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Cagliari, Nicola: “Como dinamico e con identità chiara. Mina e Palomino? Sono pronti”

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Il Cagliari, dopo il convincente pareggio a reti bianche alla prima di campionato contro la Roma, cerca il primo successo in questa Serie A nel secondo match consecutivo tra le mura amiche, stavolta contro il Como, già affrontato nel corso del ritiro precampionato. A presentare la sfida contro i Lariani di Cesc Fabregas sarà il tecnico del Cagliari, Davide Nicola, che presenzierà nella classica conferenza stampa di vigilia.

A cura di Francesco Aresu

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13.27 – Termina la conferenza stampa. 

Sui tifosi e sull’entusiasmo: “L’entusiasmo è un dono di Dio, proprio etimologicamente parlando. Credo molto in questa energia e in questa forza, proprio a livello di filosofia di vita. Credo che il popolo sardo e il tifoso del Cagliari siano un po’ di anni che dimostrano attaccamento alla squadra, personalmente se riuscissi a farlo immedesimare in ogni partita sarebbe il dono più grande. Però penso a lavorare con i miei ragazzi, non ho altri mezzi”.

Sull’importanza del recupero palla e sul ciclo settimanale: “In settimana il lavoro è su di noi e verte su condizioni che possono permetterci di lavorare sulle difficoltà, sullo stimolare costantemente una forte aggressività e sulla gioia del recupero palla nel più breve tempo possibile. Poi si studia l’avversario e le sue caratteristiche, creando esercitazioni per sviluppare le giocate in modo adeguato. Si conosce l’avversario per rispettarlo, cercando però di limitarlo in base alle sue caratteristiche. Esprimere noi per limitare loro. Sui recuperi contro la Roma: penso che abbiamo fatto buoni numeri, a livello generale. Ogni partita però va allenata in funzione delle caratteristiche dell’avversario, perché ci obbliga a vedere se quello che hai preparato funziona”.

Cosa avviene dopo l’identità? “Una cosa bellissima, ovvero la capacità di mostrare se stessi secondo il proprio valore, senza essere inibiti da situazioni come possono essere ad esempio una partita clou oppure un momento difficile. Riuscire a giocare come ci si allena, con la consapevolezza di sé adeguata per esprimersi al meglio e questo ovviamente vale non solo nel calcio ma in tutti gli sport. Io devo andare alla ricerca di ciò che voglio dimostrare come identità, senza farmi sconti sul piano del lavoro”.

Sulla necessità di conciliare risultati e crescita: “Io non preparo la squadra per un’ambizione ma per i requisiti che penso siano utili, in termini di preparazione fisica, al gioco che voglio esprimere. Infatti non amo particolarmente quando un allenatore dice che la squadra non sta bene fisicamente. Ogni allenatore prepara la sua squadra secondo le sue esigenze, perché sa quali sono. La voglia di prendere punti è fondamentale, ma non può essere il fine: i punti sono la conseguenza di quel che si vede in campo. Ora non abbiamo ovviamente un vissuto tale da poter capire questo, ma dall’altra parte dobbiamo sempre avere l’ambizione di fare punti. Ora l’importante è raggiungerli tramite l’identità che si mette in campo, poi arriverà il momento in cui ci potremo concentrare solo sul risultato. Dobbiamo completare questo passaggio e prendere il possibile in base al momento che stiamo dimostrando, però poi si entra in discorsi di letture e sui momenti della partita”.

Quanto è difficile allenare la testa dei giocatori? “Non credo di avere questo potere, ma fa sicuramente piacere sentirlo dire ai miei giocatori. Sicuramente mi piace persuadere il giocatore e metterlo di fronte alle sue qualità, per convincerlo come io sono convinto che lui possa fare la differenza. Però a me dà tremendamente fastidio quando una persona non esprime ciò che pensa di essere perché viene inibito dall’ambiente o da altri aspetti. Io lascio liberi i miei giocatori su questo fronte perché è l’unico processo fondamentale che può permettere loro di avere questo tipo di consapevolezza. Ognuno ha il suo passo, non possiamo pretendere qualcosa di diverso. Rispettiamo l’unicità delle persone, dando il tempo giusto”.

Su Azzi a destra: “È un esterno, è stato usato più a sinistra in carriera ma penso abbia le capacità di giocare in entrambe le fasce. Potrei dare più di una risposta su di lui, perché penso non abbia ancora la reale consapevolezza delle sue potenzialità. Io voglio che giochi sereno ed è quello che lui sta facendo. Nel momento in cui assume quella consapevolezza allora sarà in grado di dare una grandissima mano al Cagliari, al pari dei suoi compagni”.

Su Viola e sul sistema di gioco: “Credo che l’avversario ci obblighi quasi a variare il nostro modo di stare in campo, hanno un gioco dinamico: hanno ali che sanno giocare all’interno del campo da trequartisti, terzini che a turno si bloccano per costruire a 3 o a 4, per dire. Il Como gioca insieme da più di un anno e ha la sua identità, questo ci serve per esprimere quello che stiamo dimostrando, ovvero passare anche noi da un sistema all’altro in modo fluido. Questa gara sarà importante per noi, per verificare se avremo la capacità di cambiare da un modo all’altro e in maniera fluida, cosa che è accaduta contro la Roma e che può ripresentarsi anche contro il Como. Viola? Lo porterò con noi. Non è ancora al tip della condizione ma è un giocatore intelligente, con un senso di appartenenza importante per me e per la squadra. Sono contento che i tifosi apprezzino Viola ma vorrei che apprezzassero come lui anche tutti gli altri ragazzi perché è un grande gruppo, che crede in quello che sta facendo e preparando”.

