La Serie A torna in campo per l’11^ giornata e il Cagliari di Davide Nicola sarà impegnato nel posticipo di lunedì 4 novembre all’Olimpico contro la Lazio alle 20:45. Una sfida interessante e utile per i rossoblù nel tentativo di dimenticare le due sconfitte consecutive contro Udinese e Bologna. Anche in passato la partita contro i laziali è stata importante: lo sa bene Daniele Arrigoni, tecnico dei sardi nella stagione 2004-2005, annata in cui il Cagliari affrontò la Lazio quattro volte vincendo due gare, pareggiandone e perdendo una volta. Fu una stagione quasi indimenticabile, con i rossoblù eliminati in semifinale di Coppa Italia e una dodicesima posizione in Serie A proprio davanti ai capitolini. Nel ricordo di quel Cagliari abbiamo intervistato l’attuale commissario tecnico delle giovanili della Lega Pro che ci ha parlato delle sue impressioni sul momento delle due squadre in vista della sfida dell’Olimpico.
Mister Daniele Arrigoni, cominciamo questa nostra intervista da un momento amarcord della sua carriera. Stagione 2004-2005: che ricordi di quell’annata sulla panchina del Cagliari?
“Ricordi contrastanti, momenti bellissimi alternati a momenti molto più delicati. Noi riuscimmo a fare un girone di andata strepitoso, restando nei primi mesi nelle primissime posizioni del campionato. Dopo l’infortunio di Suazo, sono venute meno delle possibilità importanti, ma quell’anno è stato buonissimo: ricordo che Langella, Esposito e Gobbi vennero chiamati addirittura in Nazionale. Fu una stagione davvero esaltante. Ho un bellissimo ricordo di Cagliari, nella mia permanenza lì sono stato benissimo, ho vissuto ad Assemini, città dove ci allenavamo: tutte le mie giornate le passavo lì, però ho avuto occasione di visitare la città e l’intera Sardegna: è qualcosa di incredibile. Ciò che mi ha sempre colpito è stata la cordialità e la cortesia delle persone, mai nessuno è stato invadente nei miei confronti, sono stato davvero bene. Che ricordo ha della tifoseria rossoblù? Quello è un popolo non è una tifoseria. Ci sono solamente 3 o 4 realtà così in Italia: è un rapporto viscerale non soltanto da parte dei cagliaritani ma di tutta Sardegna”.
Di fatto, lei negli ultimi vent’anni di storia rossoblù è stato l’unico a domare la Lazio: 2 vittorie, un pareggio e una sconfitta proprio in quella stagione, risultati che non solo hanno consentito a quel Cagliari di arrivare in semifinale di Coppa Italia contro l’Inter permettendo di replicare, per la terza e ultima volta nella storia del club, questo grande risultato in questa competizione. Che ricordi ha di quella bella cavalcata in Coppa e su quel doppio scontro con i laziali?
“Le dirò una cosa in più: con il VAR quella Coppa Italia l’avremmo vinta (ride ndr). A Milano contro l’Inter perdemmo 3-1 ma meritavamo di vincere 10 a 3. Assegnarono loro tre gol che a rivederli oggi non sarebbero mai stati convalidati. Al di là di questo, ricordo che i ragazzi allora mi davano sempre tanta disponibilità, io decisi di far giocare in Coppa chi veniva impegnato meno in campionato facendo però subentrare giocatori titolari come Zola ed Esposito quando mancavano 20-30 minuti alla fine. Con questa strategia riuscivamo a sorprendere gli avversari che, troppo stanchi, ci soffrivano terribilmente. Riuscimmo a fare delle prestazioni strepitose facendo 4-5 gol in due-tre gare. Questo era il vantaggio che mi davano i ragazzi, parliamo di un gruppo eccezionale che senza determinati problemi fisici di alcuni avrebbe fatto una stagione probabilmente ancora migliore. Sul doppio scontro con la Lazio ricordo che nella gara di ritorno a Roma fui bersagliato da molte polemiche per aver fatto giocare Conti anziché Brambilla. Secondo me Daniele era ormai maturo per giocare, Brambilla aveva fatto sempre bene fin lì, quindi fu una decisione che non venne presa benissimo. Sapevo fosse rischioso ma in quel momento ero convinto della mia decisione e fortunatamente abbiamo vinto”.
