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Cagliari, Filippi: “Idrissi può far bene in A, ma va inserito nel giusto modo”

Il tecnico della Primavera del Cagliari, Michele Filippi | Foto Cagliari Calcio/Valerio Spano
Il tecnico della Primavera del Cagliari, Michele Filippi | Foto Cagliari Calcio/Valerio Spano
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“Spazio ai giovani”: è questa la direzione tracciata dal presidente del Cagliari Tommaso Giulini nella conferenza stampa di ieri, giovedì 26 giugno a Palazzo Tirso per la stagione 2025-26. Un messaggio chiaro, rilanciato anche nella scelta di affidare la prima squadra a Fabio Pisacane, tecnico cresciuto nella Primavera rossoblù e attento alla gestione e valorizzazione dei profili emergenti. Tra i giovani su cui si punta c’è anche Riyad Idrissi, reduce da una stagione convincente con la maglia del Modena in Serie B, chiusa con 29 presenze e 1 gol. Per conoscerlo meglio, abbiamo intervistato Michele Filippi, allenatore che lo ha allenato nella stagione 2022-23 al Cagliari Primavera, che ci ha parlato così dell’esterno classe 2005. Di seguito le sue parole.

Mister Filippi, lei ha allenato Riyad Idrissi nella Primavera del Cagliari nella stagione 2022-23. Ci può tracciare un suo profilo dal punto vista tecnico e umano?

“Quella stagione fu la sua prima nel campionato Primavera, essendo un classe 2005. La particolarità di quell’anno è che rientrava da un infortunio al crociato: aveva ripreso ad allenarsi solo verso la fine dell’annata precedente, ma non aveva ancora disputato gare ufficiali. Come spesso accade dopo un infortunio così delicato, la stagione successiva è sempre piena di incognite. Riyad, dopo qualche difficoltà iniziale in preparazione e nelle prime partite, ha mostrato una crescita progressiva, favorita anche dalla fiducia che gli abbiamo dato. Questo lo ha aiutato a superare alcune criticità, sia fisiche che mentali, legate al recupero post-infortunio. Da ottobre a febbraio ha avuto un exploit notevole, tanto che l’allora CT dell’Under 19, Alberto Bollini, mi chiamò per chiedermi informazioni su di lui. Noi, come staff, lo abbiamo gestito nel modo giusto: dandogli fiducia anche nei momenti difficili, ma sapendolo anche sostituire quando le cose andavano bene, proprio per aiutarlo a rafforzare la sua autostima. Dal punto di vista umano è un ragazzo particolare, con una sensibilità atipica per questa generazione. Ha un forte senso della famiglia, qualità non sempre comune tra i suoi coetanei. È educato, serio, molto professionale. A volte ho pensato che la sua sensibilità potesse essere un limite, ma ha sempre dimostrato di saperla trasformare in una risorsa. Già allora mostrava un grande attaccamento alla professione.
Dal punto di vista tecnico ha le caratteristiche ideali per giocare come esterno basso in una difesa a quattro o come quinto in un sistema a cinque. Ha gamba, progressione, e buone letture degli spazi, qualità sempre più richieste nel calcio moderno. È molto bravo a interpretare il gioco, muovendosi anche in zone non strettamente di sua competenza, sa entrare dentro al campo e giocare tra le linee. È un giocatore versatile e di grande prospettiva. Sono stato contento di vederlo approdare al Modena insieme a Matteo Cotali, un giocatore che conosco bene e che penso lo abbia aiutato molto a Modena, sia dal punto di vista calcistico che umano”.

In cosa crede sia cresciuto maggiormente in questi ultimi anni? Quali sono i suoi principali punti di forza e su quali aspetti, invece, può ancora migliorare?

