Lunga intervista del ciclista di Villacidro al portale Oasport, nella quale il Cavaliere dei Quattro Mori ha tracciato un bilancio fatto di ricordi, successi, sconfitte e scelte da rifare. Vi proponiamo un estratto.
Così Fabio Aru ai microfoni del collega Francesco Cazzaniga: “Come sto? Bene, stanco ma felice. L’ultimo giorno è stato molto meglio di quanto potessi immaginare, è stato un momento speciale che ricorderò per tutta la vita. Qualche vittoria in più? Nei miei ultimi anni di carriera avrei voluto fare qualcosa in più, soprattutto speravo in meno momenti difficili. A livello di risultati non ho ottenuto quello che volevo, ma non ho rimpianti. Ho cercato di dare il massimo in ogni situazione. Ho visto in dieci anni di professionismo quanto il ciclismo sia cambiato. Vent’anni fa poi era tutt’altro sport, soprattutto nei dettagli che passavano in secondo piano. Oggi invece c’è una cura quasi maniacale per i dettagli che sono quelli che poi fanno la differenza. Un esempio? Seguire un’alimentazione corretta”.
Ricordi ed emozioni
“Il ricordo più bello è la partecipazione alle Olimpiadi. Una grandissima esperienza che ho realizzato anni più tardi. Ma anche il passaggio nella massima categoria è qualcosa che ricorderò per sempre. E’ il momento dove si diventa un po’ più grandi. L’emozione più grande senza ombra di dubbio vincere il Campionato Italiano nel 2017 e vestire la maglia tricolore. Ancora oggi mi fa provare un brivido d’emozione particolare. Il ricordo più brutto? Ritirarmi dal Tour de France lo scorso anno. Sono giorni che mi hanno segnato profondamente e che faccio fatica a dimenticare. A livello di grinta e determinazione che ho messo nell’affrontare le cose rifarei tutto quello che ho fatto in carriera, sul fidarmi di certe persone invece, cambierei qualcosa. Non mi riferisco a tutti, ma a quelle persone da cui ho ricevuto del male ma non voglio soffermarmi. Non meritano neanche di essere nominati. È capitato a me, ma ci sono persone che hanno lasciato del marcio anche con altri. Ma tutto torna, ne sono convinto. Ho avuto molti problemi fisici, tra cui un’operazione all’arteria iliaca: di questo se ne è parlato sempre poco, un problema scoperto dopo un anno di risultati negativi. A tutto ciò c’è da aggiungere la gestione, dal mio punto di vista, non corretta del mio rientro alle corse.
Bilanci e futuro
“Non mi è pesato l’essere considerato l’erede di Vincenzo Nibali, semplicemente perché non mi sono mai sentito di essere un suo erede. Lo dicevano gli altri ma non lo pensavo io. Vincenzo ha avuto un percorso diverso dal mio e non mi sono mai paragonato a lui, nonostante per me sia sempre stato un grande stimolo. Io ho le mie caratteristiche e la mia storia. Cosa lascio a questo ciclismo? Ho lasciato la mia terra, stando lontano dalla mia famiglia: credo di aver lasciato una grande dose di determinazione e di aver insegnato a non mollare nonostante le difficoltà. La mia carriera non è stata solo successi, ma anche sconfitte. Sono contento di aver inseguito questo sogno che mi ha travolto. Oggi rifarei tutto, tranne alcune scelte fatte soprattutto negli ultimi anni. Ecco qui cambierei qualcosa. Ma dagli errori si impara, sempre”.
La Redazione