Sulla partita del Como: “Più difficile che con la Roma? Penso sia un luogo comune, ma perché in Serie A non esistono partite semplici: sono troppe le variabili in gioco, molte delle quali dipendono da noi. Le difficoltà sono all’ordine del giorno nella competizione, ma sei tu che devi reagire a modo: io voglio la bramosia di accettare la competizione e desiderarla, perché è l’unico parametro che ti può dare tutti gli aspetti necessari per migliorare. Tutte le partite saranno difficili per il Cagliari, credo che le partite già trascorse abbiano già dato dimostrazione di quanto vogliamo essere competitivi e avere il processo di crescita che vogliamo. I risultati li acquisisci perché sei consapevole di quello che vuoi fare”.

Su Wieteska e la difesa: “Sono voci, a me personalmente interessano poco. Credo che per un giocatore quando si tratta di maturare si deve parlare anche di quello che è fuori dal campo, capendo che le voci che ti riguardano possono anche essere una pubblicità, al di là del fatto che siano reali o meno. Se sei un professionista devi lavorare profondamente anche su questo, a prescindere che tu rimanga o meno. Ma noi non ci prestiamo molta attenzione. Mina e Palomino hanno lavorato tutta la settimana con noi, con i giusti carichi di lavoro che sono stati ben assimilati da entrambi. Sono due giocatori molto importanti per noi che hanno personalità. Per certi versi hanno caratteristiche che li rendono complementari. Ovviamente, a seconda dell’avversario e dello stato di forma, alcune volte potranno giocare insieme, altre volte uno solo dei due. Scelta? Mi soffermo su chi può rendere anche a seconda di quello che è l’avversario. Condizione? Li ho visti pronti atleticamente come gli altri. Secondo me c’è un discorso legato al minutaggio e alla capacità di aver lavorato di più con il gruppo squadra. Nel caso di Mina, era un giocatore già conosciuto dai suoi compagni mentre non lo è stato per Palomino però è uno che si fa conoscere immediatamente e di certo non è un ragazzo timido (ride n.d.r.)”.

Un giudizio sulla situazione del Cagliari a oggi: “Ci stiamo focalizzando sulla crescita e sull’identità da seguire, ci vogliono di solito 10 partite ufficiali per capire bene in base ai parametri che ti sei dato. Ovviamente questa crescita è sempre funzionale al risultato, ma ora non può esserlo totalmente. Per noi è importante la crescita individuale e di squadra: in Coppa Italia con la Carrarese e in campionato con la Roma abbiamo avuto l’occasione di dimostrare di avere entrambe. Sappiamo benissimo che ancora non abbiamo completato il processo di avere un’identità, ma dobbiamo ambire a quello. Noi a tratti, come penso tutte le squadre in questo momento, pensiamo ancora un po’ troppo, dobbiamo rendere tutto più fluido e automatico”.

Cos’è cambiato dall’amichevole con il Como del ritiro? “Già una settimana precedente è un mondo fa. Incontriamo una squadra che abbiamo già sfidato, difficile definirla una neopromossa per quello che ha dimostrato fin qui anche sul mercato, per ambizioni, potenzialità, identità e sviluppo di gioco. Per come vorrà affrontare il campionato, credo che il Como sia una squadra molto ben orchestrata e affrontarlo sarà ostico per tutti. Il suo allenatore ha idee chiare, ama la costruzione del gioco ma ha anche appreso alcuni elementi del calcio italiano. È una squadra che, nella fase di non possesso, rimane compatta e non ti lascia spazi. Noi dovremo essere abili per capire che da quell’amichevole sono cambiate tante cose, è una partita che aspetto con il piacere di riconfrontarmi per vedere cosa siamo riusciti a portare avanti come progettualità ma soprattutto come identità”.

Difficoltà di preparare una giornata con il mercato aperto: “Fortunatamente noi non abbiamo molte situazioni in itinere, alcune sono state risolte: Di Pardo si è sempre allenato con grande dedizione, prima di partire. Vedere motivato chi sa di poter andare a giocare tiene alta la situazione generale del gruppo, ma noi abbiamo costruito il 70% della squadra prima di iniziare il ritiro. Siamo agli sgoccioli, però sicuramente è un mercato molto lungo: si potrebbe snellire, ma sono dinamiche del nostro mondo”.

Situazione convocati: “Zortea e Makoumbou out, Nadir riprende con noi martedì mentre Antoine vediamo per una questione di carichi di lavoro”.

13.00 – Inizia la conferenza stampa.

12.40 – Buongiorno a tutti da Asseminello. Siamo pronti per raccontarvi in diretta la conferenza stampa del tecnico del Cagliari, Davide Nicola, alla vigilia della sfida casalinga dell’Unipol Domus contro il Como, valida per la seconda giornata della Serie A 2024-2025.

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