Venerdì a Sassari l’intesa tra pastori e industriali a quota 74 centesimi per un litro di latte.
L’accordo di venerdì a Sassari ha in qualche modo segnato la vertenza latte con protagonisti i pastori sardi, gli industriali trasformatori del settore e il governo a fare da mediatore. Grande soddisfazione l’ha espressa il ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Sono soddisfatto e ringrazio tutti quelli che hanno permesso di arrivare a questo risultato positivo. Conto di tornare presto in Sardegna per festeggiare con i pastori. Sempre pronto a intervenire qualora ce ne fosse bisogno”.
I pastori puntavano a quota 1 euro al litro, si partirà da 74 centesimi per poi adeguarsi secondo le tabelle fissate nell’accordo al prezzo del Pecorino romano (leggi qui). “Sono stati fatti passi avanti – dice Agrinsieme Sardegna (che riunisce le federazioni regionali di Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari) – il prezzo di 74 centesimi al litro copre i costi di produzione, bisogna continuare a lavorare per legare il prezzo del latte ovicaprino a quello di tutti i formaggi dell’Isola e non solo del pecorino romano”.
Di “primo passo” parla Battista Cuabu, il presidente di Coldiretti Sardegna, auspicando “un processo di stabilizzazione con nuove regole delle procedure relative alla formazione del prezzo ed a una gestione corretta del Consorzio del Pecorino romano”. La cifra di 74 centesimi inizia a “fornire delle basi oggettive per la formulazione del prezzo del latte, è una via di mezzo tra quanto chiedevamo noi da novembre 2018, 77 centesimi, e le proposte dei trasformatori, 72 centesimi – precisa Cualbu -. Con l’intervento pubblico che toglie dal mercato il pecorino in eccesso il prezzo dovrebbe sollevarsi e contiamo di arrivare ad un prezzo congruo”.
Secondo il Codacons (i rappresentanti dei consumatori) si tratta di “un accordo al ribasso che tuttavia non deve avere ripercussioni per i consumatori finali. Ora, però, occorre prestare massima attenzione ai listini al dettaglio di tutti i prodotti derivati dal latte – conclude il Codacons – per evitare che il maggior equilibrio nella filiera produttiva venga scaricato dalle aziende sui consumatori finali, attraverso un rincaro dei prezzi”.