L’abilità nel saper gestire il momento è un po’ tutto nella vita. Treni in corsa che passano di continuo e che qualcuno resta fermo a guardare seduto su una panchina della propria stazione mentre altri afferrano al volo l’ultimo vagone utile per salire a bordo. A guardarla bene la Torres di Alfonso Greco ancora non sembra avere questa capacità. Un peccato per una realtà che da più di 121 anni aspetta la coincidenza giusta per prendere un treno per arrivare al punto B tanto atteso.
Mentalità
Il pareggio di Rimini per 1-1, subito nel finale di gara dopo una ripresa giocata in larga parte in superiorità numerica rispetto all’avversario, conferma che ancora questa Torres non ha la mentalità da grandissima squadra. Quella cattiveria che serve per ammazzare le partite nel momento giusto e non buttare troppi punti all’aria. Sia chiaro, a Rimini la squadra di Greco non ha fatto una bella partita, anzi. Ma una formazione matura come deve essere, ed è, quella rossoblù non può non portare a casa i tre punti se in vantaggio nel risultato e negli uomini in campo. E non è la prima volta che accade in stagione che la gestione della gara da parte di Greco e dei suoi lasci più di qualche dubbio. E sinceramente è un peccato perché la rosa sassarese dà oggettivamente l’impressione di essere pronta per vincere il campionato. La forza e le qualità ci sono, manca però la cura nei dettagli e degli episodi. Che ovviamente fanno tutta la differenza del mondo tra il raggiungimento di un sogno e l’ennesima stagione di rincorsa a qualcuno più bravo o più focalizzato sull’obiettivo.
Emozioni
Il calcio è un gioco sia semplice che complesso, ed è questo che lo rende uno sport così seguito e appassionante. Per questo non si vince solo preparando al meglio una gara ma bisogna anche essere bravi a leggere i singoli momenti all’interno delle varie sfide. Questo sta mancando alla Torres più di ogni altro aspetto da inizio stagione. Un campionato che resta di livello ma che, e questa è un impressione, è fin qui addirittura al di sotto delle reali potenzialità di Zaccagno e soci. La gestione del secondo tempo di Rimini, così come era successo a Pescara o anche a Campobasso, anche se in quel caso andò bene a Scotto e compagnia, la mancata reazione a un unico sistema di gioco avversario, come contro Milan Futuro o Pineto, e l’eccessiva leggerezza in alcuni episodi difensivi fin qui sono le vere lacune di una squadra che ha grandi capacità ancora inespresse. Sul banco degli imputati dopo il pari di Rimini è finito Alfonso Greco, ed è normale perché la gestione o il carattere mostrato dai giocatori sul terreno di gioco sono aspetti che ricadano sempre su un tecnico quando mancano in campo. L’allenatore romano è abituato a fare da catalizzatore delle critiche rossoblù, ma ora la vera sfida è capire come mai questa squadra ogni tanto cade nella trappola del braccino. Perché al di là dell’ottimo avvio di stagione del Pescara pare evidente che una Torres più matura, come ti aspetti dopo la rincorsa all’ombra del Cesena dell’anno scorso, in questo momento sarebbe prima e con la forza di ammazzare un campionato livellato, ma dove sembra esserci lo spazio per sognare in grande.
Uomini
Rimini può essere l’ennesimo insegnamento, anche se alcune gare simbolo alle volte hanno faticato a dare una lezione a questo gruppo, per una Torres che nel prossimo turno affronta al Vanni Sanna la Virtus Entella. Avversario storicamente ostico e che non lascia buoni ricordi a Greco. Anche se va detto che fin qui i sassaresi hanno giocato molto meglio i big match, Arezzo escluso, che le partite sulla carta più alla portata. Senza Mastinu poi sarà una sfida in più. Il centrocampista sassarese al momento è fondamentale per l’equilibrio e le idee dei rossoblù nella due fasi. Insomma, la condizione giusta per dimostrare a tutti che si può anche imparare a leggere bene le situazioni, i treni che passano e i momenti se si vuole davvero mandare un messaggio forte al Pescara, al campionato ma soprattutto a se stessi.
Andrea Olmeo