Tre punti pesanti ma anche una lezione da imparare in fretta. Perché i propri limiti se presi di petto possono far meno paura e l’asticella si può spostare più in alto. Fabio Pisacane è stato chiaro al termine del match vinto per 4-2 contro il Frosinone dal suo Cagliari Primavera. Vietato nascondere i problemi sotto il tappeto, perché la vittoria non era semplice ed è stata importante ma le troppe distrazioni alla fine si possono sempre pagare.
Alti e bassi
Bastone e carota. Il più classico dei metodi, per una squadra che anche nell’ultimo turno di campionato ha giocato con titolari un solo 2004, tre 2006 e un 2007 (con Malfitano autore di un’altra buona gara), può essere quello più utile guardando al futuro. Il successo contro i ciociari, ultimi ma non privi per questo di qualità, ha fatto sì che il pomeriggio dei rossoblù terminasse con il sorriso. Non pienissimo però, perché i due gol subiti sono stati figli di disattenzioni evitabili, con il primo che ha rimesso la gara momentaneamente in equilibrio quando il Cagliari avrebbe dovuto provare ad accelerare per chiudere i giochi. La reazione all’1-1 a inizio seconda frazione è l’altra faccia di una medaglia che comunque ha i suoi motivi per brillare. Perché nonostante i normali alti e bassi di un gruppo in parte nuovo, che deve rinunciare anche ad alcuni elementi importanti, vedi Caddeo fuori per infortunio, Carboni e compagni possono ancora alzare la testa e guardare verso il sogno playoff. Immaginare di poter giocarsi con spensieratezza una fase finale di campionato non è vietato: la classifica resta cortissima, con due punti di distacco dal sesto posto occupato momentaneamente dal Torino. Per dare però forma al desiderio, il Cagliari dovrà crescere soprattutto nella gestione delle partite. “Non è possibile, nel momento in cui la gara sembra finita, ritornare ad allungarci e a staccare la spina“, ha affermato Pisacane nel postpartita. Perché può essere normale incontrare difficoltà nel corso dei 90′ e dover stringere i denti, ma per evitare di lasciarsi andare ai momenti difficili come accaduto a Torino o non rendere necessari extra-sforzi per rimettere le partite nei binari giusti servirà fare un passo avanti a livello collettivo.
Possibilità
La vittoria contro il Frosinone resta comunque importante, come confermato dallo stesso tecnico. Anche perché al di là dei gol subiti, i gol fatti sono stati quattro, numero che all’attacco rossoblù piace e già raggiunto tre volte in stagione. Con le reti che sono arrivate da tutti i reparti, segno di una partecipazione attiva alla manovra di tutta la squadra, ben rappresentata soprattutto dal quarto gol firmato da Idrissi. La copertina di giornata se l’è presa però un Achour che dopo aver mostrato spesso le proprie qualità entrando dalla panchina, non ha deluso da titolare. Una chance dopo pochi minuti, poi la fiammata determinante nei secondi 45′, con un rigore procurato e trasformato con personalità e una zuccata vincente che ha fatto allungare il Cagliari nel punteggio in maniera definitiva. E l’abbraccio ricercato con Pisacane a sottolineare un rapporto forte, apparentemente condiviso dall’intero gruppo che si è unito ogni volta ai festeggiamenti con il proprio allenatore. Segnali tra le righe che fanno ben sperare in un futuro in cui servirà comunque una fase difensiva più continua e meno soggetta alle libecciate avversarie.
La prima occasione per mostrare i miglioramenti richiesti sarà a Genova, stavolta sponda Sampdoria. La squadra blucerchiata arriva da tre sconfitte consecutive e proprio per questo potrebbe essere l’avversario ideale per i giovani rossoblù: non perché il Cagliari potrebbe trovarsi davanti una squadra priva di fiducia, ma al contrario avere di fronte un avversario rabbioso e deciso nel voler concludere il 2023 in maniera diversa. Un obiettivo di cui Idrissi e compagni dovranno essere consci e a cui dovranno essere capaci di opporsi, senza lasciarsi trascinare dalle paure ma solo dalle proprie qualità. E provare così a conquistare tre punti che sarebbero il modo perfetto per chiudere in crescendo il girone d’andata.
Matteo Cardia