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Cagliari, Deiola: “A Udine siamo ripartiti: ci giochiamo tutto in un mese”

Alessandro Deiola durante Cagliari-Napoli | Foto Luigi Canu
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Il centrocampista del Cagliari, Alessandro Deiola, è intervenuto ai microfoni di Radio Serie A per analizzare la stagione dei rossoblù. Queste le sue dichiarazioni.

Sul pareggio contro il Napoli

“Il pareggio contro il Napoli ha sicuramente significato tanto per noi. Venivamo da un momento non facile e uscire da questi momenti è complicato. Siamo però un gruppo unito e l’unione porta a raggiungere i nostri obiettivi. Non è la prima volta che ci succede di riprendere le partite al novantesimo. Questa gara ci ha dato consapevolezza, abbiamo fatto una grandissima partita contro i campioni d’Italia. Questo risultato ci dà una carica in più in vista della gara di Empoli”

Sul gol di Pavoletti in finale playoff di B

“Era il novantesimo. Sapevamo che con il pareggio eravamo fuori. Cercavamo in tutti i modi di portare la palla in area di rigore in qualsiasi modo e lo facevamo con i lanci lunghi, anche se il mister odiava queste cose e continua tuttora ad odiarle. Io faccio un lancio lungo sulla testa di Pavoletti che viene respinto dal difensore. Ranieri mi disse ‘no, non farlo’. Nell’azione successiva, poi, allargai per Zappa che poi fece una grande giocata e così è nato il gol di Pavoletti a Bari”.

Sulla mancanza del gol in A

“A me piacere fare gol come a tutti i giocatori, indipendentemente dal ruolo. La sensazione di fare gol è unica però, a prescindere da questo, io mi metto a disposizione della squadra per raggiungere i nostri obiettivi e dando il massimo dentro e fuori dal campo. Per me giocare nel Cagliari ed essere cresciuto qua è un qualcosa di significativo. Quando vado in campo do il massimo e anche di più per portare a casa un risultato positivo”.

Sull’arrivo di Ranieri in B

“Ranieri, quando arrivò in B, non ha detto nulla di che perché la sua figura parlava da sola. Quello che ci ha dato l’anno scorso è stata una vampata di serenità e spensieratezza che ci mancava. È stata una cosa importante perché è riuscito a ricompattare il gruppo creando qualcosa di unico tra lui e noi. Non ha avuto bisogno di dire chissà che cosa. Noi l’abbiamo seguito, lo seguiamo e lo seguiremo. Lui ci potrà portare fino in fondo per ottenere i nostri obiettivi. Ranieri è come un padre per noi e lo seguiamo in tutto quello che ci dice di fare”.

Sulle dimissioni di Ranieri

“Non mi piace entrare nei particolari di questa vicenda perché sono cose successe nello spogliatoio e che devono rimanere dentro allo spogliatoio. Posso solamente dire che non era il momento di disunirci ma di compattarci ancora di più e di sentirci uniti proprio come una famiglia. Noi siamo una famiglia dove ognuno è disposto a fare di tutto per l’altro. Ci siamo detti che la nostra stagione doveva ripartire da Udine e penso che lì si sia visto, a parte i primi 25 minuti, un Cagliari diverso. Contro il Napoli, poi, siamo entrati benissimo in partita. Ora dobbiamo essere bravi perché ci aspetta un mese di scontri diretti dove ci giochiamo tutto”.

Sulla maglia del Cagliari

“Mi vengo i brividi sinceramente. Indossare la maglia del Cagliari è una sensazione molto profonda e importante. Ti senti tre volte più responsabile rispetto a quello che possono sentire gli altri. Tutti quelli che vengono qua sanno che non rappresentano una squadra ma un popolo intero, che è legatissimo a questi colori. Se la partita va male, passano una settimana dove stanno male. Se invece la gara va bene possiamo cambiare la settimana delle persone. Da sardo mi sento ancora i più responsabile. Per me è la squadra dove ho sempre sognato di giocare da bambino, sono riuscito a coronare questo sogno e non ho intenzione di fare scelte oltre a Cagliari”.

Sul rapporto con gli allenatori avuti in carriera

“L’esperienza al Tuttocuoio è stata la mia prima da professionista. Uscivo dalla Primavera del Cagliari e andare fuori di casa a 18 anni, soprattutto per noi sardi che siamo molto legati alla nostra terra, è stato difficile. Tuttavia è stata l’esperienza che mi è servita di più per entrare nel calcio che conta. Poi ho trovato un allenatore (Alvini n.d.r.) che è stato bravo a darmi continuità e lo ringrazio. Ho fatto i miei gol e le mie presenze tantoché l’anno dopo sono tornato al Cagliari in Serie B vincendo poi il campionato. Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno lasciato qualcosa però la cosa che mi ha reso felice è che sono riuscito a giocare con ognuno di loro e questo vuol dire che gli ho trasmesso qualcosa”.

La Redazione

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