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Alessandro Cappelletti con la maglia della Tezenis Verona | Foto Luigi Canu

Stimoli e idee in regia: perché la Dinamo Sassari ha scelto Cappelletti

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“Ci siamo scelti reciprocamente”. Avevano cominciato a conoscersi anni fa la Dinamo Sassari e Alessandro Cappelletti, ma come tante volte accade nella vita i tempi non erano stati subito maturi per unire le proprie strade. Ci sono volute scelte e fatti diversi, per far sì che il momento giusto si costruisse da sé, fino all’accordo reso ufficiale nella serata di ieri, martedì 14 giugno e sancito anche dalle prime parole del classe ‘95 da giocatore biancoblù. 

Stimoli

La firma di Cappelletti (firma fino al 2025) rappresenta per Sassari l’inizio di un vero e proprio nuovo percorso. Perché al di là della permanenza di Gentile, dei due italiani di formazione Treier e Diop (salvo sorprese) e della probabile ma non ancora certa di Raspino, il playmaker umbro rappresenta il primo nuovo asset di un parco italiani in rinnovamento viste le uscite di Massimo Chessa e Giacomo Devecchi. Con la società che come prima scelta ha deciso di mettere sotto contratto un giocatore che per carta d’identità e aspirazioni avrà un ruolo diverso rispetto a quello avuto ultimamente dalle due bandiere. Non un giocatore da chiamare in causa nel momento del bisogno, senza certezza fissa di minutaggio, ma un elemento fondamentale delle proprie rotazioni. Un fatto che per il giocatore invece rappresenterà una nuova sfida nella propria carriera, nel momento in cui la maturità dal punto di vista tattico e fisico non saranno più due rette parallele. Perché Cappelletti a ottobre compirà ventotto anni e perché dopo le avvisaglie in A2 ha dimostrato che anche al massimo livello può dire la sua, alimentando il sospetto che sia ritornato tardi a calcare i parquet più importanti. A Sassari per l’ex Tezenis Verona ci sarà la possibilità di poter fare un ulteriore step e di misurarsi con un altro tipo di tensione, con l’obiettivo di provare a confermarsi come uno degli osservati da Pozzecco per la propria Nazionale almeno nelle finestre Fiba durante il campionato. Le motivazioni sembrano dunque essere alla base della decisione di scegliersi a vicenda. Un aspetto fondamentale per una Sassari che avrà bisogno di fame e voglia di migliorarsi per confermarsi ancora una volta tra le prime della classe.

Profilo

Il playmaker classe 1995 approda in Sardegna dopo una stagione più che positiva con la maglia della Tezenis Verona. Malgrado la retrocessione della propria squadra, Cappelletti ha saputo dimostrarsi costante ad ogni allacciata di scarpe, motivo per cui come detto è finito nel radar azzurro a metà annata. Un presente che in passato qualcuno aveva pronosticato. Cresciuto cestisticamente a Siena, Cappelletti ha avuto diverse chiamate nelle nazionali giovanili, mentre la prima vera e propria opportunità nel mondo dei grandi è arrivata a Omegna, in A2, a diciannove anni, tra il 2014 e il 2016. Poi il momentaneo ritorno a Siena, prima dell’opportunità targata Virtus Bologna nell’anno in cui le V Nere con Djordjevic in panchina tornavano a essere definitivamente protagoniste in Italia e in Europa vincendo la Fiba Champions League. Una stagione importante, ma da gregario, seguita dal ritorno in A2 in maglia Reale Mutua Torino, società legata alla Dinamo Sassari. La seconda annata giocata sotto la Mole è la migliore dal punto di vista numerico (10.7 punti, 4 rimbalzi e 5 assist a gara), la coppia con Ousmane Diop funziona ma la promozione non arriva. Sembra comunque arrivato il momento di tornare in Serie A, magari seguendo coach Cavina proprio in Sardegna ma alla fine il playmaker sceglie Udine dove fa crescere ancora le sue cifre nel secondo campionato italiano. In Friuli non arriva la ricercata salita in Serie A1, coach Ramagli a Verona però decide di puntare su di lui e la scelta non è sbagliata: 11.3 punti a partita, 3.3 rimbalzi e 4.6 assist. Cifre di un giocatore che sa fare più cose in campo.

Cosa porta

Forza nelle gambe, ma anche nella parte superiore del corpo che gli può permettere di sfruttare la carta della fisicità con alcuni pari ruolo. Nell’uno contro uno, soprattutto nell’andare deciso verso il ferro, Alessandro Cappelletti ha trovato spesso la propria soluzione offensiva con più profitto nell’ultima stagione, senza però disdegnare un arresto e tiro che sembra passato di moda ma è sempre una delle carte più efficaci. Il classe ‘95 alla Dinamo regala però soprattutto la propria capacità di lettura delle diverse situazioni offensive e la possibilità di spingere con i ritmi giusti la transizione offensiva. In questo senso Cappelletti è un regista moderno, che unisce i punti nelle proprie mani alla creazione dei presupposti perché siano i compagni a segnare. Mentre in difesa la reattività delle gambe e l’intensità vista in alcuni frangenti (1,6 recuperi a partita nell’ultimo anno) saranno caratteristiche che a Sassari faranno comodo vista l’idea di provare a confermare quanto fatto vedere dai biancoblù nell’ultima fase di stagione. Tuttavia, Cappelletti sarà chiamato anche a porsi nuovi obiettivi. Non solo per via del doppio impegno settimanale che potrà pesare sulle gambe almeno inizialmente, ma anche in campo, dove dovrà provare a migliorare i propri numeri al tiro dall’arco (28% nell’ultima stagione con oltre 3 tentativi di media a gara) e trovare ancora maggiore continuità di prestazione. Il playmaker umbro non sarà comunque il solo a doversi occupare della regia della squadra isolana. Il suo partner non sarà ormai certamente Chris Dowe, che ha deciso di firmare con la Bertram Derthona. La necessità di monetizzare e il progetto del club di Gavio hanno prevalso sull’offerta sassarese, con l’ex Prometey che nella prossima stagione sarà un avversario dei biancoblù per le zone nobili della classifica. Ora Sassari dovrà guardare altrove per completare il suo pacchetto piccoli. Ed è probabile che si guardi all’opportunità di uno statunitense che proprio come Dowe offra più soluzioni in attacco. Con il mercato degli italiani ancora in fermento però la scelta potrebbe richiedere più tempo, con il Gm Pasquini e coach Bucchi che restano alla finestra per fare la scelta giusta per il proprio backcourt.

Matteo Cardia

 
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