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Tra compattezza e attesa, cosa dicono i dati sul Cagliari di Fabio Pisacane

Fabio Pisacane durante Cagliari-Parma | Foto Luigi Canu
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Un simpatico siparietto tra il giornalista Carlo Pellegatti e l’allenatore del Milan Massimiliano Allegri ha messo sul tavolo il tema dei dati e della loro interpretazione. Nella conferenza stampa che ha anticipato la sfida dei rossoneri al Parma, infatti, la domanda del giornalista – “Il Milan è la squadra più attendista del campionato e ha questo indice PPDA, che misura l’intensità del pressing, 16,14. Ti chiedo, è una qualità positiva perché tu preferisci attendere il nemico o devi migliorare in questo senso? Il fatto che sia la squadra più attendista è un fatto positivo o negativo?” – ha portato a una risposta del tecnico livornese abbastanza particolare per un addetto ai lavori: “Sono molto basico, io questi numeri PPP, FFP1 faccio fatica a comprenderli, la cosa che posso dire è che sicuramente bisogna migliorare quando siamo nella metà campo avversaria”. I dati, i parametri che cercano di spiegare i principi di gioco di una squadra, la loro interpretazione che passa da diversi fattori: tutti elementi che, in occasione della sosta, possono comunque permettere di fare un’analisi che possa rispondere a un quesito anche sul Cagliari: qual è la strategia di Fabio Pisacane? Come si sono comportati i rossoblù nelle prime 11 giornate? Quanto incide l’avversario che si ha davanti e quanto, invece, i principi di gioco del Cagliari restano validi a prescindere dalla partita? E, infine, quanto possono essere stati influenzati dalle assenze?

Produzione e pulizia
Le statistiche, come detto, possono riflettere un’immagine lontana dalla realtà. L’esempio è quello degli xG, ossia gli expected goals o gol attesi, un parametro che misura quante reti avrebbe dovuto segnare una determinata squadra in una partita. Un valore che può essere indicativo del rapporto tra produzione offensiva e finalizzazione, ma che diventa fuorviante quando viene traslato negli xPTS, ossia negli expected points o punti attesi. Una classifica virtuale che viene creata basandosi sui risultati attesi delle singole partite attraverso, appunto, i gol attesi delle due squadre, ma che non considera i momenti specifici delle gare. Un esempio da manuale è la sfida tra Cagliari ed Empoli della passata stagione, quando i rossoblù di Davide Nicola furono sconfitti per 0-2, ma secondo il modello degli xG avrebbero dovuto vincere per 1,69 a 1,03, in sostanza per 2-1. Numeri che non tenevano conto del doppio vantaggio degli ospiti e del fisiologico assalto finale dei rossoblù di Nicola, con tanta produzione offensiva figlia dello sviluppo della gara. In questa stagione, secondo gli expected points, il Cagliari dovrebbe avere un punto in più (11 contro i 10 reali), ma sarebbe penultimo davanti alla Cremonese. Rispetto ai punti, però, è interessante capire il rapporto tra gol realizzati e gol attesi e, in questo caso, i rossoblù di Pisacane avrebbero segnato quasi due reti in meno rispetto a quanto prodotto, subendone quasi tre in meno rispetto alle attese. Andando ad analizzare le singole partite, i rossoblù hanno perso terreno a livello di finalizzazione rispetto agli xG soprattutto contro Lazio (zero gol fatti, 1,48 attesi), mentre in generale gli xG sono più o meno in linea con quanto poi effettivamente prodotto. Ciò che può risultare maggiormente indicativo è legare i differenti parametri statistici tra loro per trovare una costante o comunque un filo conduttore. E da questo punto di vista si può notare come esista una correlazione (quasi ovvia) tra produzione offensiva e precisione nella trequarti avversaria. Non è un caso, infatti, che Deiola e compagni abbiano mostrato le prestazioni migliori in quelle partite in cui la pulizia tecnica negli ultimi 30 metri si sia avvicinata al 70% o lo abbia superato e, viceversa, abbiano faticato quando questa percentuale è stata inferiore al 60%. Contro la Fiorentina alla prima (74,2), contro il Lecce alla seconda (67,1), contro il Verona successivamente (71,5) le prestazioni positive in fase offensiva per precisione e finalizzazione conseguente; al contrario negative – e non sorprende – contro il Bologna (51,7), il Sassuolo (58,1), Lazio (59,5) e, infine, contro il Como (30,6), dato quest’ultimo che però va intepretato vista la quantità ridotta di passaggi nella trequarti avversaria, la più bassa per distacco (appena 36) nelle prime undici gare del Cagliari.

