Nel giorno di Sa die de sa Sardigna la Corona de Logu aveva invitato i comuni isolani (molti quelli che hanno aderito prontamente) a ricordare fattivamente un momento decisivo per la storia della nostra terra.
A La Nuova Sardegna, il sindaco di Bauladu Davide Corriga ha commentato una giornata molto importante per la sua comunità ma per la Sardegna tutta. La ricerca di un cambio di mentalità e di rafforzamento della propria identità anche attraverso gesti forti e collettivi.
Bauladu, visto anche il ruolo da protagonista di Corriga nella Corona de Logu e nel mondo indipendentista sardo, ha dato l’esempio con l’esecuzione di un cerchio che unisse idealmente tutto il popolo sardo. In piazza Giovanni Maria Angioy – come racconta La Nuova Sardegna – si sono viste una cinquantina di persone “a manutenta” (tenendosi per mano). Così è successo negli altri paesi di tutta la Sardegna che hanno aderito all’iniziativa.
L’obiettivo è sensibilizzare tutte le anime indipendentiste a fare fronte comune e a superare i motivi che dividono. Dalla ricerca del bilinguismo (anche attraverso la pubblicazione degli atti amministrativi e le delibere consiliari in sardo e in italiano), sono molte le iniziative che a Bauladi si stanno portando avanti in continuità con quanto si fece negli anni Ottanta. “Il senso odierno de Sa Die è quello di prendersi per mano per invertire – le parole di Corriga riportate da La Nuova Sardegna -, assumendoci pienamente la responsabilità dell’autogoverno. I numeri dicono che un sardo su tre vive in condizioni di povertà, altrettanti in un territorio inquinato. Povertà e inquinamento sono i barones del ventunesimo secolo, quelli che i sardi devono cacciare dall’isola”.