Un mercato creativo, un bel giro di parole per descrivere questa estate di trattative con i conti in rosso in Serie A e nel resto d’Europa. Il copyright è del presidente del Cagliari Tommaso Giulini ma la situazione è comune a praticamente tutti i club del Vecchio Continente e non solo ai sardi rossoblù.
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Come sottolinea la Gazzetta Dello Sport, nella massima serie italiana oltre a non esserci soldi nelle casse delle società per operazioni in entrata c’è anche un parametro, presente nel manuale delle licenze nazionali Figc che blocca ulteriormente i margini d’azione dei club sul mercato. Stiamo parlando dell’indicatore di liquidità, un parametro inserito dalla nostra Federazione dopo il fallimento del Parma. Si tratta di un valore che mette in relazione gli attivi e i passivi in corso e consente di verificare la capacità di una squadra di fare fronte agli impegni finanziari nei successivi 12 mesi. In pratica un indice che fa capire le reali possibilità di spesa e di salute della casse di ogni club iscritto al campionato. Come specificato dal quotidiano milanese dopo la pandemia il rapporto attivi e passivi dell’indicatore di liquidità è stato abbassato a 0.6, per andare incontro alle esigenze delle varie società.
Cagliari
Nonostante l’abbassamento della soglia di “tranquillità” del valore attivi/passivi ci sono sette società che non hanno raggiunto, al 31 marzo 2021, il traguardo dello 0.6. Come informa la Gazzetta sono Bologna, Genoa, Juventus, Lazio, Roma, Sassuolo e Cagliari. Ogni club sta attuando diverse politiche societari per non vedere limitata la propria estate di trattative, con le strade che sono fondamentalmente due: la vendita di giocatori o l’apporto economico dei soci, che inseriscono nuova liquidità. Come fatto per esempio da Roma, Bologna e Lazio. Il Cagliari ha avuto alcuni problemi con le cessioni, a partire da Cragno fino a Nandez. E anche per questo parametro della Figc il mercato rossoblù fin qui è stato caratterizzato da prestiti e colpi low cost.
La Redazione