A pochi giorni dalla sfida contro la Juventus in programma domenica 23 febbraio alle 20:45 alla Unipol Domus, il Cagliari di Davide Nicola prosegue la marcia di avvicinamento a questo importante impegno. Attraverso i canali del club rossoblù, i due preparatori atletici dello staff del tecnico piemontese, Gabriele Stoppino e Mauro Baldus, hanno raccontato i segreti e i dettagli che stanno dietro la preparazione della prima Squadra. Di seguito le loro dichiarazioni.
Come detto, nell’intervista, è intervenuto Gabriele Stoppino, membro dello staff di Nicola in qualità di preparatore atletico. Di seguito le sue dichiarazioni:
“Sono arrivato qui a Cagliari con mister Davide Nicola. Ormai è un percorso che dura da quindici anni. Faccio parte dell’area della preparazione atletica insieme a Mauro Baldus, il mio più stretto collaboratore Antonio Fais, che è il nostro tuttofare, e Antonio Pasquale, che si occupa del recupero infortunati. Il mio rapporto con il mister è un rapporto lungo quindici anni, che prima di essere lavorativo è familiare, considerato tutto ciò che abbiamo condiviso: oltre alle esperienza di campo, anche esperienze di vita importanti. Non sempre servono tanti discorsi, tante volte basta uno sguardo, una parola per capire cosa succede”.
Lavoro
“Per quanto riguarda il campo, dopo aver studiato i video avversari e stabilito una strategia settimanale si stilano degli obiettivi per preparare al meglio la partita. In base a questi, il mio compito principale è adattare gli esercizi a tempi e spazi, in modo che si rispetti un microciclo settimanale. Un tempo era più facile, perché le settimane duravano 6-7 giorni, mentre nel calcio moderno ci sono settimane più corte, dove serve adattare i carichi di lavoro fra chi ha giocato e chi no, per arrivare al meglio alla gara successiva”.
Priorità
“Per noi, la cosa principale è che i giocatori stiano bene e che la squadra faccia bene, sia in classifica, che tecnicamente, tatticamente e psicologicamente: aspetti che sono tutti molto legati fra loro. Una cosa importante del mio ruolo e quello di Mauro (essendo più a stretto contatto con i giocatori) è far star bene i giocatori, avendo un rapporto anche extra calcistico che consenta loro di fidarsi di noi. Perché la testa, come in ogni sport, gioca un ruolo fondamentale sulle prestazioni. Quindi, se un giocatore non è sereno perché ha dei problemi in famiglia, è sempre meglio saperlo, perché influisce molto sulle prestazioni”. Ogni mattina facciamo compilare un foglio dove viene chiesto di specificare l’umore, le ore di sonno, la fatica, i dolori, in maniera tale da organizzare in maniera dettagliata l’allenamento. Per quanto riguarda l’adattamento da parte nostra ai giocatori? In ritiro è sicuramente più facile perché il tempo a disposizione è superiore. In base ai dati di test forza e cardiopolmonari che facciamo eseguire, ognuno ha la sua velocità, la sua frequenza, o i suoi chili da sollevare, o i suoi esercizi di prevenzione, se questi test hanno evidenziato alcune carenze. Durante l’anno è leggermente più difficile, perché, come detto prima, esistono poche settimane tipo, ed essendo un lavoro individuale è difficile da abbinare con il lavoro in gruppo. Durante le soste delle nazionali, ad esempio, si cerca di approfittare del maggior tempo a disposizione per limare maggiormente i deficit che, secondo noi, alcuni giocatori hanno e per far recuperare magari la mole di lavoro che non è stata svolta durante le settimane di campionato”.
Alimentazione
“Nello sport e nel calcio, avere una alimentazione sana. In tutti gli sport ormai ci si dota di nutrizionisti che stabiliscono l’alimentazione dei professionisti. Noi abbiamo dei macchinari che ci danno indicazioni, la BIA, massa magra, massa grassa, idratazione. È un aspetto molto importante, da non sottovalutare soprattutto quando si hanno delle gare ravvicinate, per avere un quadro sullo stato dei giocatori completo. Se sono carenti in qualcosa, si cerca di mettere dentro quello che manca per incrementare e prevenire il rischio di infortunio. Per far sì che i giocatori recuperino, è fondamentale che gli alimenti siano di ottima qualità, in modo che sopperiscano ogni carenza. La principale sfida del preparatore? Avere meno infortuni muscolari, almeno quelli gestibili. Quelli da contatto, distorsioni o per crampi, succedono e succederanno. Noi cerchiamo sempre di limitare al massimo gli infortuni muscolari. Spesso pensiamo che un apporto decisivo sia quello di riportare le sensazioni che raccogliamo attraverso le informazioni dell’allenamento, dei dati dal giorno prima, le sensazioni con i giocatori e i test dei fogli al mattino al mister. Allo stesso modo, suggerire se fare qualcosa in più quando i giocatori stanno bene, per aiutarli a crescere. Quando il mister vuole fare qualcosa, andare a dirgli di non farlo non è per niente facile, però si fida molto di noi e questo è molto importante per cercare di limitare al massimo gli infortuni”.
