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Maran, Su Connottu non paga

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Nuovo appuntamento con l’approfondimento tattico sull’ultimo match disputato dal Cagliari a cura di Matteo Zizola.

Il Cagliari, uscito con le ossa rotte dalla trasferta di San Siro contro il Milan, si interroga su come uscire da un periodo di crisi ormai lungo 13 partite. La partita contro i rossoneri ha visto Maran presentare la squadra in campo con un cambio tattico che non ha prodotto gli effetti sperati, fino a tornare sulla via chiamata rombo a inizio ripresa.

I rossoblù sono scesi in campo con una novità, un classico 4-4-2 fatto di linee strette e centrocampo in linea.

L’approccio alla gara non è stato negativo, anzi: pressione alta, soprattutto grazie agli esterni che accorciavano sui rispettivi avversari cercando di coprire le linee di passaggio ed evitare che il Milan sfruttasse le qualità di Suso e Chalanoglu o la corsa di Calabria sulla destra.

Con una squadra che, viste le assenze, rinuncia al trequartista e presenta un centrocampo in linea, suona come beffa ripensare alla cessione del croato Pajac, mai utilizzato a causa del modulo a rombo e partito proprio quando Maran ha deciso di cambiare schieramento. Padoin nella posizione di esterno sinistro di centrocampo ha faticato, così come Deiola nella partita precedente dell’Atalanta: entrambi fuori ruolo, alibi non da poco.

La tattica di Maran ha retto appena per 12 minuti, confermando l’impietosa statistica che vede il Cagliari primo per gol subiti nel primo quarto d’ora di gioco. Il gol arriva dopo un giro palla del Milan e un successivo cambio di gioco da sinistra a destra sulla falsariga del gol subito da Hateboer contro l’Atalanta.

Nonostante la difesa sia schierata e la squadra compatta a protezione di Cragno, il cambio di fronte viene letto troppo in ritardo. A questo si aggiunge l’ingenuità di Padoin nel lasciare il sinistro a Suso, giocata tipica e nota a tutti, e la sfortuna mista a imprecisione e disattenzione da parte di Cragno e Ceppitelli.

Il gol in apertura lascia il segno: Maran chiede calma, la squadra non reagisce e rinuncia a ripartire nonostante la verve di Pellegrini, finalmente lanciato dall’inizio dopo l’esordio dalla panchina contro l’Atalanta.

È proprio il terzino scuola Roma a creare con la sua spinta le uniche due occasioni rossoblù nell’arco dei novanta minuti. Nonostante la richiesta di Maran di maggior accortezza, quando Pellegrini sale arrivano gli unici palloni per Joao Pedro.

 

Nonostante le scorribande dell’esterno, resta la poca presenza del centrocampo nella fase offensiva, limitato troppo spesso al contenimento e incapace di ripartire assieme agli esterni per riempire l’area di rigore o almeno la trequarti. Un limite ormai noto e che si ripete da mesi.

Se nella fase offensiva le pecche sono tattiche e di mentalità, quella difensiva ha vissuto un’altra giornata ricca di errori individuali pur nell’attenzione tattica della linea. Il poco supporto del centrocampo in fase di attacco non ha avuto come contraltare un aiuto alla linea arretrata nella fase di filtro: la squadra era sì compatta, ma la reattività e l’attenzione verso gli inserimenti minime.

Il gol del due a zero è frutto di una serie di errori individuali alla voce concentrazione: il Milan riempie l’area, il Cagliari fa altrettanto, ma restando concentrato più sul pallone che sui movimenti degli avversari come dimostra la staticità dei rossoblù e la dormita di Srna sull’inserimento alle spalle di Paquetà.

Dopo un primo tempo di sofferenza, Maran decide di non cambiare uomini, ma al contrario di tornare all’antico e alle proprie sicurezze: il rombo diventa così la scelta per cercare di recuperare la gara e limitare gli avversari evitando la classica imbarcata.

Il tre a zero successivo non merita particolare attenzione: la squadra perde palla appena passata la metà campo, Rodriguez spazza con un lancio sbilenco, Ceppitelli completa la propria giornata nera perdendo il duello con Piatek. Cragno prova disperatamente a salvare, ma il pistolero polacco realizza a porta quasi sguarnita.

Solo dopo, a partita ormai chiusa, Maran opta per il primo cambio: dentro Deiola per Padoin, altra scelta abbastanza discutibile sia per il ritardo nelle sostituzioni sia per l’effettiva utilità di un cambio del genere in svantaggio di tre gol.

La confusione tattica, l’aver smentito la promessa di una squadra sfacciata, la paura del tecnico che si riflette sulla squadra, l’esuberanza dei giovani limitata o lasciata in panchina fino a partita compromessa: tanti errori che sommati spiegano una sconfitta meritata e senza appello.

Contro il Parma servirà massima attenzione per evitare di allungare la crisi: un risultato negativo, ma soprattutto una prestazione e un atteggiamento frutto di paura non lascerebbero altra soluzione che un cambio di conduzione tecnica.

Matteo Zizola