È Raoul Bellanova l’ospite a “Il Cagliari in diretta” su Radiolina. Il laterale ventunenne, da quattro mesi titolare fisso in rossoblù, ha parlato della sua stagione ma non soltanto.
Bellanova comincia ricordando la sua esperienza al Bordeaux: «Sicuramente non è stata una scelta facile, anche per questo motivo. Era la mia prima esperienza lontano dalla famiglia, dopo che al Milan era come casa mia. L’età diventa un fattore di carattere: mentalmente non ero ancora pronto, infatti ho commesso degli errori che però mi sono serviti per diventare una persona migliore e un giocatore più intelligente da questo punto di vista. ».
L’arrivo a Cagliari
«Innanzitutto devo ringraziare enormemente il Cagliari, perché la scorsa estate per voci che giravano sul mio carattere non in tanti mi volevano prendere. Devo ringraziare un mio compagno a Pescara, Dessena, che ha parlato di me e smentito queste voci. Ha fatto credere in me al Cagliari e far sì che il presidente mi portasse in questa società. Una volta che ti nominano in un certo modo finché non smentisci certe voci rimangono. Poi in campo, pur essendo giovane, non riuscivo a sfondare e a fare il salto di qualità: si diceva che caratterialmente fossi una persona difficile. Devo ringraziare Dessena, che avendomi conosciuto come persona ha fatto sì che credesse in me».
Migliorato
Bellanova certifica la sua crescita: «A Cagliari è cambiato tutto. Devo ringraziarli perché hanno creduto in me ancor prima di me stesso. Dopo due anni difficili arrivare in Serie A non è facile: inizialmente non giocavo, poi il mister ha iniziato a conoscermi e mi ha fatto giocare contro Fiorentina e Lazio. Da lì ha iniziato a farmi giocare con costanza, credendo in un ragazzo giovane alle prime armi. Non sapeva se potessi far bene o far male, devo ringraziarlo. Prima della Roma non ho dormito, sapevo che era la partita del mio riscatto. Era l’occasione per far vedere che non erano vere le voci che giravano, dopo due anni difficili. Sono andato a dormire alle 10 la sera prima, volevo dimostrare: dopo la partita non ci credevo di aver giocato titolare in Serie A, contro la Roma e facendo una partita del genere».
Il gruppo
«Zappa e Lovato li conoscevo già dalla Nazionale, siamo molto amici. Con Altare ho giocato al Milan per diversi anni e ci conoscevamo già. Anche i più esperti mi hanno dato una mano: c’è un bel gruppo in generale. Si dice che un giocatore più gioca più prende fiducia, riuscendo a fare cose che senza consapevolezza non riuscirebbe a fare. Adesso mi sento bene e sento la fiducia, rischio magari una giocata che inizialmente non avrei provato. La cosa più importante è la consapevolezza nei propri mezzi. Il mister ci ha sempre detto di non vedere la classifica ma di lavorare senza guardare i punti che mancavano, perché sono cose che ti condizionano. In quest’anno nuovo abbiamo dimostrato di essere una nuova squadra, c’è andata anche di sfortuna. Dobbiamo guardare partita dopo partita, senza pensare ai “se” e ai “ma”».
Le curiosità
«Siamo una grandissima squadra. Nel mio ruolo giocava Nández, che è un grandissimo giocatore e giorno dopo giorno negli allenamenti cercavo di rubargli qualcosa. Posso solo che imparare, devo rimanere umile coi piedi per terra e continuare in questo modo. Come nasce il 12 sulle spalle? Il mio numero preferito è sempre stato il 2. Sono arrivato, semplicemente mi hanno fatto vedere la lista dei numeri liberi e ho scelto il 12. Però è presente il numero 2, quindi va bene così. Cagliari? Mi piace tantissimo dopo gli allenamenti andare in spiaggia, è tutto diverso rispetto a Milano. La città aiuta a stare bene con me stesso, anche per la famiglia e gli amici: non potevo trovare un posto migliore. Per me i miei genitori sono tutto, non abbiamo un passato facile come tanti calciatori hanno avuto. In un periodo difficile i miei genitori hanno creduto in me, privandosi magari di qualcosa. Hanno sempre creduto in me, se sono qua il 98% lo devo a loro. Sono anche i miei migliori amici, è un rapporto che non potrei spiegare a parole. Quando non giocavo in Francia cercavo di farli venire spesso».
