Difesa a tre e niente più. Si fermano alla linea arretrata i punti in comune di Cagliari e Roma, due squadre tanto simili quanto diverse. Filosofie di gioco a confronto, ma anche un Semplici continuo nelle scelte degli uomini contro un Fonseca che mescola continuamente le carte.
Turnover vs stabilità
Da un lato una squadra, quella giallorossa, che impegnata su due fronti deve pensare a ogni gara con un occhio alla successiva. Infortuni, impegni ravvicinati, squalifiche hanno costretto Fonseca a cambiare interpreti a seconda degli impegni. Dall’altro lato un Cagliari che invece, concentrato esclusivamente sulla corsa salvezza, ha trovato nei suoi titolarissimi la chiave per ruotare il meno possibile l’undici iniziale. Il tecnico portoghese ha così tenuto il piede in due staffe, quella dell’Europa League – unica italiana ad arrivare in semifinale in una delle due competizioni europee – e quella del campionato, in cui a dire il vero la Roma ha perso via via terreno nella corsa ai primi quattro posti in classifica. E i giallorossi che si presenteranno alla Sardegna Arena non potranno che avere la testa alla gara contro il Manchester United di giovedì 29 aprile. Turnover obbligato, che nella Roma significa anche una diversa idea di gioco rispetto all’undici tipo.
Occhio alla punta
Fonseca ha nella rotazione del centravanti la chiave del cambio di filosofia tra le due competizioni. Nella prima parte di stagione era Dzeko il designato per la Serie A mentre Mayoral era il terminale offensivo per l’Europa League. Una volta però che la strada europea si è fatta più difficile, ecco che il tecnico giallorosso ha invertito le gerarchie. Il bosniaco titolare in coppa, il numero 21 scuola Real Madrid centravanti in campionato. E con quest’ultimo in campo cambia anche il modo di attaccare di tutta la squadra. Se in Dzeko, infatti, la Roma ha un numero 9 che esce dalla linea difensiva avversaria per aprire gli spazi ai due trequartisti, in Borja Mayoral i giallorossi hanno un centravanti puro che attacca la profondità e chiede di essere servito più sullo spazio. Per un Cagliari che proprio sulle palle in verticale ha trovato le difficoltà maggiori in questa stagione, ecco che un attaccante come Mayoral potrebbe essere cliente più ostico di uno Dzeko che invita più al confronto fisico i difensori. E sul confronto fisico, come ha dimostrato la sfida contro Okaka, uno come Godín ci va a nozze, ma sui palloni nello spazio la sofferenza è di casa tra i difensori rossoblù.
Semplici dal canto suo si affida a un gruppo fermo e costante di titolari inamovibili. Non solo il Faraone, ma anche Marin, Nainggolan (assente per squalifica contro la Roma), Nández, Joao Pedro e Pavoletti. La chiave potrebbe così essere nella mediana, una sfida nella sfida tra i filtri rossoblù, siano essi Duncan e Nández o Duncan e Deiola, contro i trequartisti di Fonseca. Pellegrini, El Shaarawy, Carles Pérez, Mkhitaryan, quattro in lizza per due posti alle spalle di Mayoral. Senza dimenticare la spinta degli esterni, laddove il Cagliari soffre particolarmente con i suoi quinti non propriamente di ruolo e con difficoltà nella fase di copertura. Nell’ultima partita contro l’Atalanta la Roma ha dimostrato quanto già si era visto di fronte al Torino e all’Ajax. Una fatica congenita a difendere, sia restando chiusa in attesa sia soprattutto con la linea alta. Per il Cagliari sarà probabilmente questa l’occasione da cogliere, cercando di prendere alle spalle una squadra che oltre a differenti motivazioni, paga delle qualità difensive non sul livello di quelle offensive.
Turnover contro stabilità, estro contro compattezza, bisogno dei tre punti contro lo sguardo alla partita successiva in coppa. Tante differenze, con il Cagliari che cercherà di ottenere i primi punti contro una delle prime sette in classifica. Questo sì un problema comune con la Roma, squadra che contro le concorrenti ha ottenuto pochissimo. Una grande meno grande delle altre, Semplici ha in mano un’occasione unica per dare uno scossone importante alla corsa salvezza.
Matteo Zizola