Tre mesi per sognare, ma soprattutto tre mesi per programmare. La Torres targata Abinsula, al suo terzo anno alla guida della società sassarese, vivrà per la prima volta una primavera con la possibilità concreta di pensare non solo alle ambizioni del presente ma anche a quelle del futuro prossimo. E questa sarà una sfida da vivere e da saper gestire tanto quanto l’avventura nei prossimi play-off di Serie C.
Situazione nuova
Durante il primo anno targato dall’ingresso della società sassarese dalle parti dell’Acquedotto, la Torres ha vissuto una primavera concitata con la rincorsa playoff in quarta serie, una volta persa la scia del Giugliano, e poi vinta la fase finale del torneo di Serie D ha avuto, tra ricorsi e ripescaggi, praticamente un paio di settimane per programmare e organizzare il salto di categoria. L’anno scorso, pur con una solida base economica e un bilancio che non metteva a rischio la conferma tra i professionisti, la squadra allenata da Alfonso Greco ha dovuto attendere fino all’ultima giornata del girone B per avere la matematica certezza in classifica della permanenza in Lega Pro. Quest’anno la squadra è andata oltre le migliori aspettative e il secondo posto, da difendere nelle ultime giornate di campionato, permette alla squadra rossoblù di godersi un presente fatto di emozioni che a Sassari non si provavano almeno da vent’anni. Con dei numeri da record che dalle parti del Vanni Sanna forse non si erano mai visti in 121 anni di storia. Ed è proprio questa difficoltà nel fare calcio ad alti livelli con costanza al Capo di Sopra che deve imporre alla società Abinsula anche un ragionamento più a lungo termine. Se tifosi e squadra possono e devono godersi ogni istante della strada che porterà da qui ai playoff, al club invece viene chiesto un lavoro chirurgico per studiare le giuste mosse per alzare ancora di più l’asticella di un progetto che già quest’anno è andato oltre le previsioni. E il compito non è di quelli facili.
Extra campo
In campo la società ha fatto degli sforzi con un mercato estivo importante. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti, anche dei più scettici. Sicuramente la Torres è una rosa tra le più “esperte” a livello anagrafico del girone e questo imporrà nei prossimi due anni un lavoro attento in sede di trattative per fare un ricambio generazionale nello spogliatoio senza perdere in qualità. Ma la vera sfida per i rossoblù sassaresi sarà fuori dal campo. Non è un caso che la società abbia già bussato da mesi alle porte della politica per capire tempi, costi e possibili progetti per mettere a nuovo il Vanni Sanna. Uno stadio tra i più storici della Sardegna, ma che da anni ha bisogno di essere rimesso a nuovo. Abinsula da quando ha preso il controllo del club ha riaperto il settore distinti, ammodernato la main stand, creato una club house e sta ultimando i lavori per l’area hospitality. Ma pare evidente che il Vanni Sanna sia un vecchio gigante inadatto per il calcio professionistico moderno. Ed è uno stadio ancora poco aperto a famiglie e disabili. I vari cambi di casacca a livello regionale e poi comunale non aiuteranno nei tempi con la Torres che in caso di impresa playoff si troverebbe davanti a uno scoglio non da poco tra deroghe e rischio concreto di dover giocare parte dell’eventuale annata in Serie B, la prima della sua storia, lontano non solo da Sassari ma dalla Sardegna.
Il tempo stadio si ricollega a quello delle infrastrutture. Con un occhio di riguardo per i campi del settore giovanile. Da tempo la Torres ha portato avanti i lavori per permettere a parte delle sue squadre under di giocare nel terreno adiacente al Vanni Sanna. Ma anche qui i tempi e la burocrazia impediscono un immediato riscontro rispetto ai piani. E sono diverse le selezioni del settore giovanile che sono costrette a girovagare o ad essere ospitate da altre realtà del territorio. Strutture e stadio sono, inoltre, da sempre nel calcio il miglior modo per attirare nuovi soci o nuovi sponsor dal richiamo regionale e nazionale. Che saranno fondamentali per un assalto costante e poi per un’eventuale permanenza in Serie B, con il rischio di toccata e fuga che è tipico nel calcio per le squadre che trovano l’impresa senza però dotarsi di un sistema e una base solida che non comprenda solo il gioco in campo e un paragone troppo facile da vincere con il passato più vicino. Sicuramente Abinsula ha dimostrato di avere le forze e le capacità per dotarsi di conoscenze e abilità via via sempre più specializzate e la nuova sfida ora sarà quella di pensare già da prima dei playoff a quella che sarà la Torres di domani. Per permettere a Sassari di lottare con costanza per la B e arrivare un giorno ad avere le giuste fondamenta anche per poter restare e dire la propria in seconda serie. Già però poter e dover pensare a lungo termine è una novità per questa realtà e le difficoltà e le analisi di una programmazione ambiziosa dovranno essere vissute dalla proprietà e soprattutto dalla piazza come un nuovo stimolo e non come un qualcosa di fastidioso. Anche perché con il tutto e subito, nel calcio come nella vita non funziona. E lo insegnano i progetti lungimiranti dei club che nella storia recente del pallone italiano sono partiti dai dilettanti per arrivare fino alla Serie A costruendo mattone dopo mattone senza guardare solo al risultato del campo nel breve periodo.
Roberto Pinna