Attesa e non dominio
Entriamo quindi nei parametri che vengono utilizzati per valutare la presenza offensiva di una squadra e quanto, statisticamente, domina la partita. Esiste a tal proposito un valore chiamato Field Tilt che può essere ottenuto in due modi differenti. Il primo è calcolando la percentuale di passaggi tentati nell’ultimo terzo di campo rispetto al totale degli stessi passaggi tentati da entrambe le squadre, il secondo invece calcola la percentuale di passaggi tentati nella metà campo avversaria rispetto al totale dei passaggi effettuati dalla stessa squadra di riferimento. Pisacane, in questo contesto, sembrerebbe aver impostato una strategia basata sulla compattezza difensiva e non portata al controllo totale del gioco. Soprattutto contro le squadre sulla carta più forti, infatti, il Cagliari ha sempre segnato un valore di Field Tilt inferiore rispetto agli avversari, come contro il Napoli quando ha fatto segnare appena un 20% di passaggi nell’ultimo terzo rispetto al totale tra le due squadre. Situazione che si è ripetuta contro l’Inter (33%), contro il Bologna (37%) e contro il Como (18%). In gare invece più “abbordabili” (sempre sulla carta) i rossoblù hanno migliorato questo dato, ma sempre con un trend di dominio inferiore rispetto agli avversari. Sostanziale pareggio contro la Fiorentina (49% per Deiola e compagni), sotto ma comunque vicini contro il Lecce (45%) e contro il Verona (48%). Simile numericamente, ma con una spiegazione differente nella sostanza, quanto visto contro altre contendenti. Contro il Parma per un vantaggio arrivato relativamente presto con successivo raddoppio (37% di Field Tilt), contro l’Udinese per lo stesso motivo (27%), contro il Sassuolo per quella che è stata probabilmente la peggiore prestazione stagionale (41%) e contro la Lazio per ragioni ancora diverse, con un Cagliari più in controllo anche per le caratteristiche di attesa e transizione dei biancocelesti di Maurizio Sarri (44%). Andando al Field Tilt più orientato verso il controllo della metà campo avversaria e non solo la produzione nella trequarti offensiva, il Cagliari ha fatto meglio di chi aveva di fronte soltanto contro la Fiorentina (47% contro 43%), confermando così l’idea di una squadra che lascia il pallino del gioco e che punta alle transizioni rapide frutto di attenzione e compattezza in fase di non possesso. Anche nelle gare vinte contro Parma e Lecce, infatti, gli uomini di Pisacane ha registrato un valore inferiore di presenza nella metà campo altrui rispetto al possesso totale: nel 2-0 contro i ducali il 37% di passaggi nella metà campo avversaria contro il 63% nella propria, mentre il Parma ha segnato un 54%; contro il Lecce i rossoblù hanno registrato il 45% contro il 53% dei salentini. La dimostrazione che il controllo “statistico” del gioco non ha come conseguenza una maggiore probabilità di vittoria, come d’altronde insegna il dato del Milan, tra gli ultimi in questi parametri, ma per una chiara scelta basata anche sulle caratteristiche dei calciatori piuttosto che per una difficoltà nel dominare le partite.

Compattezza
Infine il parametro citato da Pellegatti nella domanda ad Allegri, ossia il PPDA (Passes Per Defensive Action). Un valore che rispecchia, nella sostanza, la tipologia di pressione che una squadra cerca di portare agli avversari, se di attesa per colpire in transizione – o semplicemente come atteggiamento difensivo – o se di aggressione per cercare di recuperare il possesso in una zona più avanzata del campo. Nello specifico il PPDA misura quanti passaggi vengono concessi prima di riconquistare il pallone, un valore inferiore indica un pressing più aggressivo e viceversa un valore superiore indica una strategia più di attesa. Nella graduatoria generale il Cagliari, dopo 11 giornate, è al terzultimo posto per aggressività con 15 passaggi concessi agli avversari prima di riguadagnare il possesso, davanti soltanto a Torino (16,7) e Milan (17,6). In testa con il valore più basso il Como (7,8) seguito da Roma (9,3) e Inter (10,4). La media però non spiega l’evoluzione del dato a seconda della partita, come ad esempio quanto visto nell’ultima gara contro il Como che influisce e non poco nella statistica generale. Di fronte alla squadra di Fabregas, infatti, i rossoblù hanno registrato il secondo più alto valore di PPDA del loro inizio di stagione (27,6, dietro soltanto a quanto visto a Napoli con 32), mentre il Como è stata l’avversaria che ha fatto giocare meno il Cagliari con appena 3,2 di PPDA. In generale anche il parametro del pressing conferma la tendenza strategica di una squadra più d’attesa che di aggressione, un cambiamento sostanziale rispetto all’uomo su uomo visto a tratti con Nicola e più simile alla filosofia di Claudio Ranieri. Sopra i dieci passaggi prima di recuperare il possesso contro Fiorentina (11,7), Napoli (32), Udinese (13,5), Bologna (14,8) Sassuolo (12,9) e Como (27,6) e sotto o molto vicino ai dieci contro Parma (9,6), Lecce (8,9), Inter (10,6), Verona (7,5), Lazio (10). Con alcune distinzioni, perché tolte le sfide contro Napoli, Udinese, Bologna e Como il Cagliari è stato sempre molto vicino agli avversari per PPDA se non addirittura meno attendista rispetto al Lecce e, soprattutto, al Verona (15,8 per i gialloblù contro i citati 7,5 dei rossoblù) e sorprendentemente alla Lazio (20,3 per i biancocelesti contro i 10 del Cagliari), una gara che però, come da statistiche, ha visto gli uomini di Pisacane controllare il gioco per scelta della Lazio più che per effettivo dominio, tanto che i valori di Field Tilt, come visto, sono risultati inferiori a quelli dei biancocelesti.

Matteo Zizola

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