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Cagliari, in Coppa uno schiaffo che fa male: a Venezia non si può più sbagliare

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“Basta bel gioco. Guardate com’è finito il Frosinone dell’anno scorso: è ora di fare punti, giocando senza fronzoli”. Questa, in estrema sintesi, una delle opinioni più diffuse nelle ultime settimane tra i tifosi del Cagliari, reduce da tre sconfitte di fila tra Serie A e Coppa Italia contro Fiorentina, Atalanta e Juventus.

Spuntato
La tentazione di guardare soltanto al mero risultato, senza dare spazio a prestazione e progressi – innegabili – a livello di costruzione e pericolosità offensiva, è forte. Specie dopo un pesante 4-0 che mortifica il morale e le aspettative di un ambiente che, visto il momento tutt’altro che felice vissuto dai bianconeri di Thiago Motta, aveva sinceramente accarezzato il sogno di fare uno scherzo a domicilio alla Vecchia Signora e regalarsi i quarti di finale da giocare in casa contro l’Empoli. La gara di Torino ha dato diverse risposte, come saggiamente scritto su queste pagine da Matteo Zizola. Il Cagliari di Davide Nicola ha approcciato il match molto bene, con la clamorosa occasione iniziale nata dall’apertura di Lapadula per Zortea dopo 30 secondi di gioco. L’azione ha portato quattro volte al tiro i rossoblù, con la conclusione del numero 9 (su ottimo velo di Gaetano) finita sui piedi di Di Gregorio, prima dei tentativi di Deiola, Prati e infine Marin, le prime due ribattute dalla difesa bianconera, l’ultima terminata ampiamente a lato. È evidente che se il mancino di Lapadula fosse finito alle spalle del portiere ex Monza lo sviluppo della gara avrebbe assunto un’altra piega. Il fatto, però, è che con i se e i ma non si fa strada in Coppa Italia e nemmeno punti in campionato: il Cagliari continua a essere vittima dei suoi stessi limiti, specialmente in fase offensiva. Le conclusioni quasi in fotocopia di Lapadula al 1’ e Prati al 91’ sono state l’ennesima conferma, qualora ce ne fosse bisogno, delle difficoltà realizzative della squadra di Nicola. Che crea occasioni pericolose, che arriva spesso in area avversaria ma, al momento decisivo, si perde per strada. E non è bastato aver riproposto dal 1’ Lapadula, che nella sua Torino non ha ritrovato il gol. Così come, ancora una volta, è stata deludente la prestazione di Gaetano.

Talento cercasi
Preoccupa non poco l’involuzione tecnica e psicologica di colui che la scorsa stagione seppe rivitalizzare il reparto offensivo rossoblù, risultando decisivo per la salvezza finale e ritagliandosi un posto di rilievo nel cuore dei tifosi cagliaritani, felici del suo ritorno – seppur tardivo – in Sardegna a fine mercato. Gaetano è stato scelto, inseguito e investito del ruolo di ago della bilancia tra centrocampo e attacco ma fin qui non ha convinto, per usare un eufemismo. Ancora a secco di gol e un solo assist, quello di Parma per il definitivo 2-3 di Piccoli: poco, pochissimo per colui che sarebbe dovuto essere il valore aggiunto di un Cagliari che fatica a far male all’avversario. A Venezia potrebbe arrivare nuovamente il turno di Viola, reduce dal brutto primo tempo di Firenze e anche lui in cerca della miglior forma soprattutto in fase realizzativa. Contro la Juventus si è rivisto dall’inizio anche Prati, ma nemmeno la prestazione dell’ex Spal è stata convincente, al di là dell’errore davanti a Di Gregorio che al 91’ avrebbe potuto regalare la minima consolazione del gol della bandiera al Cagliari. Benino nel primo tempo, come tutta la squadra, ma poi non è andato oltre il compitino e dal calciatore di maggiore prospettiva nella rosa rossoblù era lecito aspettarsi qualcosa di più. Certo, le attenuanti sono tante e tutte di peso: non è facile tornare a essere determinante dopo mesi passati a guardare i compagni giocare, specie in un impianto tattico – e lo si ripete da tempo – che non sembra favorirne le caratteristiche. “Non possiamo giocare con gli stessi undici per tutte le partite – ha detto Nicola a fine partita – e abbiamo la necessità di far crescere alcuni giocatori per poter contare su di loro anche in futuro, perché ci serve tutta la rosa a disposizione in questo percorso”. Parole condivisibili, ma in futuro servirà ben altra risposta da chi viene impiegato.

Ora Venezia
A Torino si è capito, inoltre, perché il tecnico di Vigone insista sempre sugli stessi 16 uomini. Le alternative, in questo momento, vanno a ritmi diversi rispetto ai titolari. Con Mina e Luperto la difesa ha una sua fisionomia, così come il centrocampo con Makoumbou e Adopo. In attacco, dopo il ko subito da Luvumbo, si aprono ora nuove prospettive per Felici che, probabilmente non a caso, è stato risparmiato dall’inizio contro la Juventus. Perché il big match di Venezia chiama, al di là delle parole di circostanza dette da Nicola in sala stampa (“Non è solo il match di domenica importantissimo per noi, ce ne sono tanti altri dopo. Non ci si salva ora e non si retrocede ora”). La sfida del Penzo non è e non può essere una sfida banale: il fallimento non è contemplato nella testa dei tifosi e non solo, specie per chi c’era nel 2022 e chi ha fatto e farà i salti mortali per esserci anche nel 2024. Perché se è innegabile che la stagione sia ancora molto lunga e con tante pagine da scrivere, la trasferta in Laguna è uno degli snodi cruciali dell’intera annata. E fare bene contro la squadra dell’ex dal dente avvelenato Eusebio Di Francesco è assolutamente nelle corde dei ragazzi di Nicola. Che dovranno riproporre quanto fatto nello scontro diretto contro l’Hellas Verona, superato 1-0 con una prestazione di sostanza. Serve fare ciò che non è stato fatto nelle ultime tre giornate: violare la porta avversaria. Per mettere da parte i se e i ma, i numeri e i complimenti. Al Cagliari servirà fare gol, seguendo lo spartito di Nicola. La produzione offensiva non è mancata neanche contro le big, a differenza però della finalizzazione. E, per tornare alla frase iniziale, il quesito è uno: ma se questa squadra non riesce a capitalizzare le tante occasioni create giocando “bene”, secondo quale legge del calcio dovrebbe essere in grado di farlo giocando “male” o senza fronzoli? E basta continuare a citare il passato recente o il solito Ranieri, specie perché ora ha una gatta da pelare altrettanto rognosa. A questo Cagliari, è sempre più chiaro ed evidente, manca qualcuno in grado di finalizzare quanto prodotto in fase offensiva: per fortuna gennaio è vicino, ma in attesa di rinforzi sul mercato servirà uno sforzo extra da parte di chi è già in rosa, anche per dimostrare di valere una conferma in rossoblù.

Francesco Aresu

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