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Cagliari, giù le mani da Joao Pedro: capitano e leader dai mille volti

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In alcune occasioni si è trascinatori agendo nell’ombra, attraverso gesti che non vengono segnati a referto, ma che fanno in modo che almeno che qualcosa scatti all’interno della mente dei propri compagni. Un allungo, un contrasto, un cenno o un urlo. Basta poco per dimostrare di essere leader. In ogni squadra di calcio tutti i giocatori hanno un ruolo e un compito ben specifico, specie in un calcio iper-specializzato come quello moderno. C’è chi difende, chi gestisce il gioco facendo girare la squadra e infine chi, grazie ai gol, concretizza il lavoro che i vari reparti svolgono. C’è anche chi, come Joao Pedro, è più semplicemente un punto di riferimento, un faro in mezzo al buio sul quale fare affidamento quando nel pieno di una burrasca, non si conosce la rotta che porta alla salvezza.

Primo a difendere

Il compito di un attaccante, soprattutto nel calcio moderno, non è solo quello di segnare per far vincere la propria squadra, ma anche di dettare il pressing in fase di impostazione degli avversari. Questo compito, in occasione del match di ritorno contro la Sampdoria, il brasiliano lo ha svolto in maniera egregia. Quando Chabot o Yoshida andavano a impostare dal basso il primo ad arrivare in pressione era sempre Joao Pedro, con l’aiuto di Pavoletti e delle mezzali. L’importanza fondamentale in fase di non possesso da parte del capitano rossoblù si è vista soprattutto per il numero di palloni recuperati (5). Emblematico è stato il raddoppio fatto sull’ex di turno Albin Ekdal, insieme a Deiola. Grazie alla sua pressione il capitano rossoblù è riuscito a recuperare un pallone importante che lo vedeva lanciato verso la fascia sinistra del campo in contropiede. La ripartenza è stata vanificata dalla mancata concessione del vantaggio da parte dell’arbitro che, per la fretta di voler sanzionare con il cartellino giallo lo svedese blucerchiato, ha bloccato il contropiede in campo aperto del brasiliano.

Regista offensivo

Quando il centrocampo è intasato e gli spazi sono stretti, il talento e la lettura del gioco devono venir fuori e mettersi a servizio della squadra. Il lavoro del capitano rossoblù anche in fase di impostazione è stato fondamentale seppur visibile solo agli occhi dei più attenti. Più volte Joao Pedro ha contribuito nel dettare la manovra dei suoi compagni, e in altrettante occasioni le sue letture hanno portato i sardi ad essere pericolosi. Siamo al 70′ del secondo tempo, il Cagliari è spinto dall’entusiasmo del pareggio ottenuto grazie alla rete di Deiola. I rossoblù sono in fiducia e vogliono trovare il gol del sorpasso. Quando la foga e la voglia di fare subentra, molto spesso viene meno la lucidità e la freddezza per fermarsi e ragionare. In questa occasione dopo aver avuto una buona progressione offensiva il Cagliari riconquista palla sulla trequarti avversaria, e in un fazzoletto di campo si ritrovano Grassi, Carboni e Joao Pedro. In quella situazione è bastato un cenno dell’attaccante, che ha suggerito l’inserimento alle sue spalle del numero 27 rossoblù, per riuscire a venir fuori in maniera propositiva da una situazione di pressing e confusione. Da quell’uscita è poi nato il gol del vantaggio siglato da Pavoletti.

Attaccante generoso

L’attaccante deve segnare e ha bisogno di farlo perché, per star bene con se stesso, deve sentire l’adrenalina scorrere nelle vene dopo che un suo tiro gonfia la rete. Quest’anno Joao Pedro ha vissuto più volte questa emozione. Nell’ultima uscita stagionale però non c’è riuscito, ma se Deiola e Pavoletti hanno avuto questa gioia, tanto del merito lo devono alle giocate e alle intuizioni del loro capitano. Come in occasione del gol del vantaggio: anche per la rete di Deiola il contributo del numero 10 rossoblù è stato prezioso. Sulla ripartenza di Marin, autore di una prestazione da incorniciare, il taglio del brasiliano verso il dischetto del rigore ha permesso che si liberasse un corridoio per l’inserimento del centrocampista classe ‘95. Quel movimento ha fatto in modo di attrarre a sé Dragusin lasciando lo spazio al mediano ex Ajax di servire il suo compagno dentro l’area per siglare il gol del momentaneo pareggio.

Leader carismatico

Molto spesso per trascinare una squadra serve un evento, una forte emozione che spinga gli altri a trovare delle forze e delle certezze che sono latenti. In occasione del match contro i blucerchiati di D’Aversa, lui è stata la guida al quale i giocatori facevano affidamento nei momenti in cui bisognava cambiare passo. L’appuntamento con il gol è mancato per Joao Pedro e questo, ai più pretenziosi, è balzato subito all’occhio per far storcere ingiustamente il naso. Quando giochi una partita complicata e in una situazione di emergenza dovuta, oltre alla classifica, anche a una rosa decimata tra infortuni, positività al virus e impegni con le nazionali (Keita), sono i particolari che permettono a un capitano di portare la squadra alla vittoria. Sono i piccoli gesti che trasformano un calciatore in un leader e quando una barca sta affondando, le piccolezze possono trasformare una disfatta in una grande impresa.

Andrea Olmeo

 

TAG:  Serie A
 
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