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Cagliari, Caprile: “Avere Nicola è un plus per la salvezza, andiamo avanti compatti”

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In un’intervista sul canale Youtube della Serie A, il portiere del Cagliari Elia Caprile ha raccontato alcuni momenti della sua carriera. Dall’approccio al calcio all’arrivo in Sardegna, l’estremo difensore rossoblù ha parlato anche di Davide Nicola e della salvezza.

L’ispirazione da Buffon
“Il mio avvicinamento al calcio è dovuto al Mondiale del 2006, a tutta quell’estate che io, come tutti gli italiani, abbiamo vissuto incollati alla TV. Io mi innamorai della maglietta oro di Buffon. Mi innamorai di lui come portiere e poi mi innamorai della maglietta e del fatto che il portiere giocasse con una maglietta diversa rispetto agli altri. E poi mi sono innamorato anche del fatto che ci si butta nel fango, ci si sporca, sono cose che un calciatore normale non fa”.

Su Napoli
“Papà è di Napoli e noi abbiamo sempre vissuto la città da quando io ero piccolo. Quindi arrivare al Napoli e giocare è stato il coronamento di un sogno. Le emozioni sono state tante e io non ho mai nascosto che speravo di fare almeno una partita al Maradona con loro in tribuna e ho avuto la fortuna di realizzare questo sogno. Dico che è stato il coronamento di un sogno che, è vero, è durato 6 mesi, però quelle emozioni, indipendentemente da come andrà poi in futuro, saranno con me per sempre”.

Cagliari nel destino
“Non posso dire se era destino vestire la maglia del Cagliari. Sicuramente il Cagliari fa parte della mia più grande delusione, della mia più grande tristezza a livello calcistico. Fa parte anche di uno dei momenti migliori della mia vita, perché parare il primo rigore in Serie A (Cagliari-Empoli del 2023/2024 ndr) è qualcosa che mi porterò dentro per sempre. Dalla delusione col Bari, che è stata tanta, alla gioia di parare un rigore, magari c’era qualcosa di scritto da qualche parte”.

Su Davide Nicola
“Conoscere il mister mi ha dato una mano a entrare prima nei meccanismi della squadra. Sicuramente il mister è uno che in campionati per salvarsi sa il fatto suo e sicuramente a noi ci lega l’impresa di Empoli dell’anno scorso, quindi avere il mister in una corsa per la salvezza è sicuramente un plus”.

Il ruolo del portiere
“Il portiere ha una visuale della partita diversa, privilegiata. Io dalla porta devo cercare di dare una mano ai compagni perché io vedo cose che loro in campo non vedono. Poi so che in spogliatoio io sono uno dei più piccoli e quindi so che certe responsabilità devo lasciarle ai miei compagni con più esperienza. Io cerco solo di dare una mano, avendo una visione della partita completamente diversa”.

Sulla salvezza
“Dire cosa possiamo fare o non possiamo fare non spetta a me. Credo che il mister ne sappia molto più di me su quello che serve per salvarsi in Serie A. Sicuramente dobbiamo cercare di stare compatti e difendere da squadra. Il difendere bene, il non subire gol non dipende solo dai difensori o dal portiere. È una cosa che coinvolge tutta la squadra”.

La Redazione

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