Stefano Borghi, voce del calcio spagnolo e sudamericano, proprio per la sua passione nel mondo del pallone in salsa latina ha da sempre un legame particolare con Cagliari e la Sardegna: “Sono molto legato a questa terra, ho molti amici sardi e anche una parte di famiglia che vive lì. E poi Enzo Francescoli in rossoblù… uno dei miei giocatori preferiti in assoluto”.
Stefano per il Cagliari è stata un’estate movimentata con tanti acquisti, la squadra di Maran può cullare sogni d’Europa?
Credo sia importante partire con i piedi per terra anche se a Cagliari, tra i 100 anni della società e i 50 anni dallo scudetto, in quella che è stata la storia nella storia di tutto il calcio italiano, sarà difficile trovare qualcosa di normale quest’anno. Se guardo la rosa però non siamo lontani da quella del Torino dell’anno scorso, poi lì è stato importante il lavoro di Mazzarri nel cementare il gruppo.
Cosa manca ancora?
Forse una pedina necessaria è un difensore centrale di qualità e veloce. Sarebbe la chiusura del cerchio. Non parlo solo di giovani in rampa di lancio ma anche un profilo di esperienza aiuterebbe, un po’ un nome alla Bruno Alves che a Cagliari conoscono bene.
Mentre sulla fascia è appena tornato Luca Pellegrini.
Pellegrini ha ampi margini di miglioramento e lo ha dimostrato anche al recente Mondiale Under 20. Non è un caso che lo abbia comprato la Juventus. Pecca però ancora caratterialmente. Spesso prende dei gialli di troppo ed evitabili. A me piace soprattutto l’investimento per Mattiello sull’altra fascia. Se sta bene è un giocatore di livello importante.
Parliamo degli uruguagi in rosa, partiamo da Oliva?
Oliva l’ho visto giocare spesso in patria. Al Nacional è arrivato davvero presto a giocare da titolare ma nel tempo ha faticato a mostrare i margini di crescita che si ipotizzavano all’inizio. E infatti è finito all’interno di un fondo di investimenti. Però ha avuto sei mesi per ambientarsi a Cagliari e ora si allenerà con un centrocampo di altissimo livello come quello rossoblù con Rog, Nandez e Nainggolan. Faticherà a trovare posto ma non è detto che l’esperienza non lo migliori. Attenzione però, è uno di equilibrio e rottura non aspettiamoci compiti di costruzione.
E poi c’è Nandez, la ciliegina sulla torta…
Ragazzi questo è un colpo importante. Parliamo di un punto fisso del Boca e della nazionale uruguaiana. Nandez non è un giocatore di livello solo per il Cagliari ma lo sarebbe stato anche per qualsiasi altra big del calcio italiano. La crescita della Serie A passa da acquisti come questo. Per avere un campionato più performante la classe media deve investire in questo modo e puntare anche su alcuni aspetti del gioco. Come ha fatto per esempio il Genoa con Schöne. Bisogna scommettere sulla qualità e non solo sul risultato.
Dei tanti uruguagi passati per Cagliari quali sono quelli che ti hanno emozionato di più?
Sicuramente su tutti, come già detto, Francescoli. A mio avviso uno dei più grandi di sempre. Poi Fabian O’Neill, uno in grado di impreziosire ogni partita e infine scelgo proprio Nandez.
Cosa può dare l’idea di gioco di Maran a questo Cagliari?
Maran è molto più propenso alla qualità che al risultato di quello che si pensi, è uno dei pochi tecnici che ancora usano il numero 10, per esempio.
A proposito di 10, il futuro di Joao Pedro è difficile da prevedere, il Cagliari può fare a meno del brasiliano?
Joao è un giocatore strano: fa e disfa. Per me però è un valore aggiunto. Anche perché è duttile e Maran lo conosce bene. E per lo stesso motivo attenzione a Birsa, se gli infortuni sono alle spalle è una pedina di qualità per l’attacco del Cagliari.
Cosa manca all’attacco per essere meno dipendente da Pavoletti?
Credo serva una seconda punta abile nel venire a prendere il pallone, brava ad attaccare la profondità e allo stesso tempo capace di liberare di più dalla marcatura Pavoletti. Defrel sarebbe stato un punto esclamativo importante per il Cagliari. Serve un giocatore di questo tipo.
Roberto Pinna