In casa rossoblù nessuno ha voluto parlare di futuro, ma appare chiaro che nelle prossime settimane qualcosa (o qualcuno) possa cambiare le sorti del club sassarese.
Bocce ferme. O quasi, visto che il Latte Dolce deve giocarsi ancora un playoff (semifinale domenica a Trastevere) che potenzialmente e in linea teorica può fare pensare alla Serie C. Ma la salvezza conquistata per il rotto della cuffia dalla Torres, grazie al gioiello di capitan Demartis a 10 minuti dalla fine del match di playout contro il Castiadas, apre di fatto il capitolo interrotto un anno fa. Quello relativo alla “stretta collaborazione” tra le società di Sassari, con l’idea di un progetto ad ampio respiro e onnicomprensivo (dalla prima squadra al settore giovanile passando per strutture, politica, idee e ambizioni). Un anno fa di questi tempi Salvatore Sechi respingeva seccamente, sprezzante di ogni conseguenza, la proposta esplicitata da via Leoncavallo, intesa come ambiziosa bozza sostenuta dal gruppo di imprenditori che da anni sostiene il Latte Dolce, trasformandolo da squadra di quartiere a seconda (?) realtà cittadina.
I botta e risposta non portarono alla fumata bianca, anzi: si aprì una stagione agli antipodi per i due club, con la big (per blasone, seguito e storia) ad agonizzare e la piccola a sognare in grande. Ma, soprattutto, si è rinforzato giorno dopo giorno un clima di astio malcelato, di rivalità senza senso, colpi bassi e nervosismo improduttivo. Uno stand-by che serve a nessuno. La Torres non può permettersi di continuare su un sentiero nefasto, numeri e risultati alla mano. Il Latte Dolce ha bisogno di un business vero per non rimanere a pancia sostanzialmente vuota.
Il clima è quindi da calma prima della nuova tempesta, o magari della resa dei conti. Il tutto mentre in città pullulano interrogativi, ciarameddi, fazioni, sogni e fatalismi. In tutto ciò si è inserita la prima mossa. L’ha portata la Fondazione Sef Torres, organismo che mai ha trovato un punto di dialogo con la gestione torresina targata Sechi. Dall’organismo presieduto da Umberto Carboni arriva dunque una scossa attesa, telefonata, un auspicio a riprendere i discorsi di un anno fa, con il “progetto Serie C” da rinverdire da parte dell’imprenditoria sassarese, sperando – dice la Fondazione – in un approccio diverso dalla dirigenza rossoblù. Al termine della gara di domenica, nessuno in casa Torres ha voluto esprimersi riguardo al futuro. Né Sechi (e, di rimbalzo, il diesse Tossi), né il tecnico Riolfo o il bomber Sarritzu (forse al momento l’unico cagliaritano risparmiato dai cori della curva). Comprensibile, d’altronde: è stata una stagione folle, con tre allenatori e una salvezza arrivata all’ultimo respiro, dopo una serie infinita di picchi. Dalla vittoria netta sull’Avellino all’incredibile sconfitta di Anzio, quando qualunque altro risultato avrebbe evitato la lotteria dei playout.
Per ora i diretti interessati tacciono, ma danno la sensazione di preparare la prima sortita. In città si vocifera di una offerta a sei cifre da casa Abinsula per Sechi, con un occhio a possibili altri interlocutori e figure in commedia. Di sicuro c’è che la nuova estate torresina promette, come ogni anno, la sua dose di pepe. Noi ci saremo, per raccontarne le evoluzioni. Stay tuned.
Francesco Aresu