Il centrocampista del Cagliari, Jakub Jankto, ha parlato in una lunga intervista al quotidiano francese L’Equipe. Di seguito alcuni passaggi delle sue dichiarazioni.
Sul dopo coming out
“No, sono sempre la stessa persona, non è cambiato nulla perché ho sempre fatto una distinzione tra la mia vita professionale e la mia vita privata: dallo spogliatoio al campo allo stadio. Sarei potuto cambiare se ci fossero state reazioni negative sugli spalti, ma non é stato così”.
Sull’arrivo a Cagliari e su Ranieri
“Ero ancora un po’ scosso, e se avessi saputo come erano andate le cose in Repubblica Ceca, non potevo sapere come sarebbero andate le cose in Italia. Claudio Ranieri, con cui avevo lavorato alla Sampdoria e che mi ha voluto al Cagliari, mi ha detto subito: “Se c’è un minimo problema ti darò una mano”. Quando sono arrivato all’aeroporto di Elmas il primo giorno, sono stato accolto da un grande numero di tifosi che mi ha salutato. Da quel momento in poi, ho preso la cosa con calma e già dal secondo giorno la mia mente era tranquilla. La Sardegna mi ha aiutato molto, ha un popolo straordinario a cui sono davvero grato. Ero ancora un po’ preoccupato per le partite e poi, per quanto sorprendente possa essere, è andato tutto bene”.
Sul coming out come argomento di discussione con il gruppo al Cagliari
“Ci possono essere delle piccole prese in giro tra di noi dopo i pasti. “Allora, hai avuto qualche appuntamento con questo ragazzo?”. È tutto più sincero. Prima non potevo farlo, dovevo essere attento che qualcuno non guardasse il mio telefono mentre scrivevo. Ne parlo spesso con Leonardo Pavoletti, il mio capitano. Lui vuole sapere come vanno le cose, è normale, è il mio capitano, si occupa dei suoi compagni di squadra. Per alcuni invece è solo pura curiosità . Mi hanno chiesto se sono nato così, se sono cambiato nel frattempo. Certo che lo sono, io sono nato gay! Ma non voglio che sia un argomento di discussione quotidiano, sarebbe noioso. Inoltre, non ho parlato molto di questo argomento”.
Sul rapporto con i tifosi del Cagliari
“È il calcio a farla da padrone nelle discussioni soprattutto qui a Cagliari, dove il club occupa una una parte molto importante della città . Mi colpisce vedere la gente triste dopo una sconfitta. La mia priorità è renderli felici, senza chiedermi se il mio coming out sia andato bene”.
Sul sogno Euro 2024 con la Repubblica Ceca
“So già che non sarò convocato ma questo non ha nulla a che fare con il mio coming out. A volte si deve fare una scelta, e quest’estate ho scelto di trascorrere le vacanze con mio figlio. Se dovessi andare agli Europei, significherebbe che non lo vedrei quasi mai per tutto l’anno. Preferisco passare due-tre settimane con mio figlio”.
La Redazione














