Tutto nelle lotte più aspre si riduce fino al nocciolo della questione. Prima è l’idealizzazione a fare la propria parte, poi però è la praticità a prendersi la scena. Non importa il modo in cui si raggiunge l’obiettivo, conta prendersi quello che si vuole. Nel calcio il discorso si fa semplice. Bisogna fare gol e cercare di non subirne per tagliare il traguardo sognato sin dal primo fischio dell’arbitro. Ma senza il primo dogma, di certo, è difficile che si arrivi alla meta desiderata. Perché quello resta lo scopo primario, la prima e ultima cosa che si pensa per cambiare le sorti di un incontro, l’ossigeno per respirare a pieni polmoni l’aria della vittoria. Il compito non è dei più semplici e vale per tutte le parti di una squadra. Dalle reti di chi di segnare ha fatto il proprio mestiere possono però passare le sorti di una stagione. Anche in casa Cagliari.
Tappo
Sabato 9 marzo, Unipol Domus, Cagliari-Salernitana 4-2. Sembra il giorno della svolta, la gara attesa per provare a cambiare il verso della propria stagione, perché si costruisce un successo, anche se non privo di sofferenze, in cui finalmente si torna a segnare tanto ma a farlo in maniera decisiva sono gli attaccanti. Lapadula apre le marcature, Shomurodov allontana ulteriormente gli avversari con i primi due gol in rossoblù. Viene facile da pensare che quel pomeriggio possa essere il classico tappo tolto alla bottiglia che da troppo tempo aspetta di essere bevuta. E che magari al palato le note emanate da quei sorsi possano essere quelle della salvezza. Il contenuto finisce però per restare nel bicchiere. Perché il Cagliari raccoglie sette punti nelle successive sette gare, ma delle reti che arrivano solo una è segnata dal reparto offensivo. Ancora Shomurodov, anche se a San Siro nel 2-2 contro l’Inter, fa imprimere il proprio nome sul tabellino. Per il resto, sono Tommaso Augello, Nicolas Viola per due volte, Gianluca Gaetano e Yerry Mina in due occasioni a consentire al Cagliari di non perdere completamente il feeling con il gol. Un andamento che rispecchia quanto accaduto lungo tutta la stagione al reparto offensivo rossoblù. Da una parte gli infortuni a fermare tutti gli elementi almeno una volta nella stagione, con Pavoletti e Petagna rientrati nella lista dei convocati solo nelle ultime due settimane, dall’altra il rapporto malvagio dell’attacco con la continuità, con il solo Luvumbo a rappresentare l’eccezione insieme a uno Shomurodov che nella seconda parte dell’anno ha dato sostanza al proprio passaggio a Cagliari. Troppo poco per assicurarsi la salvezza in maniera più serena rispetto al passato e lasciar scivolare via l’idea che possa essere l’ultima giornata a decidere il destino della squadra isolana.
Andamento
Quello del reparto offensivo rossoblù nelle ultime sette giornate è un andamento quasi opposto alle concorrenti in zona salvezza. Il Sassuolo continua ad avere problemi di classifica, ma dalla sua ha avuto l’exploit di Laurienté e 6 reti delle 8 segnate nel periodo preso in considerazione dal proprio attacco. Il Verona segue con 5 su 8, con Noslin sugli scudi. Poi Lecce, Frosinone ed Empoli ognuna con 4 gol della propria batteria di attaccanti. Il Cagliari è fanalino di coda, preceduta dall’Udinese con due reti siglate da Thauvin e Success. Se negli anni precedenti era stato soprattutto il centrocampo a essere assente nel supporto all’azione offensiva, al momento il Cagliari vive una situazione opposta. Un rovesciamento delle prerogative che però come altre rivoluzioni porta anche a dubbi e preoccupazioni nel momento meno indicato, con ancora una salvezza in ballo. Pensieri che di certo sparirebbero se i rossoblù dovessero comunque mantenere la Serie A, in qualsiasi modo, ma anche e forse soprattutto se nelle prossime tre giornate l’occasione di riprendere il controllo dei comandi in zona gol venisse sfruttata dagli attaccanti. Con soprattutto Petagna e Lapadula chiamati a un segno in questa fase finale della stagione, a partire dalla sfida con un Milan che per entrambi ha rappresentato parte della propria carriera calcistica. Un ulteriore stimolo prima di pensare solo a quello che conta. A quel gol in più e a quella permanenza in Serie A che può valere una stagione intera.
Matteo Cardia