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Basket, Sacchetti: “Nazionale? Auguro a Pozzecco di ritrovare l’unità delle Olimpiadi”

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Chiusura speciale quella vissuta al Cagliari Basketball Camp, che per quattro settimane ha accolto bambini e ragazzi appassionati di basket presso gli impianti dell’Esperia Cagliari. Giornate scandite dagli allenamenti ma anche dalla presenza di diversi ospiti, da Matteo Soragna a coach Mario Fioretti, vice di Ettore Messina all’Olimpia Milano. L’ultimo arrivo in via Pessagno è stato però quello di uno degli uomini a cui il basket isolano è più legato, l’ex coach della Dinamo Sassari e della Nazionale Meo Sacchetti, arrivato nel capoluogo per trascorrere un po’ di tempo con i più giovani. Sacchetti, che nella prossima stagione allenerà Cantù in Serie A2, oltre a rispondere alle domande dei bambini più curiosi, ha parlato anche ai nostri microfoni.

Coach Sacchetti, perché ha ritenuto importante essere al Cagliari Basketball Camp?

Ho ricevuto la chiamata di Antonello Manca, che mi ha fatto vedere cosa si fa qui al camp. Io sono arrivato giusto mercoledì 20 luglio, perciò ho preso la macchina e sono venuto qui per stare qui con i bambini. Perché poi questo è un po’ il futuro della nostra pallacanestro, e specialmente dopo due anni di pandemia è sicuramente un grande passo avanti”.

Si è chiusa da poco più di un mese la sua esperienza in Nazionale. Ha fatto altre valutazioni in questo periodo? Cosa si aspetta e cosa augura agli azzurri per i prossimi Europei?

Ho fatto altre valutazioni, ma le tengo solo per me. La Nazionale è troppo importante. È giusto che Pozzecco e i ragazzi pensino alle partite di qualificazione ai mondiali e poi agli Europei che cominceranno in Italia. Non è il momento di dire qualcosa, ci sono delle cose che sono successe ma le conservo per me. Mi è già capitato in altre situazioni ma questa è la vita dell’allenatore. Cosa mi aspetto dagli Europei? Auguro solo a Pozzecco di trovare quell’unità di intenti che ho avuto al Pre-Olimpico e alle Olimpiadi. Quella è stata la cosa che mi porto dietro: il piacere di stare insieme del gruppo, che aveva delle punte di diamante ma anche dei giocatori che seppur poco impiegati avevano un gran trasporto nel far parte della squadra. E quando raggiungi un risultato così ti lascia un’eredità e un ricordo importante. Poi è logico che i risultati siano determinanti, ma vedere una squadra così coesa è stata la cosa più bella che ci potesse essere”.

Due degli uomini più importanti nel tragitto verso Tokyo e poi alle Olimpiadi sono stati Fontecchio e Spissu. Si aspettava di vedere il primo in NBA e un ritorno in Italia dopo appena una stagione del secondo?

Fontecchio ha fatto un passo cruciale, quello di andare fuori dall’Italia, all’Alba Berlino, senza cercare alcun alibi. Poi è andato a Vitoria ed è stato importante anche lì. Anche il suo matrimonio è stato una parte fondamentale della sua crescita di uomo. La voce dell’NBA girava, poi lui ha fatto molto bene alle Olimpiadi. È giusto che lui si giochi le sue carte per diventare un giocatore che può far bene in NBA. Spissu durante le Olimpiadi aveva avuto diversi problemi fisici, non ha avuto lo spazio che meritava, perché le cose stavano andando in una certa maniera e ha avuto difficoltà a giocare. La sua risposta però è stata importante. Non pensavo onestamente potesse giocare in Eurolega come invece ha dimostrato e bisogna dare valore a questo. So che cercava una squadra della massima competizione europea, ma sicuramente una squadra come Venezia, che è ambiziosa e fa l’Eurocup, potrà dare vita a un’esperienza positiva”.

Nella prossima stagione tornerà in panchina. Ha accettato la proposta di Cantù, nonostante il suo passato a Varese. Cosa l’ha spinta a rimettersi in gioco e che stagione si aspetta vista la competitività della categoria?

Le motivazioni ci sono e sono importanti perché un conto è fare solo un torneo o delle partite e un altro è seguire una squadra tutte le settimane. È una cosa completamente diversa da quella che ho fatto negli ultimi anni. Da varesino e da ex giocatore di Varese conosco benissimo il valore di Cantù, la storia che c’è dietro. Perciò non c’è stata nessuna titubanza nell’andare, anzi. Non ho mai guardato la differenza tra Serie A o Serie A2, io ho allenato in Serie C1 e C2, la pallacanestro è la pallacanestro e si trovano soddisfazioni ad ogni livello. Sicuramente non sarà una cosa facile con solo due promozioni, ma sappiamo di voler arrivare a quello. Ci sono tante squadre, qualcuna più forte sulla carta, ma ci sono anche sempre delle sorprese. Noi vogliamo essere lì per giocarcela”.

In Serie A1 Milano e Bologna sembrano ancora un passo avanti. Come vede il prossimo campionato e soprattutto la Dinamo Sassari?

Le potenzialità di Bologna e Milano sono veramente importanti perché possono avere roster da 15 o 16 giocatori, che diventano fondamentali nel corso della stagione con gli infortuni e non. C’è effettivamente uno scalino. Adesso sembra che anche Venezia abbia voglia di mettersi in mezzo tra loro, poi ci sono le solite squadre. L’anno scorso Brescia ha fatto bene fino ai playoff, Sassari con i cambi di playmaker e lungo ha visto vedere arrivare i risultati. Sicuramente il cambio del lungo porterà a una Dinamo diversa. Uno come Bilan non si trova tutti i giorni, mi sembra che Onuaku sia diverso e ci dovrà essere una impostazione un po’ differente nel gioco. Per Bucchi ci sarà un tipo di lavoro diverso da fare”.

Matteo Cardia

TAG:  Basket
 
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