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Cagliari, l’ex Copparoni: “Caprile farà una grande carriera, Palestra è impressionante. Mercato? Serve una punta”

Renato Copparoni durante la presentazione del libro "4 maggio 1949. Il Grande Torino a Cagliari"
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Le parole di Renato Copparoni, ex portiere del Cagliari tra il 1969 e il 1978, ai microfoni di Buongiorno 131 sull’avvio di stagione dei rossoblù guidati di Pisacane e sull’importanza di alcuni singoli come Elia Caprile in questo inizio di campionato. Di seguito le sue dichiarazioni.

Su Caprile
“È un ragazzo che ha avuto un’evoluzione incredibile in questi anni, l’ho seguito a Bari e anche di recente a Cagliari in queste stagioni ed è migliorato tantissimo. Mi aspetto una grande carriera da lui, se lo merita. È un gran portiere e lo sta dimostrando. Può essere da Nazionale? In Nazionale ci sono degli equilibri diversi, al momento c’è Donnarumma che è un inamovibile, oltre a lui ci sono Vicario e Meret: ci sono delle gerarchie e vanno rispettate. Per lui al momento è dura, ma è molto giovane e se continuerà a migliorare, riuscendo in futuro magari ad essere ingaggiato da una società importante, allora il discorso potrebbe cambiare. Come valore rimane un portiere importante, è un profilo seguito non solo da Gattuso ma anche da grandi club. Il Cagliari ha l’obiettivo di salvarsi e ci riuscirà anche quest’anno però non può dare a un ragazzo simile la possibilità di confrontarsi a livello internazionale. Se continuerà su questa falsariga avrà prospettive importanti”.

Sull’avvio di stagione del Cagliari
“Non mi aspettavo questo avvio considerato l’andamento degli ultimi anni. Rispetto allo scorso anno abbiamo tre punti in più di vantaggio alla sesta giornata di campionato e questo fa ben sperare per il prosieguo. Insieme alla Cremonese, il Cagliari è la rivelazione della stagione. Gioca bene, copre tutte le zone del campo, ha un gioco offensivo e sa come gestire la partita ed è assolutamente merito di Pisacane, un tecnico che ha trasferito il proprio credo in prima squadra dopo averlo sperimentato in Primavera. I giocatori lo seguono e per il momento questo sta dando i suoi frutti. Abbiamo perso contro due squadre importanti, ma già col Napoli non meritavamo la sconfitta. Contro l’Inter era davvero improbabile portare a casa dei punti, ma ci stavamo per riuscire. A Udine il Cagliari ha fatto la sua parte, è stato anche fortunato ma questo fa parte del calcio. Non ha mai dato l’impressione di soccombere anche di fronte a grandi avversari e squadre di grande levatura”.

Sui nuovi acquisti e sull’infortunio di Belotti
“Chi mi sta impressionando di più? Palestra, non so se rimarrà a Cagliari ma è stato una vera rivelazione. È un giocatore che nessuno pensava di poter vedere in queste condizioni: per me è da Nazionale. Oltre a lui anche Borrelli secondo me sta facendo bene: il gol di Udine può essere una buona iniezione di fiducia per lui. Purtroppo manca Belotti, poteva essere l’arma in più per come è stato accolto e per come si era integrato, in un attacco che non ci dà grandi soddisfazioni. Purtroppo si dovrà fare a meno di lui per circa sei mesi spero che a gennaio la società possa trovare qualche elemento di esperienza per arricchire il reparto avanzato che al momento, oltre a Borrelli e Pavoletti, non vanta nessun altra punta”.

Sulla prossima sfida contro il Bologna
“L’Unipol Domus sta diventando un fortino, il Cagliari potrà certamente dare fastidio al Bologna in questa gara. Mi aspetto una partita come sempre, ovvero con gli avversari che per vincere dovranno lasciare tutto sul campo. Il Cagliari non deve avere paura del Bologna e non l’avrà, nonostante abbia di fronte una formazione forte che Vincenzo Italiano sta plasmando molto bene. Chi viene in Sardegna deve soffrire, deve guadagnarsi la vittoria. Il Cagliari ha tutte le carte in regola per vincere la partita consapevole che i risultati sono dalla sua parte, forte dell’elevata autostima ottenuta attraverso i risultati positivi finora conseguiti”.

Sulla carriera e sulle differenze con il calcio moderno
“Il nostro calcio era fatto di valori, di vera amicizia, di appartenenza e attaccamento alla maglia. Oggi questo viene meno purtroppo. Personalmente non mi ci ritrovo nel calcio moderno e spesso vivo di ricordi. Il nostro calcio era migliore di quello odierno per valori, ma anche per livello tecnico. C’erano dei giocatori di grande qualità, dei fenomeni, che venivano dai settori giovanili e crescevano vicino a grandi professionisti e che li aiutavano ad acquisire esperienza e maturità. Adesso, per i ragazzi soprattutto, questo è difficile perché si vanno a prendere giocatori importanti o stranieri e questo penalizza molto il nostro movimento e la Nazionale. Ci vuole un cambiamento radicale dal punto di vista federale con delle norme diverse che permettano di valorizzare i giovani talenti. Spesso mi chiedo come mai i ragazzi dell’Under 21 vincitori di campionati o competizioni europee, non riescano ad arrivare in Serie A. Se ottengono risultati importanti a livello internazionale qualcosa vorrà dire: serve insistere, ma purtroppo oggi le società sono interessate ad altre dinamiche come quelle economiche che inevitabilmente penalizzano la crescita dei giovani. Questa è la principale differenza che noto dal mio calcio con quello attuale. Oggi le televisioni e gli sponsor hanno trasformato le società in aziende”.

La Redazione

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