Il centrocampista del Cagliari, Marco Mancosu, ha parlato quest’oggi a DAZN Talks, programma condotto da Maria Pia Beltran e Orazio Accomando, dove ha raccontato la sua “favola”, che l’ha visto ritornare a vestire la maglia rossoblù dopo 13 anni, risultando subito fondamentale agli ordini di Fabio Liverani. Queste le sue parole.
Il ritorno al Cagliari
“Il soprannome Marchixeddu sui social? Sto bene, è veramente bello il fatto anche di poter usare il mio soprannome, tutti lo capiscono ed è una cosa bella. Riesco magari a poter parlare in sardo, cose che prima non potevo fare. Parlo in sardo con Deiola, coi magazzinieri. Deiola lo chiamo “pistacchio” per le dimensioni della testa (sorride n.d.r.). Se qualcuno è rimasto rispetto a 13 anni fa? I magazzinieri sono storici, i preparatori sono storici, la gente che lavora ad Assemini la conosco fin dal settore giovanile, mi fa piacere vederli, mi sento a casa. È veramente bello. La cosa che mi dicono più spesso è bentornato. È come se molti aspettassero il mio ritorno, oggettivamente non ci speravo più. È una cosa unica senza pensare al passato. Perché non si è presentata la possibilità di tornare a Cagliari prima e che uomo è tornato? Non si è mai concretizzato ma non voglio dare colpe a nessuno. Sono state scelte diverse fatte sul mio profilo. Sono arrivato al momento giusto, con la maturità giusto. In questi tredici anni lontano da casa ho vissuto sofferenze, ma ora posso gestirle. Questo è il momento giusto per essere tornato.
Il rapporto con Liverani e la forte concorrenza in Serie B
“Sono molto facilitato dal mister perché conosco quello che vuole, quello che chiede. I ragazzi che ce l’hanno da 2 mesi ancora non lo sanno ma il mister lo conosco a memoria. Le indicazioni del mister? Sono cose puramente tecniche che cambiano di partita in partita, è più un modo di pensare calcio che dirlo a parole. Mi sento molto più facilitato in campo. Io mister in campo? Lavorando con Liverani, c’è già lui che pretende tanto dai giocatori, quindi non serve una figura che dà stimolo alle persone. Io devo pensare a fare il mio in campo. Il Cagliari subito in Serie A? La Serie B è molto difficile perché entrano in campo vari fattori. Quest’anno è ancora più difficile, non ho mai giocato in una Serie B così forte. Dobbiamo pensare a noi e mettere quanti più punti in cascina, poi a maggio tireremo le somme. Due squadre che temo nella corsa alla Serie A? Una squadra che ho incontrato con la Spal e che mi è piaciuta tanto è la reggina. È una squadra solida, che sa quello che fa, è una squadra pericolosa. Anche Frosinone e Brescia sono due squadre che possono dire la loro in questo campionato. Deiola è quello con cui sono più amico e quindi dico lui. Però ho trovato persone alla mano molto simpatiche tipo Nandez, Rog, Goldaniga, Pavoletti… Sono persone con cui ho legato subito nello spogliatoio e cerco di prendere tanto da loro”.
L’esperienza di Lecce e le due al Cagliari
“Com’è stato essere capitano del Lecce? È uno dei ricordi più belli della mia carriera. Ho dato tutto per quella maglia e i tifosi mi hanno dato tantissimo. Rigore sbagliato ai playoff col Lecce? Nella mia vita non mi sono mai tirato indietro di fronte alle mie responsabilità ma mi ha fatto male. È stato un momento brutto per me. Pensare che sono risaliti l’anno dopo è stato un sollievo. 27 rigori su 30 ed essere ricordato per quello sbagliato? Quando c’è un personaggio che ha fatto tanto, c’è gente che si appiglia a queste cose. Ma il mio pensiero è quello che non mi sono mai tirato indietro. I fischi si sentiranno sempre di più degli applausi. Il mio esordio con la maglia del Cagliari 13 anni fa e quello di oggi? Sono molto simili come sensazioni. Era qualcosa di indescrivibile. La cosa che li accomuna è che dicevo che questo esordio non poteva essere scialbo. Ci tenevo fosse qualcosa di importante. Non volevo solo timbrare solo il cartellino. Giampaolo e Allegri? Hanno l’esperienza per uscire da momenti complicati. Sono due allenatori che reputo due tra i migliori che ho avuto. Li ricordo con piacere, mi volevano bene da ragazzino. Quindi spero con tutto il cuore che risalgano la china”.
