Il destino può compiere giravolte improvvise, metterti davanti a situazioni inattese fino a riproporre il passato dal sapore di rivincita. Si dice che la storia sia ciclica, nel calcio ancora di più perché ogni stagione è una nuova possibilità, ogni sconfitta nasconde nel futuro una possibile rivalsa. Un anno e poco più, 22 maggio contro 27 maggio, Cagliari-Venezia e non Venezia-Cagliari. Basterà ciò che non è bastato al Penzo, un pareggio per continuare la corsa con vista Serie A.
Percorso
La vittoria contro il Cosenza ha regalato ai rossoblù di Claudio Ranieri un quinto posto quasi beffardo. A un passo dal colpo grosso, lontano una traversa – quella di Milanese dei Lagunari contro il Parma – il Cagliari non è riuscito a raggiungere quel quarto posto che gli avrebbe permesso di saltare il turno preliminare. Da una parte l’aspetto per certi versi positivo di non aspettare troppo a lungo la prossima sfida, prepararsi giocando all’eventuale semifinale contro il Parma. Dall’altra un tour de force – incrociando le dita – che vedrebbe Lapadula e compagni impegnati nell’andata contro i gialloblù solo tre giorni dopo la sfida contro il Venezia. Prima, però, l’obiettivo resta puntato sulla prossima gara, un gioco di ricordi fatti di sofferenza che richiama a quello 0-0 che sancì la clamorosa retrocessione del Penzo. Destino beffardo, appunto, perché il sesto posto avrebbe messo il Cagliari in un lato meno affascinante, ma forse più sereno. Invece il gol della Reggina contro l’Ascoli ha mescolato le carte, non il Palermo come prima avversaria ma il Venezia. E la sconfitta del Sudtirol a Modena, quasi inattesa, ha regalato un quinto posto che mette i rossoblù dalla parte del Parma e non del Bari per l’agognata semifinale. Ovvero le due squadre più in forma – ducali e sardi – in un finale di campionato che, però, chiude definitivamente un capitolo per aprirne un altro, una pagina bianca sulla quale riscrivere da zero il proprio percorso.
Riscatto
Tabù da sfatare, come quello delle tre vittorie consecutive poi diventate quattro, mai ottenute in questa stagione prima del filotto Ternana, Perugia, Palermo, Cosenza. Il Cagliari, infatti, non ha mai vinto in casa contro nessuna delle concorrenti nella griglia playoff. E l’unica volta che è uscito dal campo con i tre punti è stata contro la Reggina al Granillo, possibile avversaria soltanto in caso di finale. Con il Venezia una sconfitta e un pareggio, con il Parma idem, con il Bari due segni X, così come con il Sudtirol. Una vittoria che è mancata e che dovrà arrivare giocoforza da qui all’11 giugno, giorno della finale di ritorno. Senza, lo dice il regolamento, solo la sfida contro il Venezia farà sorridere Ranieri e i suoi ragazzi. I rimpianti sono tanti, dal doppio pareggio contro i bolzanini alla sconfitta del Tardini, ma come detto dal tecnico rossoblù ogni squadra a fine stagione ha i punti che si merita, e così sia. Non resta che fare buon viso a cattivo gioco, il tecnico romano in questo è professore in cattedra, e puntare dritti alla meta senza guardare chi si para di fronte, buttando cuore e voglia oltre gli ostacoli. D’altronde per raggiungere il paradiso chiamato A è necessario vincere, poco conta contro chi.
Momento clou
Il Cagliari arriva con rinnovata forza nella parte più importante della stagione. Impossibile da tempo la promozione diretta, i playoff sono diventati l’occasione per riscattare una stagione dai due volti. Quello di una prima parte con troppi bassi e pochi alti, quello di una seconda parte che ha riportato la chiesa al centro del villaggio. Sul pulpito Ranieri ha indicato la via, più carota che bastone – almeno pubblicamente, nelle segrete stanze degli spogliatoi chissà – e una gestione atta a raggiungere il picco proprio quando il gioco sarebbe diventato duro. Rispettare sì, temere no, sembra essere questo il mantra della squadra e dell’ambiente in vista degli scontri diretti. Il Cagliari più che mina vagante – in senso positivo, Viola dixit – è il vero pericolo per chiunque guardi alla griglia playoff. La squadra da evitare, la squadra da battere. Un’arma a doppio taglio per i rossoblù, che mai hanno vestito l’abito da favoriti in campionato, i valori sulla carta prima stracciati e poi ritrovati con l’arrivo della primavera. Ma anche uno stimolo, perché uomini forti destini forti, frase resa famosa da Luciano Spalletti e che ben si sposa con il futuro prossimo del Cagliari. Dopo aver mostrato il proprio lato debole – e aver prodotto un destino debole – un anno or sono in quel di Venezia, ora l’occasione è quella di dimostrare la propria forza mentale per riscattare e riscattarsi. Comunque vada una cosa appare certa, rispetto al passato Ranieri ha costruito una mentalità nuova anche nell’ambiente. Non più la sensazione che un’eventuale uscita di scena sarà un fallimento, ma quella di aver messo le basi per un futuro più roseo, qualunque esso sia. La Serie A il sogno, con la consapevolezza che nessuno regalerà nulla e che ogni centimetro dovrà essere guadagnato. La vittoria di Cosenza, d’altronde, non può passare in secondo piano, anzi è un esempio totalizzante della nuova via intrapresa. Vincere aiuta a vincere, restare sul pezzo nonostante tutto è fondamentale. Rilassarsi non è concesso, nemmeno quando appare quasi lecito. È tutta qui la rivoluzione mentale di Ranieri, nella speranza che il percorso porti fino al traguardo e nelle consapevolezza che, male che vada, ci si potrà guardare indietro senza troppi rimpianti.
Matteo Zizola