e una con Gigi Riva: e Brando dice ‘Io sono Gigi Riva’. Questo è davvero bellissimo. I tempi dell’infortunio? Me lo ricorda ogni tanto qualche dolorino al ginocchio, ma è come se io quella fase della mia vita non l’avessi vissuta. L’ho rimossa, siamo andati avanti. Per me è come se fossi un altro Leonardo Pavoletti. La canzone con Zeep? Se ci salviamo, bevo qualche birretta e la canto tutta (ride, ndr). Come nasce l’idea della birra a Bari? Avevamo appena vinto, ma l’ambiente non era dei migliori, ma bisogna vivere il calcio in modo meno serio, come farebbe qualsiasi ragazzo di 20-30 anni”.

La Redazione

Condividere su

Commenti

guest
14 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti

CENTOTRENTUNO TV

Continua a leggere...

14
0
...e tu che ne pensi? Lascia un commentox