Il difensore centrale del Cagliari, Edoardo Goldaniga, è intervenuto ai microfoni di Radio Serie A TV. Queste le sue dichiarazioni.
Tour di amichevoli in Sardegna
“L’iniziativa delle amichevoli in giro per la Sardegna come quella contro la Nuorese? Non è sicuramente la prima volta che facciamo queste amichevoli in giro per l’isola però sicuramente è motivo d’orgoglio perché arriviamo in qualsiasi città e ci sono sempre tanti tifosi e quindi è sempre una giornata speciale sia per noi sia per i tifosi che vengono a vederci da tutta l’isola”.
Il ritorno in Serie A
“Noi siamo arrivati in Serie A davvero come l’ultima squadra perché comunque siamo arrivati all’ultimo secondo dell’ultima partita di Serie B, nei playoff contro il Bari. Sapevamo che quest’anno potevamo avere, soprattutto all’inizio, un momento di adattamento a un campionato, per tanti, nuovo e infatti le prime uscite non sono andate come speravamo anche se comunque abbiamo affrontato squadre importanti. Sapevamo di fare un certo tipo di percorso, noi abbiamo l’obiettivo di salvarci e se ci salveremo sarà sicuramente alle ultime giornate di campionato. È un percorso lungo dove non bisogna mai entusiasmarsi: quando vinciamo non dobbiamo andare al settimo cielo e quando perdiamo non dobbiamo sicuramente demoralizzarci. Ora sembra che le cose le abbiamo un po’ sistemate però ripeto la strada è tanto lunga per arrivare al nostro obiettivo”.
Dalla retrocessione in B alla cavalcata verso la A
“Il primo flash che mi viene in mente ripensando alla scorsa stagione tra campionato cadetto e playoff? Penso sia la finale (contro il Bari). Ho dei ricordi pazzeschi. Vincere così al 94′, all’ultimo secondo, sotto la pioggia, dove loro ormai cantavano pensando già di essere in Serie A, è stato veramente qualcosa di indescrivibile e questo me lo porterò dentro per tutta la vita. Sicuramente è stato un anno intenso e giocarci i playoff non è stato facile però avevamo comunque trovato una quadra, una convinzione e anche la sera prima della finale eravamo straconvinti di risalire. Il post partita di Bari durato fino alla mattina dopo? Per due giorni alcuni di noi non hanno dormito (sorride n.d.r.). Siamo tornati a Cagliari e c’era veramente tutta la città in festa. Mi ricordo che io e qualche altro compagno siamo andati a fare il bagno al Poetto all’alba, quindi è stata tutta un’emozione che fa bene al cuore. Il calcio però dà delle grande gioie ma anche delle grandi sofferenze. L’anno prima, all’ultima giornata a Venezia, dovevamo fare un gol per salvarci e non ci siamo riusciti. Quella lì è stata una grandissima delusione per me a livello umano. Avevo dato veramente tutto sperando di arrivare a questa mitica salvezza e invece poi non ce l’abbiamo fatta ma la vita ce l’ha ridata un anno dopo. È stata una grande gioia”.
Ranieri
“Qual è l’insegnamento più grande che ci ha lasciato il mister dal suo ritorno? Il mister non ha bisogno di grandi presentazioni. La sua carriera parla da sè. Il mister è una persona con tantissimi pregi, ha una grandissima voglia di insegnare il suo credo, di non mollare mai quindi penso che queste ricette siano state fondamentali l’anno scorso per raggiungere quello che abbiamo raggiunto e quest’anno dobbiamo raggiungere con il mister il nostro obiettivo che è la salvezza”.
La permanenza a Cagliari e il nuovo stadio
“Se il Cagliari può essere per me una piazza su cui piantare le radici dopo aver tanto girato in carriera? Nella mia carriera ho girato abbastanza. Avevo trovato il mio punto che era al Genoa, pensavo di rimanerci più anni e invece ci sono rimasto solo due anni per varie vicissitudini societarie e quindi poi non è andato in porto niente. Sono arrivato a Cagliari due anni e mezzo fa e ho capito subito che questo sarebbe stato il posto giusto per rimanerci a lungo perché è una città che ha grande ambizione, che ha una grande tifoseria che non è solo Cagliari ma è tutta la Sardegna come dimostrato anche in queste amichevoli. È una società dove mi piacerebbe rimanere a lungo ma come sempre i matrimoni si fanno in due quindi non sta solo a me decidere ma anche alla società . Sicuramente è una società all’avanguardia, con un centro sportivo che penso sia tra i migliori d’Italia, hanno la voglia di fare lo stadio e secondo me il Cagliari, sia come società che come città , merita di avere uno stadio all’avanguardia. L’anno scorso, nelle finali playoff, penso che se ci fosse uno stadio da 30.000 persone lo riempivano perché c’è talmente tanta passione che è giusto che venga data la possibilità a tutti di vedere una partita del Cagliari. Anche quest’anno siamo una delle squadre che ha più abbonamenti però lo stadio è quello che è. Speriamo che diano il via allo stadio nuovo che il Cagliari e la Sardegna meritano di avere”.
Percorso
“A me piace guardare le tabelle. Abbiamo incontrato delle squadre difficili. Quando incontri Inter, Milan, Atalanta, Roma, Fiorentina e Juventus, sono tutte squadre sulla carta difficili. Com’è stato detto prima, ci sono stati dei risultati inaspettati. Se si va a vedere l’Empoli che vince a Napoli, prima della partita nessuno l’avrebbe detto. Quelli sono punti che messi in classifica fanno solo che bene sia per l’autostima che soprattutto per la classifica. Sono punto che in teoria sulla tabella non ci dovrebbero essere. Ora abbiamo queste partite qui e anche contro Napoli e Lazio speriamo di giocarcela come abbiamo fatto contro la Juventus, magari portando a casa quanti più punti possibili da ogni campo. Le altre partite? Dobbiamo chiudere il girone d’andata raggiungendo un determinato punteggio per poi affrontare il girone di ritorno”.
La rimonta contro il Frosinone
“Finito il primo tempo rientriamo negli spogliatoi e sotto 2-0 è giusto dirci che ci credi perché la partita non è finita sul 2-0, la puoi pareggiare o puoi vincerla com’è successo l’anno scorso (si riferisce alla rimonta playoff contro il Parma n.d.r.). Contro il Frosinone l’obiettivo era tornare in campo come abbiamo fatto nel secondo tempo e cercare di rimettere apposto la partita. Ovviamente quando inizia il secondo tempo e prendi il terzo gol , dici ‘è una giornata in cui non va bene niente’. Poi la cosa bella del calcio è che è veloce”.
La Redazione