Aneddoti
“Il mio gol più bello? Quello a Napoli col Lecce e poi uno in C con la maglia della Casertana a Salerno in rovesciata. C’era una bella atmosfera, con 25.000 persone allo stadio. Ricordo della mia carriera di crescita? Quando ho notato lo switch sono stati gli anni alla Casertana, avevo 25-26 anni, ho cominciato a fare campionati importanti, ho conosciuto il mio attuale procuratore, che mi ha aiutato tanto. A Empoli ho giocato poco, a Siracusa mi sono rifatto. Più squadre al sud in carriera? Io adoro più la piazza calda, se vuoi anche la contestazione, di sentirmi giocatore”.
La malattia
“Momento difficile nella malattia? Non volevo dare alibi di nessun genere e volevo tenermelo per me. Ero molto debole e avevo bisogno di sentire l’affetto della gente. Lecce me l’ha ridato decuplicato e alla fine ho fatto bene. Qualcosa di positivo di quella esperienza? Lo devi tirare fuori tu, mi ha lasciato strascichi ma sono riuscito a farli diventare vantaggi. Qualsiasi esperienza negativa è necessaria per avere qualcosa di positivo dopo”.
Tra idoli e riferimenti
“Il mio idolo da ragazzino? Sicuramente Kakà ha avuto un posto importantissimo nella mia vita, ero proprio fanatico, pazzo per lui. Se devo invece dire una persona legata al Cagliari, penso che Gianfranco Zola sia inarrivabile. Il numero 5? Daniele (Conti n.d.r.) per me è stata una persona molto importante, quando c’era da cazziarmi mi cazziava quando ero ragazzo, è stata una persona influente nella mia vita. Dopo Nainggolan, Conti sia il più forte con cui abbia giocato. La numero 5? Ci siamo sentiti. Lui era contentissimo di questo ed era come liberarsi di questa responsabilità”.
L’essere leader e la crescita da calciatore
“Adesso chi cazzio io? Alla Spal parecchi, qua no perché c’è già il mister che ci pensa. Qua di giovani ce ne sono tantissimi, penso a Luvumbo… a me piace molto Adam Obert… Desogus è andato in prestito al Pescara ma si farà. Liverani mi ha fatto capire in modo più semplice come si giocava a pallone. Mi ha fatto capire certo modo di pensare. Prima ero molto confusionario… facevo molti tocchi”.
I rimpianti
“Rimpianti? Cerco sempre di non averne. Il Covid mi ha tarpato le ali perché dopo 14 gol in Serie A non c’era praticamente mercato, tutte le squadre erano in costruzione… Secondo me ci saremo salvati col Lecce. Quello è stato un evento più in alto di me. Non è stato facile. Se posso avere un rimpianto da parte mia è stato quello di iniziare la stagione col Lecce forse meglio di quanto sto giocando qua. All’inizio dell’anno del Lecce in B ho fatto un gran campionato. Ho fatto l’errore di pensare “cosa ci faccio in Serie B?”. Quello è stato un rimpianto personale che ho e dovevo leggerlo meglio. Gli errori si fanno ma fa parte dell’esperienza, purtroppo la vita è così.
Curiosità, hobbies e famiglia
“Giocatore più forte mai affrontato? Dybala senza dubbio. Piatto preferito? Ce ne sono tanti. Diciamo i culurgiones. Hobby? Ho tolto la playstation ma il padel mi piace tanto, è troppo bello. Mia figlia e lo sport? L’ho subito portata a fare tennis perché pensavo fosse un bello sport. Se le piace, proseguirà. A volte guardiamo assieme le partite di tennis. Il nome Gioia? Il nome niente di speciale però per me rappresenta tutto”.
La Redazione