“Purtroppo quest’anno l’ho visto giocare poco, ma ogni volta che l’ho seguito mi è sembrato un giocatore più maturo, capace di unire autostima e qualità. Mi è sembrato un ragazzo più consapevole dei propri mezzi. È cresciuto molto nella presenza mentale durante tutta la partita: oggi è sempre dentro al gioco, coinvolto, con pochissimi momenti di assenza. Questo è un passo avanti importante, che non tutti i giovani riescono a compiere subito. È un giocatore abbastanza completo: bravo in difesa nell’uno contro uno e con buone capacità offensive di spinta. Nel calcio moderno può ricoprire più ruoli: quello di costruttore o quello di esterno per dare ampiezza offensiva, ruoli che sarebbe capace di fare, in egual misura, anche nella stessa partita. Insomma, parte da questa base poi starà a lui saper implementare altre caratteristiche e qualità. Mi ha sempre dato l’impressione di essere un ragazzo in grado di adattarsi alla categoria in cui gioca, e ora che si affaccia alla Serie A, sarà interessante vedere come reagirà. Penso che, per approccio alla vita e alla professione, saprà reggere il salto“. Per quanto riguarda invece punti deboli, faccio fatica a trovarne nel contesto in cui l’ho allenato. Certo, all’inizio della ripresa post-infortunio mostrava una corsa non del tutto fluida, ma quando era in giornata si percepiva in lui una superiorità netta rispetto agli altri. In Serie A, ovviamente, dovrà affinare alcune cose: la qualità delle giocate offensive, la precisione nei cross, la gestione degli spazi e dei tempi. Mentre in fase difensiva, dovrà crescere ancora negli uno contro uno, che nella massima serie diventano duelli determinanti contro avversari rapidi e tecnicamente molto forti. Quella sarà una sfida cruciale per lui”.

Al Modena, nella passata stagione in Serie B, la prima tra i professionisti, è riuscito a ritagliarsi spazio disputando 29 presenze tra campionato e Coppa Italia. Crede sia pronto per il salto nella prima squadra del Cagliari?

“Quest’anno ha dimostrato di sì. Non credo ci debbano essere particolari remore. Secondo me sarà importante affiancargli un giocatore esperto, capace di guidarlo e consigliarlo. La gestione dei giovani, a mio avviso, passa anche da questo: capire quando farli giocare e quando, invece, è meglio tenerli fuori, non in base al numero di minuti, ma alla qualità dei minuti giocati. Avere accanto qualcuno che possa ‘coprirgli le spalle’, fargli da riferimento, da esempio, sia fuori che dentro al campo può essere fondamentale. Dargli il giusto minutaggio, senza pressioni eccessive, sarà determinante. E questo riguarda tutti: staff, tifosi e ambiente. Ci vuole equilibrio per accompagnarlo in un percorso di crescita graduale, che deve passare da prestazioni, presenze, ma anche dalla libertà di poter sbagliare. La mia sensazione è che lui sia pronto. E se sarà inserito nel modo giusto, può davvero ritagliarsi il suo spazio anche in Serie A”.

Che consiglio gli darebbe alla vigilia di questa stagione?

“Di continuare ad essere sé stesso. Nei modi, nei comportamenti, nella sua spontaneità. Era un ragazzo che emozionava, anche nella quotidianità. Spero riesca a restare fedele a quei valori che ha assimilato dalla sua famiglia — valori solidi, su cui nessuno può prendersi meriti se non loro. Già a 18 anni mostrava una matrice identitaria molto chiara e profonda. Deve restare ambasciatore di quei valori, senza forzature. Come gli dicevo spesso, tutto il resto verrà da sé. Aveva una sensibilità particolare verso i compagni e lo staff, e da quello sguardo percepivi una profondità d’animo rara nei ragazzi di oggi. Quella dedizione, quella cura maniacale per i dettagli, la voglia di migliorarsi continuamente: sono tutte qualità che non vanno disperse. È sempre stato molto focalizzato sull’obiettivo di diventare un professionista, anche per ripagare la sua famiglia. Ma la chiave è continuare a fare tutto con semplicità, senza costruirsi troppi film nella testa. Mi piacerebbe rivedere, anche in Serie A, lo stesso ragazzo che ho conosciuto e che ho visto tornare in campo con quegli stessi atteggiamenti positivi nelle poche occasioni in cui l’ho seguito quest’anno”.

Parlando del suo futuro, invece, quando la rivedremo tornare in panchina?

“Al momento mi sto godendo un periodo di pausa, che mi sta servendo per ricaricare le batterie ma anche per crescere, sia a livello tecnico che personale. Sto cercando di arricchire le mie competenze, approfittando del tempo libero per migliorarmi. Nella scorsa stagione ho ricevuto attestati di stima importanti, soprattutto a livello regionale: sono stato molto vicino al Latte Dolce, in un’operazione che poi non si è conclusa. Quest’anno, sono stato anche molto vicino al Tempio, ma anche in questo caso, la società ha fatto altre scelte. Indipendentemente da questo, da parte mia c’è tanta voglia di tornare in panchina. Aspetto la situazione giusta, una realtà seria, dove possa tornare a divertirmi e fare calcio”.

Giuseppe Meloni

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