Motivato, centrato in toni e su temi da trattare (tranne qualche défaillance), ma soprattutto sorridente come raramente lo si era visto davanti ai microfoni. Il day-after della conferenza stampa di Tommaso Giulini è utile per analizzare a freddo le dichiarazioni del patron del Cagliari, che a Palazzo Tirso ha aperto ufficialmente la stagione 2025-26 del club rossoblù.
Linea verde
Mercato, valorizzazione dei giovani, scelte di campo, futuro del club. Sono stati questi i principali argomenti snocciolati dal numero uno rossoblù, che nell’incipit del suo intervento ha salutato rapidamente Davide Nicola (“Gli aspetti positivi sono più di quelli negativi, ci siamo consolidati nella categoria”) e Nereo Bonato (“Devo ringraziarlo per aver guidato la società verso una nuova era. Ha fatto davvero pochi errori e per una società come il Cagliari è la cosa più importante”), sacrificati sull’altare di una nuova rivoluzione soprattutto nelle idee e nella visione di una stagione che si preannuncia necessariamente di rottura rispetto al passato. Che vedrà in panchina Fabio Pisacane, pronto a 39 anni a prendersi il suo spazio in Serie A dopo due anni e mezzo assolutamente positivi alla guida della Primavera rossoblù. “Ci sono momenti nella vita e questo era il suo momento. Non potevamo perderlo”, ha detto di lui Giulini, che ha confermato di aver voluto fortemente dargli la possibilità di guidare la Prima squadra, rinunciando per lui alla conferma di Bonato. Una scelta non certamente indolore per il club, ma resasi necessaria per dare ulteriore forza al cambio di passo a livello di visione. Spazio ai giovani, a cominciare dalla panchina: Pisadog è il primo allenatore under 40 dell’era Giulini, profilo giusto per lanciare i tanti talenti di proprietà del club rossoblù. Un tecnico che conosce bene i vari Idrissi, Cavuoti, Veroli, Vinciguerra e Liteta – giusto per citare i nomi elencati dal patron – per averli avuti a disposizione in Primavera e che non avrà problemi nell’inserirli gradualmente nell’undici titolare.
Investimenti
Spazio ai giovani sì, ma anche conferme di peso. I riscatti di Caprile, Piccoli e Adopo rappresentano il più grande sforzo economico del Cagliari dall’estate 2019 quando, ceduto Nicolò Barella all’Inter, il club reinvestì i circa 50 milioni di euro negli acquisti di Nández, Rog, Simeone, Cerri e nei prestiti di Nainggolan e Olsen. Sappiamo bene come andò quella stagione, con il Covid-19 pronto a dare la batosta definitiva a un’annata iniziata alla grande, ma con il crollo di gennaio dopo la sconfitta interna contro la Lazio di Simone Inzaghi e Caicedo. “Abbiamo provato ad alzare l’asticella dopo la cessione di Barella e all’epoca non andò così bene, però è chiaro che i nuovi tre riscatti, visto che ho messo delle garanzie personali, valgono lo stesso impegno. Proveremo a fare meglio”, ha detto Giulini, sottolineando la volontà di fare meglio rispetto agli ultimi anni. Ma senza illusioni: piedi ben piantati in terra, soprattutto dopo quanto visto di recente in piazze storiche e blasonate, in cui è un attimo passare dalla dimensione del sogno a quella dell’incubo: Sampdoria, Spal, la stessa Olbia tanto vicina al club rossoblù nel decennio giuliniano. Ambizione sì, ma supportata da altrettanto realismo. Il Cagliari 2025-26 riparte dalla centralità di Yerry Mina che, giubilato il duo Viola–Augello, entra di diritto nel trio dei capitani insieme a Pavoletti e Deiola, unici superstiti insieme a Zappa del gruppo retrocesso nel 2022 e risalito dalla Serie B in soli dodici mesi. Le parole usate da Giulini per il centrale colombiano hanno il doppio sapore di coccola e di “avvertimento”, ma con una responsabilizzazione di peso all’interno del gruppo guidato da Pisacane. A lui e Angelozzi il compito di “gestire” l’ex Everton e Barcellona, valore aggiunto in campo e fuori con la sua leadership ed esperienza. Sotto la sua ala potranno crescere in tanti, sia chi come Obert e Veroli già fanno parte del gruppo, sia chi arriverà sul mercato, dato che l’indicazione sembra essere quella di far arrivare un altro centrale under 25, possibilmente di piede destro (con il doriano Riccio principale favorito).
Futuro del club
Ma il tema principale emerso dalla conferenza di Palazzo Tirso è quello legato alla gestione del club da parte di Giulini. Che ancora una volta ha rinnovato la disponibilità all’ingresso di nuovi soci investitori: un aspetto che secondo il patron rossoblù sarebbe necessario in caso di definitivo ok al progetto del nuovo stadio “Gigi Riva”. “Spero che entro Natale parta il bando per fare lo stadio. Quello sarà il momento dove accelereremo qualche chiacchierata con nuovi soci, visti i costi anche lievitati a dismisura”, ha detto Giulini a riguardo, aggiungendo che finora si sono approcciati al club quasi una trentina di sedicenti investitori, ma nessuno con le giuste credenziali per poter intavolare una vera e propria trattativa. Dal tema stadio e dall’eventuale ingresso di nuovi soci passa molto del futuro del Cagliari: il numero uno rossoblù lo sa bene, così come è forte la consapevolezza che la piazza cagliaritana abbia fame di gloria, per tradurre nei risultati tutto il proprio valore. I numeri in Serie A del decennio giuliniano sono sotto gli occhi di tutti: in nove stagioni 342 partite, di cui 86 vinte (25,14%), 87 pareggiate (25,44%) e ben 169 perse (49,42%). I punti sono 345 (media 38,3 a stagione), con la 15ª posizione media. Il nuovo stadio aumenterà certamente l’appeal del Cagliari verso nuovi investitori: Giulini ha affermato che la piazza rossoblù non è inferiore a Udinese, Verona o alle due genovesi (Genoa e Sampdoria). Però questo andrà dimostrato sul campo, dove è necessario uno step in avanti dal punto di vista del rendimento. E dentro Asseminello lo sanno anche i muri.
Ambizioni
Cosa lascia, in conclusione, la prima conferenza stampa della nuova stagione in casa Cagliari? Sicuramente un rinnovato ottimismo per l’ambiente, ancora però in parte diviso dopo l’ultima annata con Nicola in panchina. L’obiettivo salvezza è stato centrato, con un pizzico di sofferenza di troppo rispetto alle aspettative: e le poche gare esaltanti, tra prestazioni e risultati, sotto la gestione del tecnico piemontese rappresentano un fattore su cui lavorare fin da ora. Il compito per il duo Pisacane–Angelozzi non è certamente dei più semplici, ma la volontà del club di scommettere su talento e freschezza merita fiducia in vista del futuro. Barcellona e Psg sono esempi probabilmente fuori dalla portata di questo Cagliari, ma l’ambizione passa anche dall’ispirarsi a modelli ritenuti irraggiungibili. Nessuno chiede ai rossoblù di competere per la Champions League, ma nemmeno di soffrire come nelle ultime annate. Sognare non significa soltanto toccare il cielo con un dito: tra il cielo e l’incubo c’è tanto spazio. Le incognite della vigilia sono tante, ma lo sono anche le certezze. Al campo il compito di trasformare in risultato le aspettative di una piazza che ha voglia di tornare a emozionarsi come una volta.
Francesco Aresu














