Contro la Reggiana è arrivata probabilmente la migliore prestazione stagionale per i ragazzi di Canzi, ma ancora una volta è più forte il rammarico per gli zero punti portati a casa.
Una partita preparata nel modo giusto, con una prestazione corale fatta di impegno e sacrificio, reparti corti e attenzione al dettaglio contro la capolista, retrocessa dai cadetti e con l’ambizione mai celata di risalire subito in Serie B. Se ti chiami Olbia e affronti la Reggiana, non puoi pensare di andare in scena in modo diverso: Max Canzi è stato bravo a far capire ai suoi ragazzi la difficoltà data dalla sfida in sé, cui si collegavano le varie assenze nel reparto arretrato che hanno costretto il tecnico milanese – soprattutto nella ripresa – a scelte creative, una su tutte Belloni terzino sinistro. Nonostante tutto, però, anche stavolta Pisano e compagni sono stati beffati, probabilmente sull’unico vero “errore” della partita: sbracciata leggera, anzi leggerissima (cit.) di Travaglini sullo scafatissimo Arrighini (arrivato a gennaio dall’Alessandria) che il mediocre Acanfora ha trasformato subito nel peggiore degli incubi per un difensore centrale, rigore ed espulsione. Troppo ingenuo l’ex Caronnese a concedere un’opportunità simile al centravanti granata, con l’arbitro che fin lì aveva fischiato tutto il fischiabile contro la squadra di casa e che non ha esitato a concedere la massima punizione, con rosso allegato.
Rammarico
A fine partita un nerissimo Canzi – e non solo per l’outfit in total black con dolcevita abbinato – ha detto la sua in conferenza stampa, disapprovando in modo netto la furbata di Arrighini (“Vedo lo sport in tutt’altro modo”), ma a bocce ferme la sensazione di aver sprecato una grande occasione per ripartire con un altro risultato utile dopo il pareggio di Gubbio. E non soltanto per il fastidio dato dal rigore a dir poco generoso subito, quanto soprattutto dal non aver saputo concretizzare le occasioni nitide create. In un match in cui Udoh ha passato più tempo a dover fare a sportellate con i difensori ospiti, risultando poco lucido e concreto davanti alla porta, l’uomo più pericoloso è stato Biancu, finalmente tornato ai suoi livelli. Almeno tre occasioni per il trequartista sassarese, che insieme a Ragatzu si è mosso bene tra le linee di centrocampo e attacco creando tanti problemi alla difesa ospite, ma nessun gol: un passo avanti a livello di prestazione, ma per essere decisivo servirà ancora più attenzione al dettaglio.
Imolese nel mirino
“Si riparte dalla rabbia di questa partita, abbiamo giocato anche in 10, non riesco a trovare aspetti negativi nella prestazione”, ha detto Canzi rispondendo alla nostra domanda sul prossimo impegno di Imola, in programma domenica alle 13.30. Sarà l’ennesimo tour de force per i bianchi, alla seconda trasferta in soli 7 giorni e, soprattutto, chiamati a ripetere l’ottima prestazione contro la Reggiana, aggiungendo però quel quid in più chiamato gol. Contro una corazzata come quella di Diana i galluresi hanno dimostrato di potersela giocare alla pari, compensando con il sacrificio la differenza di esperienza: un buon viatico per continuare a sognare i playoff, ma ora servono i punti. “Quella di Imola sarà una finale per noi”, ha detto il patron Alessandro Marino. Concretezza, cinismo, coraggio: sono le 3 C che serviranno ai bianchi contro i rossoblù allenati da Gaetano Fontana, al momento sedicesimi con 24 punti (5 in meno di Emerson e compagnia), con la speranza di tornare finalmente alla vittoria.
Francesco Aresu