Prima di spostarci sulla stretta attualità un dato significativo. Nella stagione con lei seduto sulla panchina dei sardi tra la 1^ e l’11^ giornata il Cagliari ottenne 15 punti, posizionandosi nono in classifica: Sei punti in più rispetto a quest’anno. I rossoblù sono reduci dalle sconfitte contro Udinese e Bologna e attualmente è a quota 9 punti in classifica. Qual è il suo pensiero sul momento dei rossoblù in questa fase della stagione?
“Per quello che ho visto finora credo che questo Cagliari debba trovare ancora la sua dimensione, sta affrontando una fase di conoscenza, ma sono certo abbia ancora tanto da esprimere. Il campionato è molto difficile quest’anno, la mia squadra aveva molta più qualità rispetto a questa: eravamo più forti, però va anche detto che questo campionato è molto complicato. Sarà necessario giocarsela fino alla fine contro 7-8 squadre. Sarà importante fare punti anche contro club di metà classifica per riuscire a venire fuori dalla zona retrocessione in maniera evidente”.
In vista del posticipo dell’undicesimo turno di Serie A dell’Olimpico tra Lazio e Cagliari, che tipo di gara si aspetta e quali sono le insidie maggiori a cui gli isolani dovranno fare più attenzione?
“La Lazio è in un momento felicissimo, loro davanti hanno delle armi molto insidiose, giocano con due attaccanti vicini, cosa che non si faceva da molto tempo, tutti i giocatori di inserimento sono davvero molto bravi. È una squadra che dal punto di vista del potenziale è tra le più forti secondo me. A inizio anno nessuno se lo sarebbe aspettato, perché sono andati via giocatori importanti ma i sostituti sono di grande livello”.
Baroni e Nicola sono due allenatori accomunati dall’ottimo lavoro fatto in ottica salvezza l’anno scorso sulle rispettive panchine di Verona e Empoli. Quest’anno il primo è ripartito benissimo facendo un ottimo inizio di stagione con i laziali. Nicola invece sta cercando a fatica la quadra definitiva a Cagliari. Chi tra queste due secondo lei esprime un calcio e un’identità migliore e quali caratteristiche ha uno che l’altro non possiede invece?
“Secondo me nessuna delle due squadre ha espresso il livello più alto. La Lazio dal mio punto di vista sta ancora cercando di capire dove si posizionerà in questo campionato: secondo me molto in alto, ma è una mia impressione personale. Il Cagliari farà il suo campionato cercando di ottenere la salvezza, perché viene difficile credere che una volta trovata la quadra possa competere per obiettivi più nobili: sarà un campionato di sofferenza per loro. Ciò che contraddistingue Baroni e Nicola forse più che l’aspetto di gioco o l’identità delle loro squadre, che io reputo simile, è il rapporto con i propri calciatori. Sono due allenatori molto capaci con grandi conoscenze, qualora ci sia stato il bisogno hanno sempre cambiato le loro idee adeguandosi alle squadre a loro disposizione, tutti e due propongono un calcio offensivo anche se onestamente da Baroni non mi sarei aspettato questo inizio. È migliorato tanto negli anni facendo cose straordinarie: ha vinto due volte la Serie B, si è salvato l’anno scorso con il Verona: oggi merita questa grande opportunità, per me è uno dei più bravi in Italia. Sono tutti e due allenatori carismatici, capaci di gestire le cose dentro lo spogliatoio senza mai perdere la testa come a volte succede”.
Nella stagione 96-97 lei ha allenato il Genoa da vice insieme a Attilio Perotti. In quella squadra giocava un certo Davide Nicola, ironia della sorte oggi a distanza di alcuni anni siede sulla panchina dove tempo fa era seduto lei. Che ricordi ha di quel Nicola calciatore le chiedo se aveva intravisto in lui delle qualità di leadership tipiche di un allenatore di livello come lui?
“Nicola da giocatore è sempre stato molto curioso, chiedeva sempre delle spiegazioni, mi palesava le sue domande nel tentativo di capire il perché delle mie scelte e quelle del mister Perotti, è capitato spesso di parlare con lui: si è portato dietro questa caratteristica. Ricordo che in settimana parlavamo e lui mi diceva “penso questo, penso quest’altro”. È sempre stato curioso e forse affascinato da questo lavoro: all’epoca non era ancora anziano, tutt’altro, era giovanissimo, però mi aveva colpito questo suo atteggiamento: era già pronto mentalmente sotto questo punto di vista. Da calciatore era un ottimo marcatore, molto rapido, poteva giocare in marcatura o sull’esterno, aveva ottime qualità di spinta. La sua carriera è stata buona è sempre stato un profilo interessante: faceva bene tutte due le fasi in un calcio che si stava pian piano aggiornando”
Parlando sempre del Cagliari di Davide Nicola, quali giocatori l’hanno impressionata di più e quali invece, a suo avviso, dovrebbero dare un segnale diverso nel prosieguo della stagione?
