La nostra analisi dopo la grande vittoria dei bianchi di Max Canzi contro la capolista Modena.
Modena-Olbia racchiude in sé l’essenza dello sport, perché i risultati scontati non divertono nessuno, non lasciano strascichi e non fanno parlare. Il film della sfida del Braglia dice molto di una squadra che ha detto di essere viva, anzi, lo ha gridato forte alla fine del primo tempo, quando lo spunto personale di King Udoh (l’attaccante nato a Reggio Emilia, che all’andata è stato espulso al minuto 26 stendendo il tappeto rosso per il 3-0 dei gialli) si è trasformato nel rasoterra infilatosi tra primo palo e Gagno, e quando (quattro minuti dopo) un’azione insistita ha portato la palla sempre sui piedi dell’attaccante che, dopo il controllo, l’ha messa sotto le gambe dell’incredulo numero 1 giallo. Lo ha urlato anche nella strenua difesa della propria porta nel secondo tempo tutto di marca gialla.
Scacco matto
Gialli sulle ali dell’entusiasmo, con una corazzata che non perdeva in casa dal 25 settembre (Modena-Virtus Entella 1-2), con l’ultima sconfitta risalente a ottobre – in casa del Montevarchi (2-1) – e con Gagno che non subiva un gol al Braglia dal 22 dicembre (vittoria con il Grosseto 2-1). Sempre per le statistiche, l’ultima doppietta subita dall’estremo difensore, capace di 14 clean sheet in campionato, risaliva alla partita contro il Gubbio del 12 dicembre, quando Sarao ha fatto un vano bis nel 3-2 in favore degli emiliani. Stavolta quella di Udoh conta ed è stata utile a bloccare la capolista del girone. Per la verità, i bianchi non sono nuovi a queste imprese. Pensiamo solo allo scorso anno in casa contro il Como, quando una doppietta di Lella e il pregevole gol di Udoh fecero capitolare la prima della classe. Modena-Olbia è stata la partita che ha sovvertito anche la scontata legge del gol dell’ex: Roberto Ogunseye, che all’andata aveva messo la sua firma sul tabellino, nella partita di ritorno è stato arginato con efficacia da Pisano, Brignani ed Emerson. La difesa olbiese ha fatto apparire meno brillante una squadra arrivata forse appagata dal break sulla rivale Reggiana, che ha regalato campo e prima frazione di gioco ai bianchi, abilissimi stavolta a sfruttare al meglio due incursioni. E a nulla è valso l’arrembaggio dei secondi 45’, come anticipato, né i cambi a ridisegnare l’attacco di Attilio Tesser, perché dopo il gol (di un terzino) che ha illuso il pubblico del “Braglia”, per il Modena l’assalto è stato sterile: tante le imprecisioni e i tiri fuori dallo specchio, diversi i no detti da Giuseppe Ciocci, autore di una delle sue migliori prestazioni in campionato, che per poco non riusciva a fare il capolavoro sul tiro ravvicinato di Ciofani, valso il gol.
Spirito diverso
La grandezza dell’Olbia è stata quella di stringere i denti e resistere all’assalto – con i canarini spinti per tutta la gara dalla bolgia degli oltre 5000 presenti che sogna e merita categorie superiori -, forte di due gol che hanno messo in discesa la gara. Le mosse di Max Canzi sono state azzeccate: Chierico, Giandonato e Ladinetti inseriti alla spicciolata per incrementare la qualità al centrocampo, tener palla ed evitare di darla agli avversari. Non sempre i bianchi sono riusciti nell’intento, qualche sanguinosa palla persa c’è stata: in altre situazioni sarebbe costata (ed è costata) cara, ma non ieri. Col Modena è tutto andato secondo i piani del tecnico milanese che ha dato l’impressione di credere veramente a quel profetico “Non esistono risultati impossibili” pronunciato nel pre gara. Non le solite frasi dette per regalare titoli, ma la convinzione di poter dare fastidio alla prima della classe. Con la Regia, vittoriosa contro il Pontedera che ora ringrazia ricucendo la distanza dalla vetta a due lunghezze. I precedenti però, è bene dirlo, non sono a favore delle inseguitrici: l’Olbia ha battuto (4-2) nella stagione 17/18 il Livorno, poi promosso in B, nel 19/20 l’Entella (2-1), poi promossa in B e il sopracitato Como lo scorso anno. Ieri il Modena, scrivendo probabilmente la vittoria più importante della propria storia in Serie C. Ora, a tre punti dai playoff e a cinque dai playout i bianchi si apprestano a ripartire con uno spirito diverso. Perché come è vero che serve equilibrio tanto dopo una sconfitta quanto dopo una vittoria, un’impresa del genere non può che ridare animo a una squadra che ha perso troppo terreno fin qui.
Roberta Marongiu