La Torres di Alfonso Greco si lecca le ferite dopo la sanguinosa sconfitta interna contro la Virtus Entella. Non tanto per il ko in sé, arrivato contro una delle squadre più forti del campionato, ma per le modalità che hanno portato al mancato appuntamento con i tre punti nel, classifica alla mano, quarto scontro diretto di questo terzo di campionato giocato fin qui. Il “Vanni Sanna” storce il naso per la poca propositività dei rossoblù, capaci di totalizzare “solo” dodici punti nelle otto gare interne disputate. A mantenere decorosa la classifica della Torres, l’ottimo ruolino di marcia lontano da Sassari. Cinque vittorie e due pareggi per un totale di diciassette punti, media da prima della classe. L’impressione è che i rossoblù facciano fatica in casa, non tanto per la pressione data da un pubblico che snasa la Serie B, ma che poi, fondamentalmente, non la ritiene così vicina/a portata di mano come può far pensare la classifica, quanto per le difficoltà riscontrate nel fare un certo tipo di partita. Il pareggio di Rimini, doloroso perché si è stati raggiunti in zona Cesarini e in superiorità numerica, e l’ultimo ko casalingo hanno alimentato le perplessità che si respirano già da un po’ nel capoluogo turritano.
Capitolo allenatore
La Torres si trova meglio quando affronta avversari che non hanno nel pari il loro obiettivo principale e i punti ottenuti fuori casa confermano l’assunto. Da qui il primo interrogativo: in un calcio sempre più propositivo (costruzione dal basso, accettazione dell’uno contro uno in fase difensiva, interscambi continui tra i componenti delle varie “catene”, ecc.), sempre meno incline all’Allegriano “corto muso” e alla centralità del non prendere gol con conseguente “sacrificio” della fase offensiva, è possibile vincere un campionato approfittando solo degli errori degli avversari, magari figli di una necessità più impellente di vincere certe partite, e palesando difficoltà nel mettere in campo un piano B quando si è di fronte a rivali estremamente chiuse? Difficile che un non addetto ai lavori, con conoscenze calcistiche medio-basse come il sottoscritto, possa dare una risposta. Ma è opportuno ricordare, per anticipare il più classico dei “ricordiamoci dov’eravamo meno di un lustro fa”, che il dovere di chi opera nell’informazione è porre degli interrogativi. Da qui nasce questo tentativo di focus, basato sul “si sta facendo bene, perché non si sta facendo benissimo?”. Quesito che non ha nessuna intenzione di destabilizzare alcunché, ma solo quello di capire, qualora esista, cosa c’è che non va. Il messaggio che Alfonso Greco trasmette in vie ufficiali, ogni qualvolta si presenti a un microfono di qualsiasi testata giornalistica, è sempre lo stesso: ”Le partite sono tutte difficili” e/o “si può perdere con chiunque”, e/o “se non si vince 3-0 non va bene”, giusto per citare alcuni esempi. Dichiarazioni diametralmente opposte rispetto a quelle, per citarne uno, del tecnico del Pescara Silvio Baldini che, in una recente conferenza stampa, ha tirato fuori un “Proveremo ad arrivare primi, ma noi andremo in Serie B, sia chiudendo in vetta, sia arrivando decimi”
Ciò che succede in sala stampa è spesso uno 0-0 tra chi chiede, certe volte il nulla cosmico (non ce ne voglia nessuno), e chi risponde, ma il problema più grande può essere rappresentato dalla possibilità che questa scarsità di ambizioni ad altissimo livello palesata in sala stampa, venga poi anche trasmessa alla squadra che, volente o nolente, ha il dovere professionale di seguire il proprio “comandante in capo”. E la partita di Rimini e gli ultimi minuti di quella con l’Entella, nei quali si è provato un po’ troppo poco a vincere, rafforzano la logica dei “malpensanti”, ammesso che ne esistano in questi contesti.