“A me ha impressionato molto Viola, mi sono sempre piaciuti quei giocatori tecnici come lui: secondo me può fare tutti i ruoli a centrocampo. Piccoli? Secondo me lui è in fase di conoscenza, sta migliorando sempre di più, ha tanta forza: fa reparto praticamente da solo. Anche lui deve ancora esprimere il suo massimo rendimento, al contrario Viola è un giocatore finito, completo, che può fare davvero la differenza in questo Cagliari: non soltanto per come riesce a rivitalizzare la fase offensiva ma anche per tutto quello che fa quando lega il gioco, è molto bravo nell’ultimo passaggio, le palle inattive: fa tantissime cose e le fa benissimo. Il centrocampo dei rossoblù è un buon centrocampo a mio avviso, vedo tanta aggressività e qualità ma ancora tutto deve essere messo al proprio posto secondo me”.
Dall’alto della sua esperienza pluriennale come CT delle rappresentative di Lega Pro, qual è la sua opinione sulla Torres di Alfonso Greco, l’anno scorso seconda nel girone B dietro al Cesena, che lei ha allenato, e che quest’anno sta provando a ripetersi?
“Sono stati strepitosi. Una società che riesce a ripetersi in C è una grande società. Ha un ottima gestione, sarebbe un vero piacere vedere un’altra squadra sarda in un massimo campionato. Il lavoro fatto fin qui è ottimo. La scorsa stagione ha avuto la sfortuna di affrontare una squadra come il Cesena che ha fatto qualcosa di incredibile perché io credo che in un altro campionato, i punti fatti dalla Torres siano stati sufficienti per la promozione diretta. Quest’anno devono crederci perché hanno tutte le carte in regola per giocarsela fino alla fine: i risultati parlano chiaro”.
In una recente intervista, ha elogiato il lavoro svolto con i giovani, come vice presidente della Lega Pro, da Gianfranco Zola, che lei ha allenato a Cagliari. Che cosa dovrebbe fare, a suo avviso, il mondo del calcio italiano per un migliore sviluppo dei giovani talenti?
“I benefici della riforma Zola si vedranno negli anni. Quando si dà la possibilità a un personaggio come Zola di esprimersi, tutti possono stare tranquilli. Lui penserà solo al bene dei ragazzi e al come farli crescere e migliorare. Io lo conosco personalmente e io mi fido ciecamente di tutto ciò che farà. Serve tempo perché nessuna riforma dopo qualche mese ha migliorato il calcio giovanile. Sono solo tre le squadre secondarie della Serie A in Serie C. La Juve come potete vedere sta continuando ad usufruire di grandi benefici facendo esordire dopo dieci anni, dai tempi di Martillo, giovani di livello nel massimo campionato nazionale. In Italia siamo molto lenti ma comunque questo non può e non deve distoglierci dal nostro lavoro”.
Ultima battuta sul suo nuovo ruolo oggi come commissario tecnico delle giovanili della Lega Pro. Qualche settimana fa è stato confermato per il decimo anno a capo del suo staff di selezionatori. Quali sono le sue sensazioni dopo la riconferma che cosa rappresenta questo ruolo per lei?
“Io mi trovo benissimo nel mio attuale ruolo, per me più che un lavoro è un divertimento. Noi con gli anni abbiamo la fortuna di vedere concretizzato il nostro lavoro di oggi: vedere i ragazzi giocare nei campionati più importanti esprimendosi in grandi palcoscenici è la soddisfazione più grande che si possa provare. Io cerco di mettere in mostra tutti loro per garantire loro un ingaggio con le squadre maggiori, ma quando vedi questi esordire in Serie C o in Serie B a me e a tutti i miei collaboratori, al presidente a Zola ci si riempie il cuore di gioia, abbiamo soltanto questo obiettivo nessun altro: per me è puro divertimento”.
Giuseppe Meloni