Percorso professionale
“Il mio percorso è iniziato nel settore giovanile del Genoa, perché ho avuto un professore di una materia che, soddisfatto dal mio esame, mi ha portato con sé a imparare qualcosa. Poi sono stato un anno nel settore giovanile della Sampdoria e da lì ho iniziato il mio percorso con i grandi nella Lavagnese e Norvese in Serie D. Poi, tramite un giocatore che ho allenato, ho avuto la possibilità di entrare in contatto con mister Nicola e ho iniziato tutta la trafila con lui, dal Lumezzane, al Livorno, a Bari, fino ad arrivare qui a Cagliari. Serve studiare tanto e avere il tesserino come preparatore atletico da Coverciano. Se posso dare un consiglio a chi vorrà intraprendere questo lavoro, serve tanta passione e, sicuramente, cosa che non vedo sempre, non aver paura di confrontarsi con i colleghi, perché otto occhi sono meglio di due e la percezione che uno può avere non sempre è corretta. Come la metodologia, può andare bene per un gruppo, ma non per un altro. Serve essere sempre elastici senza rimanere fossilizzati sulle proprie certezze, perché nel calcio queste non ci sono. Mantenersi aggiornati tramite internet, libri, ma soprattutto con il riscontro tra i colleghi e i giocatori, in particolare con quelli più grandi ed esperti, perché confrontarsi con più esperienze possibili apre molto la mente”.
Nella seconda parte dell’intervista, è intervenuto anche Mauro Baldus, preparatore atletico di raccordo tra società e staff tecnico. Di seguito le sue parole
“Mi occupo dell’analisi dei grafici e dei report delle piattaforme che abbiamo in società, cercando di dare allo staff tecnico informazioni sui giocatori sia trasversali, quindi confronti legati alla squadra al momento, che longitudinali, e quindi legati al singolo giocatore nel tempo. Oggi non abbiamo dei ruoli definiti, siamo abbastanza intercambiabili. Svolgiamo diversi lavori di forza in palestra e in campo con i ragazzi. Noi, come Cagliari calcio e, di riflesso, come area tecnica, crediamo molto nell’importanza dei numeri. Perciò, qualunque cosa si faccia, si proponga, viene monitorato o descritto con dei numeri che ci danno delle informazioni. Per quanto riguarda i dati sul campo, abbiamo i GPS che utilizziamo da cinque anni grazie a una partnership con Ksport che ci garantiscono sia i dati provenienti dai dispositivi GPS che attraverso i video tracking per quanto riguarda le partite. Abbiamo scelto questo sistema perché, oltre all’affidabilità dei dispositivi, ci permette di avere tutti i dati in un’unica piattaforma e quindi tutte le analisi che facciamo avranno le stesse soglie e gli stessi parametri, riuscendo con più facilità ad essere analizzati in un secondo momento”.
Analisi
“Per quanto riguarda il lavoro in palestra, utilizziamo tanto gli accelerometri, cercando di lavorare spesso sulle velocità e quindi sulle potenze di forza in base all’obiettivo del giorno, avendo nell’immediato i risultati, poi da trasmettere al giocatore per un discorso di coinvolgimento e per analizzare in post le sue prestazioni, cercando di definire gli obiettivi in base alle sue caratteristiche. Tutti i nostri dati vengono inseriti in piattaforma Cama, dove abbiamo a disposizione dati fisici, tecnico-tattici e quelli video, così da analizzare tutto per avere diverse informazioni derivanti da diverse aree, e questo è molto interessante perché si ha la possibilità di capire aspetti come: quante corse ci sono in fase di possesso, quali intensità raggiungiamo in fase di non possesso, etc. Tutta una serie di dati dettagliati che possono essere raccolti solo attraverso piattaforme di un certo tipo come questa”.
Percorso professionale
“Per fare il preparatore atletico è necessario il titolo di studio in scienze motorie e poi aver conseguito l’abilitazione a Coverciano. Scienze motorie è una facoltà molto vasta che offre tanti sbocchi e che apre al mondo del calcio, ma serve crederci fin dall’inizio. Il percorso in alcuni casi può essere breve, (come nel caso di un tirocinante che qui nel Cagliari ha iniziato, avendo poi la possibilità di restare), oppure più lungo, prendendo altre strade: iniziando magari dal calcio dilettantistico, provando a prendere la direzione che porterà a farne un lavoro vero e proprio. Io ho iniziato dai dilettanti, ma ho capito subito che per farne un lavoro, serviva apportare qualcosa di diverso a quello a cui era abituato il calcio dilettantistico in quegli anni, provando a dare un taglio più professionale e rigido alla figura. Poi sono stato al Cagliari per un anno e dopo esser stato al Milan e all’Olbia, ho fatto ritorno qui dove ormai sono stabilmente da cinque anni”.
Suggerimento
“Il mio consiglio? Quello di pensare subito a questa posizione come un lavoro, senza dover andare a disperdere energie in lavori secondari che ti portano via risorse di mentali e di tempo. Quindi concentrarsi in quello che si fa e nella squadra, provando a pensare che questo rappresenti un lavoro da svolgere nel modo più professionale possibile”.
La Redazione














