Alberto Cavasin era arrivato in Sardegna in estate lasciando più di un addetto ai lavori con qualche dubbio. Dagli anni in Serie A e in Serie B, oltre che la vittoria di una Panchina d’Oro nel 2000, al Barisardo in Prima Categoria. Un passo lungo, rischioso, che però non ha scalfito la passione del tecnico e la capacità di sorprendere. Perché la squadra ogliastrina, dopo 108 gol, solo 9 subiti e nessuna sconfitta, ha conquistato con largo anticipo la Promozione.
“Vincere in Prima Categoria o in A per me è la stessa cosa. Quando vinsi la Panchina d’Oro – ha confessato l’allenatore in un’intervista a L’Unione Sarda – votarono per me colleghi come Lippi, Ancelotti e altri. Ma le luci della ribalta non mi mancano: l’affetto della gente ogliastrina vale da solo una vittoria. E poi, in fondo, il lavoro è lo stesso”.
L’avventura così rischia di non finire dopo la cavalcata vincente. “Se continuerò con il Barisardo? Perché no – ha proseguito il tecnico – sento di continuo il presidente Ibba, già si parla della prossima stagione”. A rendere ancora più concreta l’idea è il legame creatosi con la cittadina ogliastrina, soprattutto oltre il campo: “Qui mi trovo bene. Quando passo nel Corso con la mia Panda è un continuo ciao. Sono arrivato quasi vegano e astemio, ora mangio pecora in cappotto agli spuntini con un buon bicchiere di vino. E dire che prima di accettare l’Isola, non mi ero sentito di guidare il mio Treviso in eccellenza”.
La Redazione