Le parole in sala stampa del presidente del Cagliari Tommaso Giulini al termine della sfida di Reggio Emilia vinta dai rossoblù contro il Sassuolo che ha dato la salvezza anticipata ai sardi.
Sulla stagione
Così Tommaso Giulini: “Inizio io perché credo sia doveroso dedicare questa salvezza a Gigi Riva, che ha rappresentato per decenni questa squadra: nell’anno in cui Gigi è mancato non potevamo retrocedere. Mi è stato sempre vicino negli ultimi anni, nei momenti complicati c’è sempre stato: nel ritorno di mister Ranieri è stato fondamentale, perché il mister aveva timore di non farcela viste le acque in cui navigavamo lo scorso anno. Ma grazie alle parole di Riva e al suo endorsement pubblico ora siamo qui a festeggiare, quindi il mio primo pensiero va ovviamente a Gigi. Quando è mancato è stato uno dei momenti più forti dell’anno, perché quando ci siamo ritrovati a Bonaria abbiamo capito che questa stagione non poteva finire in un altro modo rispetto a questo. Futuro di Ranieri? Intanto lo ringrazio intanto per la camminata sotto la curva insieme a lui: è stato emozionante, Cagliari è Ranieri oltre che Riva e andare davanti ai tifosi con lui è stato un momento stupendo. Senza questa unione dell’ambiente e tra i tifosi non saremmo arrivati qui oggi: da fuori può essere sembrata una partita più facile di quella che è stata, perché il Sassuolo era assolutamente determinato a vincere come noi. I tifosi però ci hanno soffiato dietro. Venezia, Bari e Reggio Emilia: le emozioni di queste tre partite? A Venezia ci è crollato il mondo addosso, è stato il momento più brutto della mia vita dopo la perdita di mio padre, cui dedico questa salvezza perché oggi sarebbe stato il suo compleanno. Senza di lui non sarei stato qui oggi, quando ho visto che si giocava il 19 maggio ho capito che saremmo usciti da qui solo con i tre punti. Qual è stato l’episodio decisivo per la salvezza, dal punto di vista della società? Secondo me il postpartita contro la Lazio e mettere tanti di questi ragazzi di fronte alle proprie responsabilità, perché forse qualcuno non aveva capito subito dove era arrivato e quanto sia importante indossare la maglia del Cagliari. Sul futuro di Ranieri dico: siamo andati a cena con lui e Bonato, abbiamo parlato insieme. Sicuramente ci starà pensando con sua moglie, come ha fatto dopo Bari. Ma lui sa quanto vorremmo che lui rimanesse, e dico anche più di qualche anno. Perché l’unione che si è creata in questo anno e mezzo è veramente forte e ho visto a fine partita qualche giocatore convinto di poter fare ancora meglio l’anno prossimo. E questo non mi era più successo. Credo che il mister ci penserà per bene prima di lasciare adesso, ne sono convinto. Per quanto riguarda Bonato, ci ha portato a gennaio Mina e Gaetano, fondamentali per il mercato chirurgico che è stato. Allora abbiamo firmato un contratto che prevedeva la conferma in caso di salvezza, quindi i prossimi due anni resterà con noi e posso ufficializzarlo. Lui, insieme al direttore Stefano Melis, sono stati fondamentali nel rimettere a posto alcuni tasselli dopo la dolorosissima retrocessione di due anni fa. Come migliorare la prossima stagione? Sicuramente dovremo essere più bravi, perché quest’estate qualche errore è stato fatto. Se il girone d’andata non è andato come ci aspettavamo, evidentemente ci sono le responsabilità. Sono contento per Prati, perché questo è tutto mio: ho lottato per averlo con noi, ma si merita tutto perché ha la mentalità del campione e se continuerà così diventerà una risorsa importante per la nazionale italiana”.
Bilancio dei primi 10 anni
“Quante volte ho avuto dubbi in stagione su Ranieri? Ho sempre pensato che questa squadra potesse salvarla solo lui, ma subentrare a lui…io spero che non smetta anche per questo, perché non vorrei essere nei panni di colui che gli dovesse subentrare. Certo, probabilmente con un altro allenatore nei momenti più bui un pensiero a un cambio ci sarebbe stato. Un bilancio di questi primi 10 anni? Ho sentito il discorso del mister, l’ho ricordato anche a Natale: in questi 10 anni l’80% è stato Serie A. E posso solo essere fiero e orgoglioso di questo. Spesso mi vengono rinfacciate le dichiarazioni di dieci anni fa quando parlai di Europa: punto, oggi come allora, ad avvicinarci alle posizioni che valgono l’Europa. E lo ripeto anche oggi: mi piacerebbe poter lottare per qualcosa di più. Ci sono riuscite Atalanta, Bologna e Torino, potremmo fare anche noi una stagione simile a quella dei granata. Ci siamo arrivati vicini con Maran, poi è arrivato il Covid: poi arrivò Zenga e alla fine quella è stata una bella salvezza, ma poteva essere l’anno come quelli che sognavo io e quelli che sognano tutti. Ma questo non vuol dire professare sogni e volontà di Europa perché oggettivamente il calcio di oggi è veramente difficile ed è difficile pensare di poter costantemente stare in quelle posizioni. C’è riuscita l’Atalanta ma è un miracolo sportivo, ma pensate quante piazze importanti sono in Serie B o addirittura in Serie C. Se arrivasse una proprietà forte come può essere quella del Como o del Parma io sarei il primo a passare la mano, anche perché in questi dieci anni mi son tolto grandi gioie e soddisfazioni. Ma finché resterò io bisognerà tenere i piedi per terra e ripartire dai giovani. Il Cagliari e il mister hanno fatto un miracolo trovando una salvezza puntando su tanti giovani di proprietà: Luvumbo, Prati, Sulemana, Obert, Di Pardo e altri giovani. Non penso che ci siano tante squadre che abbiano schierato tutti questi giovani e abbiano trovato la salvezza. Questa sarà la politica perché finché ci sarò io, non voglio illudere nessuno. Abbiamo provato ad alzare l’asticella dopo la cessione di Barella, ma dopo il Covid non è stato possibile avere le risorse per fare quel mercato. Quindi cercheremo di andare avanti con orgoglio e politiche sensate, investendo su giocatori di prospettiva. Obert ha già avuto offerte molto importanti a gennaio, come Anderlecht e Cremonese: poteva andare a guadagnare due o tre volte di più, ma è voluto restare qui. Ranieri? Le poche volte che sbaglia lo ammette, lo fa anche davanti a chi ha bisogno di sentire che l’allenatore può sbagliare. Io con lui sono cresciuto tantissimo in quest’ultimo anno e mezzo. Anche il gesto di Bari: da anni con mia moglie e la Fondazione Giulini portiamo avanti questo discorso nelle scuole, ma quel gesto è stato il coronamento del nostro percorso”.
dall’inviato a Reggio Emilia Francesco Aresu