Capitolo organico
La Torres si è stabilizzata nei quartieri alti della terza serie con una sorta 3-4-2-1 e potrebbe essere giusto non cambiare ciò che funziona. Se si va ad analizzare un pizzico più nel dettaglio, i quesiti che potrebbe essere lecito porsi sono svariati, tanto dal punto di vista delle scelte dei singoli, quanto da quello legato all’inserimento degli stessi all’interno di un impianto di gioco. Partiamo da dietro: in estate sono arrivati due “braccetti” mancini, uno da aspettare per problemi fisici (Coccolo), l’altro riconosciuto come giocatore fatto e finito, nonché arrivato da una squadra come il Gubbio (Mercadante). In quella posizione viene sistematicamente preferito Fabriani (destro). Non ce ne voglia il numero 30, che ben si applica in un ruolo non suo. Ora la zona nevralgica del campo, per usare una definizione da “Tutto il calcio minuto per minuto”. Cinque giocatori per due posti e, quantomeno numericamente, ci siamo. Greco si è dovuto difendere per tutta la stagione scorsa dagli “attacchi” di chi voleva Mastinu più avanzato e maggiormente libero da compiti difensivi. Il tecnico laziale ha giustamente ignorato le critiche, ha continuato a percorrere la sua strada e i risultati gli hanno dato ragione. Ma, alla non tenera età di 33 anni e con il costante rischio di essere ammonito, è lecito pensare che potrebbe essere protetto maggiormente, visto che non è contemplata l’opzione di portarlo “un po’ più su”. Da qui la possibilità di adottare un 3-5-2 con Giorico, da play, affiancato da Mastinu e Masala (il migliore di tutti per tempi d’inserimento), con Brentan, che però pare più adatto ad un centrocampo a due, a disposizione. Ed ecco che, improvvisamente, la coperta inizia a diventare un po’ più corta di quanto oscurato dalla posizione in classifica. Equivoci che potrebbero sorgere anche guardando al reparto offensivo. Difficile immaginare una Torres con un “zaccheroniano” 3-4-3, soluzione che vedrebbe esprimersi al meglio Varela e Goglino, due esterni “veri” che hanno dimostrato di dare il meglio con la linea laterale a far loro da punto di riferimento e quindi “penalizzati” dal 3-5-2. 3-4-3 che complicherebbe il lavoro dei “quinti” (o “quarti” a seconda delle scelte), con i vari Zecca, Liviero, Guiebre e Zambataro che non hanno nell’”entrare dentro il campo” la loro caratteristica principale. Ragionando per esclusione si potrebbe arrivare a un po’ più spregiudicato 4-2-3-1, con Giorico e Brentan/Masala in mezzo, e il terzetto Varela-Mastinu-Goglino (Scotto) alle spalle di uno tra Diakite e Fischnaller. Ipotesi mai presa in considerazione da Greco, ma perché? Per stare un po’ più coperto o per la difficoltà nello scegliere quale difensore centrale escludere? Reparto, quello arretrato, con qualche scricchiolio in più rispetto alla stagione scorsa e quindi, potenzialmente, con nessuno imprescindibile.
Società e mercato
Per tutti i motivi sopra elencati, qualcuno potrebbero pensare che ci sia stato qualche errore anche da parte di chi occupa le scrivanie. Caratteristiche troppo diverse tra loro dei vari giocatori a disposizione di Greco? Se si, sarebbe forse opportuno capire/sentirsi dire che la squadra è stata costruita per giocare un calcio X o un calcio Y, anche se si fatica a capire quale, ma soprattutto se si può rimediare in corso d’opera. Come scritto qualche riga fa, la coperta è forse più corta di quanto ci si potesse immaginare e il timore è che, con il naturale e inesorabile sopraggiungere di infortuni e squalifiche, le problematiche potrebbero essere di risoluzione più complicata. Il gruppo Abinsula ha investito anche nel Latte Dolce con il proposito di far crescere i rossoblù del domani ma, all’interno del roster a disposizione di mister Setti e specie nel reparto offensivo (da sempre il più costoso in ogni categoria), sono presenti diversi elementi non troppo futuribili. Sicuri che non si potesse mantenere la categoria dirottando qualche risorsa in più nel mercato estivo della Torres? E così, come al termine di una qualsiasi telecronaca, nel ringraziare tutti coloro i quali hanno avuto la pazienza di leggere fino a questo punto, chiudiamo così come abbiamo aperto: assodato che si sta facendo bene, sicuri che non si possa fare benissimo?
Mauro Garau