Anche nel Tour de France numero 109, la stella più luminosa è per il momento quella di Tadej Pogacar. Un corridore che Fabio Aru conosce bene, avendo condiviso con lo sloveno la Vuelta 2019 e parte della Grande Boucle del 2020. Proprio nella giornata di ieri, 8 luglio, Pogacar ha vinto all’arrivo sulla Planche des Belles Filles, salita su cui lo scalatore villacidrese si tolse una delle più grandi soddisfazioni della carriera vincendo nel 2017. Aru ha parlato del suo momento e del talento classe 1998 in una intervista su La Gazzetta dello Sport. Qui un estratto.
Sul proprio momento
“Se guardando il Tour mi viene voglia di tornare? No. Sono nel ciclismo come ambassador di marchi. Nei miei piani c’è il matrimonio con Valentina e in bici continuo ad andare una decina di ore a settimana. Poi, corro a piedi, 12-15 chilometri. Lo sport fa parte di me. Il successo di cinque anni fa? Un ricordo che è bello avere“.
Su Pogacar
“Non mi sta sorprendendo. Aveva cominciato a vincere già nelle categorie giovanili. Visto quanti quanti metri ha dato giovedì a Matthews allo sprint? Ha un talento enorme, è nato per la bici. La pressione non lo sfiora e neppure questo mi sorprende, perché va forte. È molto competitivo, ama vincere ogni volta che può. La parola cannibale è già stata usata per Eddy Merckx e non voglio ripeterla, però il senso è quello“.