Il rendimento dei potenziali acquisti estivi del Cagliari che, per un motivo o per un altro, sono rimasti tali: da Defrel a Bastoni e Dimarco, passando per i Balcani.
Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto è una pellicola di successo datata 1974, scritta e diretta da Lina Wertmuller e girata nella Sardegna costiera. Il titolo si sposa perfettamente con l’estate del mercato rossoblù, anno 2019: scelte che hanno segnato, appunto, il destino di chi è arrivato e di chi, invece, ha scelto altri lidi lontano da Cagliari. Un film di successo e uno metaforico altrettanto vincente diretto dal duo Giulini-Carli e promosso dal regista Rolando Maran, vero e proprio artefice di un inizio di stagione roboante.
SCELTE AZZECCATE – Il destino sorride ai reietti, quei giocatori epurati dalle rispettive ex squadre e che ora in Sardegna hanno ritrovato se stessi, da Nainggolan a Simeone passando per Rog e Olsen. Il Ninja e la sua vicenda familiare, gli screzi con la società interista, il ritorno nella città che lo ha lanciato, i gol e gli assist che innalzano i rossoblù al terzo posto; il croato, lasciato partire dal Napoli che ora si mangia le mani davanti a una crisi di risultati e a un centrocampo monco e senza ricambi; lo svedese, l’etichetta di inaffidabilità rimossa a forza di parate e carisma fra i pali del Cagliari; il Cholito, il cui destino ha raggiunto il picco domenica a pranzo, gol di tacco contro chi lo ha prima messo ai margini, poi ceduto alla prima occasione, la rivincita e le lacrime nel nome di Davide Astori. E il destino di Nández, i tifosi del Boca e anche alcuni giornalisti oltreoceano che si chiedevano il perché di Cagliari, piccola squadra dopo Buenos Aires, e ora guardano alla Serie A vedendo quella realtà insignificante sorprendere e arrampicarsi ai piani alti del campionato.
SLIDING DOORS – Cosa sarebbe potuto essere e non è stato, rifiuti, mancati accordi e il destino, ancora, a voltare le spalle davanti a scelte che a posteriori (e non solo) si rivelano sbagliate. Gregoire Defrel è senza dubbio l’esempio principe: biglietti aerei in mano verso la Sardegna, complicazioni nel rifinire trasferimento e contratto e destinazione modificata direzione Sassuolo. Mentre Simeone partita dopo partita conquista la piazza rossoblù, Defrel soffre in Emilia fra concorrenza e 8 presenze in 12 partite (delle quali solo 4 dall’inizio), per un totale di 488 minuti contro gli 867 di un Cholito titolare inamovibile del Cagliari di Maran. E che dire di Krunic, accostato più volte alla maglia rossoblù dopo la retrocessione dell’Empoli? Il centrocampista bosniaco era il prescelto secondo radiomercato al posto di Rog, ma preferì le sirene rossonere del Milan alle lusinghe di Carli. Risultato? Il croato rossoblù è un perno della mediana di Maran, mentre Krunic vive la stagione da incubo del Milan e porta a tabellino solo 213 minuti in campo. Lo stesso si può dire per Kurtic, che rifiutò il Cagliari per restare alla Spal e ora, pur da titolare fisso, lotta fra le sabbie mobili della zona retrocessione osservando con probabile invidia l’exploit di Nainggolan e compagni.
FRONTE INTER – La cessione di Barella sembrava potersi concludere con alcune contropartite tecniche, da Bastoni a Dimarco fino al giovane Esposito, ma alla fine Giulini è riuscito a chiudere la trattativa senza scambi. Se Bastoni può ritenersi soddisfatto della scelta dell’Inter di trattenerlo a Milano, Dimarco ancora deve scendere in campo con la maglia nerazzurra e la decisione del Cagliari di puntare nuovamente su Pellegrini è stata decisamente azzeccata. Il baby Esposito, come Bastoni, sorride per il doppio esordio in Champions e in Serie A e probabilmente a Cagliari non avrebbe raccolto molti più minuti di quanto fatto in nerazzurro.
Una cosa appare chiara, le scelte estive del duo Carli-Giulini, anche se ricadute non sui primi della lista dei desideri, stanno pagando i dividendi: una vecchia verità del calcio viene confermata, meglio giocatori convinti della destinazione piuttosto che forzare altri dubbiosi. Rog, Olsen, Nainggolan e soprattutto Simeone ne sono l’esempio lampante.
Matteo Zizola