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Daniele Ragatzu durante Olbia-Torres | Foto Alessandro Sanna

Un gioco da Ragatzu: dai rimpianti di Cagliari alla seconda giovinezza a Olbia

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Tre gennaio 2009, Cagliari-Torino, Serie A. A quindici minuti dal termine Massimiliano Allegri, allora allenatore rossoblù, mette in campo un ragazzo di diciassette anni, attaccante della Primavera del quale si dice un gran bene. Predestinato, una parola che nel linguaggio dei calciatori passati da Asseminello è stata a lungo sinonimo di Daniele Ragatzu. Quattordici anni più tardi, il 26 febbraio del 2023, la doppietta con la maglia numero dieci dell’Olbia che ha messo al tappeto la Torres nel derby del girone B di Serie C.

Zenga dixit

Un conferma, l’ennesima. Ragatzu nella terza serie del calcio italiano è come un’opera d’arte esposta nel museo sbagliato. Perché, con tutto il rispetto per il club gallurese, il classe ’91 di Is Arenas è il classico giocatore fuori categoria. Un concetto spesso abusato, ma che nel caso di Ragatzu calza a pennello. Basterebbe rivedere il gol siglato ad Ancona il 19 febbraio, angolo di Emerson e rovesciata spettacolare a centro area a battere il portiere avversario. Ma se la tecnica del numero 10 dell’Olbia è da sempre fuori discussione, oggi è la maturità a metterlo in copertina. Leader indiscusso, trascinatore, guida di un gruppo giovane che ha in Ragatzu la punta di diamante e il condottiero. “È un ragazzo di qualità che sta facendo bene” disse di lui nel lontano 2010 Allegri, primo di una serie di allenatori che ne hanno apprezzato le doti tecniche a più riprese. Da Donadoni – “Si ritaglierà lo spazio che merita, dipende molto da lui“, febbraio 2011 – a Maran-Ha raccolto i frutti del gran lavoro fatto in questi mesi, aspettando con pazienza il suo momento“, dicembre 2019 – fino a Walter Zenga che su Ragatzu aveva espresso la sentenza che ne riassume perfettamente la carriera. “Per l’età che ha penso che abbia poche presenze in Serie A, mi piacerebbe vederlo ad alti livelli. Ha un talento devastante però deve vivere per il calcio. Ha 27 anni, ma anche Pisacane è arrivato tardi“, le parole dell’ex allenatore rossoblù nel giugno del 2020, quando la seconda vita del fantasista quartese con la maglia del Cagliari sembrava poter finalmente confermare le attese degli esordi.

Numeri

Quarantacinque le presenze nella massima serie per Ragatzu, tutte con la maglia rossoblù. Il primo gol l’11 aprile del 2009, stadio Franchi di Firenze nella sconfitta per 2 a 1 contro i Viola. In campo per gli ultimi minuti, nemmeno mezz’ora giocata in Serie A e la sensazione che il Cagliari avesse tra le mani un gioiello per gli anni a venire. In quella stagione d’esordio saranno sei le apparizioni del classe ’91, in quella successiva sembra arrivare una sorta di consacrazione, con le prime gare da titolare e un totale di 8 presenze condite da 2 reti, la prima contro il Milan a farlo conoscere davvero al grande calcio e quella all’ultima giornata contro il Bologna. Nel 2010-11, però, nonostante i minuti in campo aumentino Ragatzu non riesce a fare il salto di qualità atteso. Diciotto presenze con una rete all’attivo – di nuovo Bologna – e la decisione nella stagione successiva di intraprendere l’avventura lontano dalla Sardegna per un processo di maturazione necessario. Il prestito al Gubbio in cadetteria non dà i risultati sperati e al ritorno in Sardegna finisce fuori rosa prima di risolvere consensualmente il contratto. Nel dicembre del 2012 firma con l’Hellas Verona, ma in Veneto metterà a referto soltanto 3 presenze con la squadra Primavera. Classico giro di prestiti, dalla Pro Vercelli in Serie B – 17 presenze e tre reti – passando per il Lanciano – 9 presenze e 0 gol – e di nuovo a Vercelli – sole 7 le apparizioni sempre in Serie B. L’occasione per ripartire arriva a Rimini, un passo indietro in Lega Pro che però sembra la classica rincorsa per lanciarsi nuovamente verso il calcio che conta. L’inizio è di quelli che lasciano sperare, Ragatzu ha 24 anni e si appresta a entrare in quella che può essere la piena maturità calcistica. La sfortuna però lo attende, rottura del perone dopo un’ottima prima parte di stagione – 17 presenze, 4 reti e 4 assist – e la strada intrapresa subisce un brusco stop. Nel destino c’è il ritorno a casa, ma non in rossoblù bensì con la maglia dell’Olbia, in quella che diventerà presto la vera e propria isola felice del numero 10 di Is Arenas. Trentatré presenze e 7 gol nel 2016-17, trentacinque con 15 reti la stagione successiva, di nuovo trentatrè con 11 reti nel 2018-19. E assist, tanti, che gli fanno guadagnare il ritorno in rossoblù nove anni dopo l’ultima apparizione in Serie A.

