La mossa della disperazione da utilizzare quando ormai non c’è più nulla da perdere. Un ruolo alla Altafini, ultimo quarto d’ora, anche se la fine della carriera è lontana e la carta d’identità recita 27 anni. Keita Baldé è uno dei misteri del Cagliari di Mazzarri, oltre che l’esempio della differenza tra realtà e narrazione in casa rossoblù.
Poco o nulla
“C’è una logica nelle scelte, quando una squadra va bene è difficile cambiare. Keita sta benissimo ma non vedo come possiate pensare che possa giocare dal primo minuto“. Era il 4 marzo, vigilia di Cagliari-Lazio, quando Walter Mazzarri rispose così alla domanda sulle chance del senegalese di vestire la maglia da titolare contro la sua ex squadra. Un mese e quattro sconfitte dopo il tecnico rossoblù non ha cambiato idea, nonostante la squadra in salute e “difficile da cambiare” sia ora un lontano ricordo. Così, alla vigilia di quella che è poi diventata la quinta sconfitta di fila per il Cagliari, Mazzarri ha ribadito la propria idea sull’attaccante senegalese. “Keita ha fatto bene“, così l’allenatore rossoblù in merito all’ingresso del numero nove contro l’Udinese, “ma bisogna che quando entrano gli attaccanti diano una mano anche in fase difensiva. Domani partirà chi mi sembrerà più adatto“. Risultato? Anche contro la Juventus Keita è rimasto a guardare i compagni fino a 11 minuti dal novantesimo, con Pereiro preferito ancora una volta come primo cambio offensivo dopo il vantaggio bianconero. Una costante che dura ormai dal 12 dicembre, ultima presenza dal primo minuto di Keita nella sconfitta di San Siro contro l’Inter. Da quel momento in poi solo spezzoni, tolto l’intero secondo tempo nella gara d’andata contro l’Udinese. Undici, diciannove, otto, trentasei e di nuovo undici, questo il minutaggio dell’ex Monaco nelle cinque presenze raccolte nel 2022, alle quali vanno aggiunti i sei minuti prima di Natale a Torino contro la Juventus, le tre gare viste interamente dalla panchina e le cinque saltate a causa della Coppa d’Africa.
Mistero
La competizione continentale vinta dal suo Senegal è diventata così il tema di una nuova narrazione lontana dalla realtà . Hanno infatti stupito le parole di Mazzarri nel post gara dopo la sconfitta contro la Juventus. “Keita è rientrato da poco dalla Coppa d’Africa“, questo quanto detto dal tecnico toscano. Due mesi, tanto è passato dal rientro in Sardegna dell’attaccante classe ’95 dopo la finale vinta da spettatore contro l’Egitto. Così come stona l’alibi di un Pavoletti appena tornato dal Covid avendo come alternativa il numero nove al 100% della sua condizione. Una sorta di arrampicata sugli specchi per giustificare gerarchie legittime, ma che vedono di fatto Keita indietro a prescindere dalla situazione contingente. Perché delle due l’una, o il giocatore non dà garanzie – e quel “sta bene” è pura retorica – oppure la scelta è prettamente tecnica a prescindere dall’andamento della squadra. E per un calciatore con un ingaggio importante come il suo, ecco che l’investimento economico non trova risposte sul campo. “L’operazione Keita è nata tre giorni prima, c’era anche la pista Scamacca ma noi eravamo convinti che, anche per caratteristiche, lui ci avrebbe dato qualcosa in più”, queste le parole di Giulini a Videolina Sport lo scorso 13 settembre. Realtà e narrazione, appunto.
Disillusione
Ventidue presenze, 3 gol, 11 gare dall’inizio. La stagione di Keita era partita con ben altri auspici e quel ruolo da innesto della disperazione non era sicuramente nelle attese. “Sono contento per la sfida e voglio dimostrare tutto il mio valore“, disse nella sua prima intervista ai canali ufficiali del club rossoblù. “Mi ha convinto il presidente Giulini, il suo interessamento è stato così forte che mi ha reso subito felice“. Felicità lontana, così come l’ultimo gol siglato il 21 novembre. Una rovesciata spettacolare contro il Sassuolo, prossimo avversario del Cagliari e crocevia decisivo in chiave salvezza. Con Mazzarri che fatica a trovare la quadra offensiva al di là del solito Joao Pedro, tra un Pavoletti che impone un gioco fatto di palle lunghe e seconde palle e un Pereiro tornato altalenante, ecco che Keita potrebbe essere la soluzione per cambiare le carte in tavola. Certo, anche lontano dalla Sardegna è spesso rimasto a guardare, attore poco protagonista con il suo Senegal campione d’Africa, ma in rossoblù la concorrenza non risponde al nome di Sadio Mané e i risultati negativi delle ultime cinque partite impongono quei cambi “difficili quando una squadra va bene”.
La maledizione dei numeri nove dell’era Giulini sembra dunque aver colpito anche Keita Baldé. Dal primo, Samuele Longo, al Simeone del secondo anno rossoblù, passando per Melchiorri, Giannetti, Cerri e Paloschi, l’attaccante che ha vestito la maglia per eccellenza del centravanti ha sempre deluso tra prestazioni negative o sfortuna. Keita avrà sei partite – Mazzarri volendo – per aiutare il Cagliari a raggiungere la salvezza e riscattare una maglia che ha portato poche gioie e tanti dolori.
Matteo Zizola














