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Cagliari e il 10% delle quote ai tifosi, il progetto Assist: “Ecco la nostra proposta”

14-08-2021 Calcio, Coppa Italia 2021-2022, Unipol Domus Cagliari, Cagliari vs Pisa. Foto Gianluca Zuddas/Centotrentuno.com. Nella foto: distinti
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“Nuovi soci? Noi entro fine giugno presenteremo il progetto definitivo del nuovo stadio e farebbe comodo avere dei soci, abbiamo un 10% che potremmo usare per coinvolgere l’azionariato popolare”. Così aveva detto il presidente del Cagliari, Tommaso Giulini, nella conferenza stampa post-partita di Venezia dello scorso 15 maggio, giorno che ha portato alla seconda retrocessione della sua gestione in Serie B. Un progetto che affascina quello dell’azionariato popolare, guardando soprattutto a realtà come delle polisportive spagnole e tedesche, ma che in Italia non ha mai avuto però lo stesso impatto. L’apertura del presidente Giulini ha però fatto però muovere le prime idee. La prima è quella di Massimiliano Zuddas, direttore sportivo professionista dal 2015, ideatore del progetto Assist, intenzionato a promuovere un’azione di partecipazione attiva e responsabile dei tifosi nella gestione del club, che si renderebbe concreta con l’acquisizione di alcune quote della società. Un progetto aperto a tutti, politico-sportivo, che avrebbe ricadute sociali ed economiche.

Preferisco usare partecipazione attiva e responsabile dei tifosi più che azionariato popolare – afferma Zuddas, che negli anni non ha mai interrotto neanche la sua attività da dirigente sportivo – perché nel caso del Cagliari e anche dell’Italia non ha molto senso parlare del secondo o di gestione a sovranità popolare perché in questo momento non ci sono i presupposti culturali per farlo. Diventerebbe solamente un qualcosa di romantico, che rischierebbe di essere messo subito da parte. Ci sono piccole realtà che già fanno qualcosa in questo senso, come MyRoma al cui interno però ci sono solo 500 persone. È già un successo che si parli di qualcosa del genere, in questo momento il mio tentativo è quello di sensibilizzare le persone agli innumerevoli vantaggi che un fatto del genere porterebbe“.

Perché non si può parlare di azionariato popolare? E quali sarebbero i vantaggi nell’adozione di un progetto come quello proposto?

In Germania tutti i club sono nati come polisportive e come base hanno avuto sempre una quota di partecipazione sociale molto alta. Ma, soprattutto, lì è intervenuto lo stato, ha messo dei paletti e le federazioni si sono adeguate. In Italia questo non c’è ma non significa che non si possa provare. Se si dovesse confermare quest’apertura, a questo eventuale 10% sarebbe comunque importante simbolicamente far partecipare i tifosi. Non è una questua, ci tengo tanto a precisarlo. Nel caso dell’azionariato popolare dal punto di vista legislativo la situazione non è chiara in Italia. Ci sono state due proposte, una a firma Lega e una Movimento Cinque Stelle che non hanno completato il proprio iter, le federazioni ancora invece sembrano non voler promuovere la partecipazione di più soggetti. In questa avventura sto cercando di convincere le persone dei vantaggi di un progetto del genere. Con la compartecipazione delle responsabilità, per esempio, cadrebbero in questo alcune storture date dalla sola persona al comando“.

Concretamente, in cosa consisterebbe il progetto per il Cagliari? Ha avuto altri colloqui con la società? Cosa rende oggi più forte la proposta? 

L’azione concreta sarebbe quella di pagare delle quote associative, di fatto, quindi, essere soci. O in maniera associativa oppure attraverso quote individuali, che siano degli imprenditori o delle società sportive, per esempio. Sono cose però che si guadagnano a poco a poco, perché si intaccherebbe in ogni caso un modello economico che è molto sviluppato. Con il Cagliari ho fatto diversi colloqui, gli ultimi nel 2017 e nel 2019. Cosa è cambiato rispetto a qualche anno fa? Innanzitutto sono cambiato anche io e l’idea è diventata più pratica grazie a nuove esperienze. Tant’è che poi non ci ho pensato tanto a proporla“.

Ha avuto già qualche reazione da parte di imprenditori o di semplici persone alla sua proposta?

Noi siamo abituati a un certo modo di gestire la cosa sportiva, quindi una proposta del genere fa quasi scalpore. Ho avuto tante risposte soprattutto in privato. Io non ho niente da imputare a nessuno, se avrò occasione mi confronterò, potrebbe anche esserci un confronto con il sindaco di Cagliari in questo senso. Secondo me vale la pena approfondire, parlarne con serenità: la Sardegna è una terra particolare, abbiamo la nostra storia e questo potrebbe essere un modo per alzare un po’ la testa“.

Matteo Cardia

 

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