Perché no?

Nemo propheta in patria, proverbio valido spesso e che non fa differenza per Ragatzu. Parte indietro nelle gerarchie di Rolando Maran, il Cagliari vola nella prima parte di stagione e a lui non resta che attendere la propria occasione. Arriva in Coppa Italia contro la Sampdoria in quella che sarà la settimana delle rinnovate speranze. Gol e assist contro i blucerchiati, tre giorni dopo la rete che permette ai rossoblù di pareggiare per 2 a 2 a Sassuolo ritardando di fatto la lunga crisi di risultati che arriverà pochi giorni dopo. La sfortuna torna a fare capolino, una tonsillite curata non nel migliore dei modi lo ferma sul più bello, ma in ogni problema si può trovare un’opportunità. Con l’addio di Maran e lo stop del campionato per la pandemia, l’arrivo in panchina di Walter Zenga regala a Ragatzu nuovi orizzonti. L’Uomo Ragno crede nel suo talento, viene utilizzato con maggiore continuità e a fine stagione la sensazione è che il Cagliari abbia ritrovato dopo quasi dieci anni quel predestinato dalla attese disattese. Invece il futuro si chiama nuovamente Olbia, Serie C. Di quelli come Ragatzu si dice spesso che avrebbero potuto fare ben altra carriera non fosse per la testa, ovvero la tecnica non si discute, ma per essere campioni ci vuole anche l’abnegazione e la mentalità giusta. Vero o no che fosse, se realtà o alibi per giustificarne il mancato utilizzo, oggi la questione non sembra più porsi. Il Pibe di Quartu – soprannome che dice tutto – si è messo alle spalle i dubbi e ha deciso di mostrarsi come leader e trascinatore, con quella maturità arrivata sicuramente tardi ma che lascia ancora il tempo per il riscatto. E se con il Cagliari in Serie A lasciare alla Gallura le sue magie poteva avere un certo senso, con i rossoblù in cadetteria resta il dubbio che Ragatzu potesse essere utile alla causa. In una squadra che non ha nella fantasia una delle proprie principali forze, il numero 10 dell’Olbia avrebbe fatto sicuramente comodo, soprattutto a un Ranieri che probabilmente avrebbe saputo toccare le corde giuste per farlo rendere al meglio. In fondo la Serie C è sì un campionato diverso, ma il talento resta talento in ogni categoria. Gli esempi sono molteplici, il bacino della terza divisione italiana ha dimostrato più e più volte di poter regalare giocatori importanti non solo alla cadetteria, ma anche alla Serie A. Con ultimo l’esempio di Cheddira, cannoniere del Bari che in C la passata stagione mise a segno solo 6 gol. E con Ragatzu che, invece, ha trascinato l’Olbia ai playoff nello scorso campionato con 13 reti e 6 assist e che oggi prova a mettersi sulle spalle i compagni per raggiungere la salvezza. Nella speranza, chissà, che una terza vita rossoblù possa aprirsi nel futuro e come Andrea Cossu possa regalarsi una nuova giovinezza.

Matteo Zizola

 
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