Ultimo Tango a Cagliari | Memorie, suggestioni, deliri in rosso e blu. A cura di Andrea Valentini.
Bianchi come il latte, rossi come il sangue.
Ma anche: bianchi come la maglia da trasferta del Cagliari, disonorata una volta di più da chi la indossava al Meazza.
Bianchi ci ha ormai resi la paura di una stagione sempre più simile alla scorsa.
Bianche sono rimaste le reti difese dai portieri avversari, almeno da tre partite a questa parte.
Rossi di rabbia i tifosi rossoblu, costretti a vedere la propria squadra umiliata in giro per lo Stivale.
Rossa, purtroppo, la zona di classifica che ci vedrà coinvolti, con ogni probabilità, fino al termine del campionato.
Gli antefatti di questa partita sono da consegnare alle cronache sotto la voce “Teatro dell’Assurdo”.
Tragicomico il dialogo tra il Direttore Generale del Cagliari, Mario Passetti, ed un manipolo di pastori in protesta (sacrosanta, al di là delle modalità) contro il prezzo del latte nell’isola.
Si chiedeva al dirigente di non far giocare la squadra: Passetti rispondeva che questo non sarebbe stato il modo giusto per aiutarli, e aggiungeva: “Se non partiamo, perdiamo 3-0”.
Ironicamente profetico.
Gli veniva allora intimato di rimediare undici maglie degli anni ‘90, con la scritta Pecorino Sardo, per poi farle indossare ai giocatori e far loro recitare una dichiarazione di solidarietà ai pastori sardi.
Passetti sapeva di non poterlo fare per ovvie ragioni di sponsor, ma si guardava bene dal dirlo per non buscare schiaffi.
Alla fine patteggiava un rovesciamento di qualche fusto di latte da parte dei calciatori, perplessi e imbarazzati nei loro abiti firmati, con l’aria di chi spolpa un’aragosta davanti a un bambino malnutrito.
Terminato il sequestro di persona (stando ai nostri haters, l’altra specialità della casa), i ragazzi raggiungevano Milano per una trasferta quantomai ostica.
Contesto storico dell’ultima vittoria del Cagliari in casa del Milan:
⁃ Bill Clinton è il Presidente degli Stati Uniti, ma nessuno ha ancora guardato sotto la sua scrivania
⁃ i Jalisse hanno appena trionfato a Sanremo (anche allora gli sconosciuti potevano vincere il Festival, ma almeno erano bravi)
⁃ muoiono Lady D, Versace, e Madre Teresa
⁃ Titanic sbanca i botteghini di tutto il mondo
Nel mentre – è il 1997 – un gol di Bum Bum Muzzi a San Siro ci illude che il Cagliari di Mazzone si salverà… Ma avremo modo di parlare di questa triste storia.
Perciò sì, Passetti, potevamo anche risparmiare qualcosina di aereo ed albergo.
Comunque, i rossoblu scendono in campo con una maglia che, appunto, esprime solidarietà ai pastori sardi.
Chissà che, a fine gara, questi ultimi non siano stati così sagaci da ricambiare.
Già, perché non esistiamo.
Maran procura documenti falsi al suo 6-2-1-1 e riesce a spacciarlo per un 4-4-2, almeno nelle grafiche di Sky.
Gol in avvio? Preso.
Cragno e Ceppitelli confezionano il classico autogol che ti fa perdere ogni speranza.
Infatti, Paquetà raddoppia ringraziando Srna per la dormita.
Del croato, nelle ultime uscite, mi preoccupa l’incedere con le ginocchia leggermente piegate: uno stile di corsa che ho potuto apprezzare solo nei tornei di calcetto over 50.
Reazione timida, riassunta in un colpo di testa di Joao Pedro respinto da Donnarumma.
Per il resto, il nostro baricentro resta basso, troppo basso, come il prezzo del nostro latte (viva la solidarietà).
I ragazzi guadagnano gli spogliatoi con l’espressione di chi non può credere di dover soffrire per altri tre quarti d’ora.
Cosa che puntualmente accade, grazie al gol di Piatek al 62’, dopodiché al Cagliari manca perfino lo spessore morale necessario per incassare una goleada causando l’immediato esonero di Maran.
Perché vedete, amici, lascerò l’analisi tattica ai colleghi, ma un tecnico che, perso il suo pupillo Lucas Castro, non riesce più a restituire un minimo di credibilità alla manovra, subendo anzi passivamente le iniziative avversarie, non può che essere definito mediocre, oltre che inguaribilmente difensivista.
Potrei mentirvi sulla restante mezz’ora di gioco, ma ho spento il decoder sull’esultanza da pistolero del bomber polacco.
Fedele sì, masochista… Non ancora.
Mi sono fatto trasportare (anche voi, ammettetelo) dal mercato e dalle prime 12-13 partite. Gli innesti sembravano fare al caso nostro, prima che Bradaric subisse la damnatio memoriae e Castro la rottura dei legamenti. I punti non erano tantissimi, ma ampiamente sufficienti, e il gioco si lasciava apprezzare.
Poi, ci siamo svegliati dal più tranquillo dei sonni, e abbiamo capito che vivremo un’altra di quelle stagioni.
Una delle nostre, dai, quelle che portiamo stampate nel DNA.
Fatte di vittorie scaccia-crisi, punticini strappati per i capelli in qualche gelido stadio del nord, contestazioni, sollievo, paura, controllo compulsivo dei risultati degli altri campi, calcoli, orgoglio e “non molleremo mai”.
Ma che mi lamento a fare?
In fondo, a noi piace così.
Avanti Cagliari!
Andrea Valentini