La Nazionale
Bellanova si augura di trovare la maglia azzurra dopo le Under: «Sognare non costa nulla, ma penso a salvare il Cagliari. Devo tenere i piedi per terra, poi a fine stagione avrò tempo per pensare e altro. Ora penso all’obiettivo che tutti abbiamo: salvare una piazza che merita in questo campionato».
I compagni
«All’inizio Pavoletti mi riprendeva sempre, quando ho iniziato a giocare è venuto a dirmi che adesso sapevo perché lo faceva. Voleva spronarmi, questa cosa me la ricordo bene perché all’inizio mi stava vicino perché ci credeva tanto. Il rapporto con Mazzarri? Quando è arrivato il mister la mia paura era che coi ragazzi giovani non avesse un grande rapporto. Invece ora siamo fra le squadre più giovani del campionato, mi ha sempre aiutato. Viene e ti parla, lui stesso dice che la sua porta è sempre aperta. Non gli si può dire niente, poi è una persona che tiene tantissimo al suo lavoro. Sta mattina e sera al campo, cercando di dare quante più informazioni possibili per essere pronti».
L’episodio
Bellanova ricorda di quando fece una foto con Cristiano Ronaldo: «All’inizio non volevo neanche entrare, era appena finita la partita e avevamo pure perso. Sono andato nello spogliatoio, mi hanno detto di entrare e ho fatto la foto col mio idolo. L’errore che ho fatto è stato mandarla subito in un gruppo con dei miei amici, senza accorgermi di cosa c’era dietro (Giorgio Chiellini nudo, ndr). Il giorno dopo arrivavano messaggi su messaggi, ho capito che qualcuno l’aveva mandata in giro. I tifosi giustamente si sono arrabbiati, più che per la foto perché avevamo perso ed ero andato nello spogliatoio della Juventus. Un idolo nel mio ruolo? Hakimi mi piace tantissimo, fa tanti gol e spero di farne anche io. All’Inter ha fatto una stagione incredibile, anche prima al Borussia Dortmund. Adesso, meritatamente, è in una delle squadre più forti al mondo. Segnare io? Sto contando i pali e le traverse, spero di farne qualcuno anche io…»
Crescita
«La mia lacuna è sempre stata la fase difensiva. Sono sempre stato un terzino a quattro che puntava l’uomo, chiaro che a questi livelli la fase difensiva è più importante di quella offensiva, perché al primo errore ti puniscono in Serie A. Mi sono messo a lavorare, il mister e i collaboratori mi aiutano: cerco sempre di imparare, magari anche guardando partite, dai giocatori per fare meglio. Il Torino? L’errore che non dobbiamo fare è adagiarsi sul risultato fatto con il Napoli. Se guardiamo la classifica siamo sempre sotto, abbiamo perso due punti col Napoli dopo una prova incredibile che probabilmente nessuno si aspettava. Dobbiamo andare a Torino che sarà ancora più difficile: è una squadra che, come noi e il Verona, gioca a uomo e a viso aperto. Non dobbiamo fare l’errore di adagiarci sul risultato fatto col Napoli, andare lì e portare a casa quanti più punti possibili. Le partite diventano sempre meno».
Il rammarico
Bellanova torna sulla sfida col Napoli: «Siamo tornati in spogliatoio e l’amarezza era la prima cosa. Sapevamo di aver sprecato un’occasione e che quei due punti lì pesano, però siamo anche consapevoli di poter fare risultato con tutte. Seguendo i consigli del mister possiamo farcela. I miei interessi? Prima delle partite mi piace tanto ascoltare la musica, qualsiasi genere: mi carica molto. Poi mi piace tanto stare con gli amici, giocare a Call of Duty e rilassarmi a casa guardando un film o la TV. Film di che genere? Azione. Sto ricevendo tanti complimenti e ne sono contento, ma è un attimo sbagliare a questi livelli. La canzone del momento? Brividi, di Blanco e Mahmood».
La Redazione