La vittoria all’ultimo respiro del Cagliari contro la Spal ha interrotto un digiuno dai tre punti che durava da quasi sette mesi, da quel gol di Cerri sempre nel finale contro la Sampdoria.
Un aspetto importante della partita del Mazza è stato sicuramente il ricorso da parte di Zenga a giocatori fino a oggi finiti nel dimenticatoio o quasi, elementi che durante l’era Maran avevano avuto poche possibilità e che nella vittoria di Ferrara hanno dimostrato di poter essere utili alla causa. Lasciando da parte l’alternanza dei portieri – Cragno e Olsen meritano un capitolo a parte – le scelte dell’Uomo Ragno hanno dato un segnale non da poco, dando l’occasione di mostrare il loro valore a giocatori che hanno risposto presente alla chiamata.
Da Carboni a Walukiewicz – Un minuto, l’ultimo, per alzare il muro contro il probabile assalto finale di Petagna e compagni. Potrebbe essere considerato poco, ma al contrario dice molto dell’atteggiamento di Zenga verso tutta la rosa. Andrea Carboni ha esordito in Serie A contro la Spal, chiamato a difendere il vantaggio appena arrivato con Simeone: nel momento in cui il tecnico rossoblù ha avuto bisogno di tornare alla difesa a tre, piuttosto che muovere le pedine già in campo ha scelto di affidarsi al classe 2001 di Tonara.
Anche se solo per un minuto si tratta di una decisione coraggiosa in una fase che sarebbe potuta essere concitata, Zenga ha così confermato le sue stesse parole sul giovane prodotto del vivaio rossoblù e non sembra utopia pensare di poterlo vedere presto tra gli undici titolari nel finale di stagione.
Anche la scelta di puntare su Walukiewicz, lasciando Cacciatore in panchina, ha dato i suoi frutti. Il giovane polacco, finora impegnato solo in partite dall’altissima difficoltà e solo in piena emergenza, contro la Spal ha tenuto botta contro un avversario dal passo diverso come Strefezza, oltre a far vedere tanta personalità quando chiamato all’uscita palla al piede. Unico neo la grave disattenzione sul cross di Fares che ha portato all’occasione di Cerri: mantenere la massima attenzione in ogni momento della gara è sicuramente un aspetto sul quale deve lavorare.
Uomini di Maran – Arrivati come pretoriani dell’ex tecnico rossoblù, Mattiello e Birsa non hanno praticamente mai avuto modo di incidere nel loro periodo in Sardegna. Se da un lato il trequartista sloveno è stato vittima anche della sfortuna e non solo delle decisioni di Maran, l’esterno di proprietà dell’Atalanta ha vissuto da vero e proprio oggetto misterioso la sua esperienza a Cagliari.
Mattiello aveva già dato segnali positivi negli ultimi minuti di Verona, al netto di alcune sbavature in appoggio, e contro la Spal ha confermato di poter passare da eterno panchinaro a possibile rinforzo per il finale di campionato. Favorito dal 3-5-2, non ha lesinato spinta offensiva, proponendosi spesso e volentieri sulla fascia destra e risultando uno dei più attivi in mezzo a una squadra dalle polveri bagnate. Resta la sensazione di una grinta che manca, ma anche quella di un giocatore voglioso di dare il suo contributo e di riscattare l’anonima stagione prima dello stop.
Bravo Zenga a recuperarlo, così come bravo Zenga a cucire un nuovo ruolo per Valter Birsa. Lo sloveno già contro il Verona, con l’espulsione di Cigarini, aveva indossato l’insolita veste di regista, nella serata di Ferrara è arrivata la conferma che i compiti da perno centrale del centrocampo non sono poi così lontani dalle sue caratteristiche. In partite dai ritmi compassati, come d’altronde saranno quelle da qui a fine campionato, la sua capacità di lancio e la sua visione di gioco potrebbero tornare utili, soprattutto quando con il rientro di Nainggolan potrebbe formarsi un asse verticale – con Rog a supporto – dalle assolute qualità tecniche.
Finalmente Ragatzu – I cambi di Zenga hanno invertito la rotta della partita e cancellato un’abitudine maraniana alla quale l’ambiente si era abituato: sostituzioni sempre, o quasi, di pari ruolo, nessuna modifica al piano tattico, poche volte la ricerca della vittoria passava dall’inserimento di giocatori in grado di cambiare passo alla gara.
Ieri finalmente si è rivisto in campo Daniele Ragatzu, fin qui non solo sfortunato con i vari problemi fisici e di salute, ma anche lasciato troppo spesso ai margini nonostante quando chiamato in causa avesse mostrato di poter dire la sua (Sassuolo e Samp in Coppa Italia).
La tecnica è indiscutibile, i dubbi sulla tenuta fisica spazzati da un calcio post corona fatto di ritmi non elevatissimi, quelli sulle doti di sacrificio cancellati dai suoi ripiegamenti difensivi ogni volta che è stato messo in campo. Ieri un’altra conferma che Ragatzu e la Serie A possono andare a braccetto, a maggior ragione in un campionato atipico come quello attuale: libero di svariare tra le linee, spesso largo a destra, l’asse con Birsa che ha cambiato la partita, il puntare il diretto avversario alla ricerca della giocata che possa creare la superiorità numerica sono tutti aspetti che sono risultati decisivi per il ritorno alla vittoria.
Una prestazione, quella di Ragatzu, più che sufficiente, e la sensazione di aver perso nei mesi maraniani un elemento che avrebbe potuto, chissà, invertire la rotta nella tempesta del tardo inverno: il suo senso di appartenenza, la sua voglia e soprattutto le sue qualità tecniche avranno sicuramente il loro peso nelle ultime 11 finali che aspettano Zenga e il Cagliari.
Matteo Zizola